“IMMUNITÀ DI GREGGE IRRAGGIUNGIBILE”/ Scienziato si contagia 2 volte per dimostrarlo

- Davide Giancristofaro Alberti

La curiosa vicenda di Alexander Chepurnov, un medico russo che ha preso per due volte l’infezione di coronavirus, dimostrando che l’immunità di gregge è solo un miraggio

gianfranco spiteri Reparto terapia intensiva (LaPresse)

L’esperimento dello scienziato russo Alexander Chepurnov ha fatto il giro del web ed ha fornito un importante aggiornamento sull’immunità di gregge. Come vi abbiamo raccontato, il 69enne si è contagiato due volte per testare l’efficacia degli anticorpi, però svanita a pochi mesi di distanza dalla prima infezione. Ed è confermato un altro dato: la seconda infezione è più grave della prima, come annotato già nel caso di un giovane di Hong Kong. Sbagliato puntare tutto sull’immunità di gregge, dunque, con lo scienziato che ha precisato sul vaccino Covid: «Abbiamo bisogno di un vaccino che possa essere utilizzato più volte: un vaccino ricombinante non andrà bene. Una volta iniettato un vaccino a base di vettore adenovirale, non saremo in grado di ripeterlo perché l’immunità contro il vettore adenovirale continuerà a interferire». Ricordiamo che il 69enne è molto noto nella comunità scientifica, avendo lavorato presso State Research Vector Center of Virology and Biotechnology in Siberia. (Aggiornamento di MB)

“L’ESPERIMENTO” DI ALEXANDER CHEPURNOV

Decisamente curiosa la storia di uno scienziato russo, che ha deciso di fare da cavia umana contro il covid, per dimostrare che la teoria dell’immunità di gregge non sta in piedi. La teoria dell’immunità appena citata si basa sul fatto che il virus, in questo caso il covid, ‘passi’ da solo, faccia il proprio corso naturale, dopo che la maggior parte della popolazione si è infettata, e prevede che non si attuino misure restrittive, lasciando le persone alla vita di prima. Una teoria che era stata ventilata da numerosi governi durante la scorsa primavera, a cominciare da quello del Regno Unito, che dopo i primi casi mortali e le numerose infezioni, era però tornato sui suoi passi. La vicenda di Alexander Chepurnov è raccontata da Dagospia, ed ha come protagonista questo dottore di 69 anni, ammalatosi di covid lo scorso mese di febbraio, dopo aver passato una settimana bianca in Francia. Tornato nella sua terra natia, in Siberia, era riuscito a superare la malattia senza alcun ricovero, e una volta ripresosi ha deciso di avviare uno studio sugli anticorpi, con l’aiuto del suo team di collaboratori presso l’Istituto di medicina clinica e sperimentale di Novosibirsk.

MEDICO RUSSO PRENDE DUE VOLTE IL COVID: “DOPO TRE MESI DALL’INFEZIONE, ANTICORPI SPARITI”

«Alla fine del terzo mese – ha raccontato Chepurnov, parole riportate da Dagospia in data 29 ottobre – da quando avevo contratto il Covid gli anticorpi non erano più rilevati». A quel punto ha provato a fare di più per cercare di capire quanto fosse subdolo il covid, e nel contempo, dare un contributo importante alla scienza. Si è cosi esposto ad alcuni pazienti covid senza alcuna protezione, quindi senza mascherina, guanti e via discorrendo, riammalandosi nuovamente e questa volta in maniera più grave rispetto a febbraio. «Dopo sei mesi dalla prima infezione mi sono ammalato nuovamente – ha raccontato – il primo segno è stato un mal di gola: Per cinque giorni, la mia temperatura è rimasta sopra i 39° C. Ho perso l’olfatto, la mia percezione del gusto è cambiata. Al sesto giorno della malattia, la TAC ai polmoni era chiara. Avevo la polmonite. Fortunatamente ce l’ho fatta e dopo due settimane sono risultato negativo». Secondo il medico russo, la sua esperienza dimostra che con l’immunità di gregge non si supererà la pandemia, in quanto appunto vi è la possibilità di riammalarsi due volte, ma anche il vaccino potrebbe non essere la cura definitiva: «Abbiamo bisogno di un vaccino che possa essere utilizzato più volte».







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