Imane Khelif, pubblicato il referto medico del 2023: l'analisi cromosomica rivela cariotipo maschile, aumentano pressioni sul CIO
Sono usciti palesemente i risultati dei controlli sul genere effettuati su Imane Khelif durante i Mondiali del 2023 e, con la loro pubblicazione, nuovi elementi si aggiungono al caso che ha già fatto discutere in passato; la pugile algerina, salita sul gradino più alto del podio nella categoria femminile ai Giochi di Parigi, risulterebbe infatti biologicamente maschio, almeno stando a quanto riportato dal referto medico ora reso accessibile, un documento che, di fatto, sta dando vita a non poche polemiche, mentre la World Boxing aveva richiesto altri accertamenti appena un giorno e mezzo prima, nel tentativo di verificare l’idoneità dell’atleta per le prossime competizioni femminili.
Il referto medico, che rappresenta il fulcro dell’intera questione, è stato quindi divulgato e sta inevitabilmente mettendo in discussione come il caso di Imane Khelif sia stato gestito dalle istituzioni olimpiche, soprattutto per la sua complessità e per le implicazioni che porta con sé e, secondo quanto riferito dal giornalista statunitense Alan Abrahamson (che durante le Olimpiadi aveva già parlato di una possibile conoscenza pregressa da parte del CIO) i controlli su Khelif erano stati effettuati a marzo 2023 a Nuova Delhi, durante i Mondiali, e avrebbero portato alla sua esclusione da quell’edizione del torneo.
I dati, pubblicati dal portale 3 Wire Sports, classificano i risultati di Imane Khelif come “anormali” e indicano, in modo abbastanza diretto, che “l’analisi cromosomica rivela il cariotipo maschile”: nel caso specifico, si parla di una configurazione XY tipica del sesso maschile, mentre il documento porta il timbro del laboratorio Dr. Lal PathLabs, una struttura riconosciuta a livello internazionale, accreditata dall’American College of Pathologists e certificata secondo gli standard ISO.
Imane Khelif e le polemiche sul referto medico: tensioni tra CIO e laboratori
Ma non mancano le opinioni contrastanti, in quanto, altre posizioni sostengono che il risultato del referto medico di Imane Khelif, pur indicando una configurazione cromosomica XY, non può essere considerato una prova definitiva per stabilire il sesso biologico dell’atleta, poiché la scienza riconosce l’esistenza di condizioni come la sindrome da insensibilità agli androgeni, in cui una persona con cariotipo maschile può svilupparsi come donna già in fase embrionale; il laboratorio stesso, nel referto, invita a una valutazione clinica completa, che includa aspetti ormonali, anatomici e genetici più complessi.
Ma ad ogni modo, la pubblicazione di questo referto medico entra in rotta di collisione con le dichiarazioni ufficiali del portavoce del CIO Mark Adams, che aveva definito quei risultati improvvisati e privi di base scientifica solida, cercando di ridimensionarne il peso durante una conferenza stampa tesa e molto seguita; anche il presidente Thomas Bach aveva espresso scetticismo, parlando apertamente di una strategia di disinformazione elaborata dalla Russia e collegando il tutto al fatto che l’IBA, guidata da Umar Kremlev, fosse stata estromessa dal riconoscimento olimpico per questioni legate all’etica e alla trasparenza economica.
La certificazione ufficiale del laboratorio indiano, che ha firmato e autenticato i risultati dei test condotti su Khelif, rende però questa posizione sempre più difficile da sostenere e costringe ora il CIO a fornire spiegazioni più dettagliate su perché consideri non validi questi esami, mentre e la il mondo sportivo continua a dividersi su un tema delicato che tocca questioni identitarie, regolamenti poco chiari e, in ultima analisi (ma non per importanza), il concetto stesso di equità nello sport.