Un colpo durissimo alle realtà del terzo settore produttivo. La legge di stabilità potrebbe mettere a serio rischio l’operato di migliaia di cooperative socio sanitarie: l’Esecutvio Monti ha infatti ufficializzato l’aumento dell’Iva dal 4 al 10% per le prestazioni socio sanitarie svolte dalle cooperative sociali. Un aumento molto più che consistente che mira al cuore l’assistenza agli anziani, ai portatori di handicap, ai tossicodipendenti, ai malati di Aids, e minori che vivono in condizioni di disagio e ai disabili. L’aumento boom dovrebbe concretizzarsi dal primo gennaio del 2013 mentre dal luglio dello stesso anno la percentuale salirà ancora sino ad arrivare all’11. Fino a ieri queste prestazioni erano inserite tra le attività soggette all’aliquota super agevolata del 4% che permetteva una boccata di ossigeno a realtà che, quotidianamente, oltre ad affrontare l’onere di un compito delicato e gravoso si vedono costrette a fare i conti con la frustrazione di dover far quadrare i magri bilanci. “Questo è un momento difficilissimo per le politiche sociali e il lavoro svolto dal terzo settore è una benedizione- dice a IlSussidiario.net, Giuseppe Guerini, Presidente nazionale di Federsolidarietà Confcooperative- Il nostro lavoro cementifica la coesione sociale”.
Guerini, come giudica questo aumento così consistente?
Un’entità di modifica di gettito pesante e onerosamente incomprensibile: 6 punti percentuali in più è una voragine. Noi abbiamo stimato che il valore di questo aumento avrà un impatto pari a 500 milioni di euro per le nostre cooperative, il che significa che le prime ad esserne colpiti saranno le famiglie e chi usufruisce del sistema dell’assistenza, cioè le fasce più deboli. Sul piano del gettito complessivo, se guardiamo questo provvedimento possiamo notare come tutto ciò sia paradossale e assurdo.
In che senso?
In realtà, questo gettito aggiuntivo che peserà sulle famiglie utilizzerà in parte risorse pubbliche provenienti dai comuni che vanno ad aumentare un gettito iva ad uso dello Stato centrale. Trovo profondamente ingiusto tutto ciò. Ed è ancora più paradossale che si dica che a contestare il regime di agevolazione sino ad oggi applicata sia l’Unione Europea: l’entità dell’eventuale violazione della normativa Ue mi sembra davvero un’inezia rispetto al vulnus che tuttora esiste su molte clausole dei Trattati Europei. E’, dunque, incomprensibile perchè il Governo preferisca questa strada piuttosto che quella di aprire un confronto tecnico e politico con la Commissione.
C’è scarsa volontà politica o è semplicemente un problema di far quadrare i conti colpendo nel mucchio?
Sono portato a pensare che ci sia una strategie molto cinica messa in campo dal Ministero delle Finanze per chiudere tutti i rubinetti della spesa pubblica, dando un messaggio controproducente e dannoso per il Paese, secondo cui i servizi sociali rappresentano unicamente una spesa improduttiva per il paese. Insomma, un onere da tagliare a tutti i costi. Già questa estate con la spending-review, il Governo aveva deciso tagli pesanti senza aprire un tavolo con le nostre realtà. Avremmo potuto dare suggerimenti utili per il contenimento della spesa. Noi non ci sottrarremmo anche perchè mai vorremmo passare per l’associazione della sola richiesta o della rivendicazione dei fondi.
L’annuncio è stato improvviso. Ce la farete?
E’ impensabile che si riesca ad approntare piani di emergenza in soli due mesi. Le altre modifiche iva vengono introdotte con maggiore gradualità e in tempi ben più lunghi. E’ incomprensibile come mai il Governo abbia applicato in tutta fretta questo maxi-aumento senza nemmeno aver affrontato prima la revisione dell’Isee: un aggiustamento dell’indicatore di reddito porterebbe maggior equità nella distribuzione degli aiuti alle famiglie che ne hanno realmente bisogno. E’ un modo di agire che non ha alcuna logica. La stessa pratica è stata applicata sulla riduzione dei tetti sulla deducibilità delle detrazioni che avrà l’effetto di scoraggiare le famiglie che si fanno carico di una spesa diretta per le prestazioni sociali. L’effetto sarà quello di incentivare la spesa sociale privata in “nero”, come l’assistenza informale e le badanti. Il mercato del badantato, in Italia, muove circa 10 miliardi di euro che andrebbero recuperati e fatti emergere.
Perchè il Governo non riesce a vedere la vostra realtà come un potenziale partner?
L’Esecutivo Monti è capace di vedere l’economia sociale e il terzo settore solo come fonti di spesa. Tutta l’Europa sta cambiando la propria visione mettendo la centro il no-profit e l’imprenditoria sociale ma in Italia, purtroppo, si teorizza ma non si applica. Il “Governo dei teorici” sembra trovare soluzioni che funzionino solo sulla carta ma non nella pratica. Il mondo reale è tutt’altro e dimostra una distanza abissale dai bisogni delle famiglie.
Quale sarà la vostra reazione? Come vi muoverete?
La nostra organizzazione è sempre stata collaborativa e abbiamo sempre cercato di risolvere i problemi senza crearne. Stavolta, però, non possiamo tacere. Abbiamo 300.000 soci e raggiungiamo 5 milioni di famiglie che, considerata la gravità della situazione, non potranno essere esclusi da qualsiasi forma di protesta che appronteremo.
Chi sarà a soffrire maggiormente per questo aumento. Ci sono settori particolarmente “delicati”?
Tutta l’area del bisogno che comprende asili nido, l’assistenza educativa nelle scuole e le comunità alloggio.