RIPRESA?/ Pelanda: 18 mesi per la “verità”
CARLO PELANDA ci aiuta a capire meglio i risultati delle valutazioni fatte dalla Bce e dall’Autorità bancaria europea sulla solidità patrimoniale degli istituti di credito italiani

Il risultato emerso dalle valutazioni fatte dalla Bce e dall’Autorità bancaria europea (Eba) sulla solidità patrimoniale delle banche europee (130) non è sorprendente in relazione a quelle italiane. Era ben noto, infatti, che Mps e Carige avrebbero dovuto essere ricapitalizzate. Forse potrebbe sorprendere la quantità di ricapitalizzazione richiesta, un po’ più di 2 miliardi per la prima e dai 500 agli 800 milioni la seconda. Ma non sono cifre che eccedono la possibilità del mercato. Banca d’Italia ha fatto bene ad emettere comunicazioni rassicuranti in materia. Le altre 9 banche italiane su cui alcuni si aspettavano problemi, in base al loro bilancio 2013, hanno mostrato di averli superati adeguandosi nel corso del 2014. In sintesi, il nostro sistema bancario è solido.
Ma tale constatazione non ci dice nulla, ancora, sul tema che interessa di più: aumenterà il credito bancario a imprese e famiglie? I test fatti dalla Bce, infatti, non tengono in conto l’intensità della deflazione in atto nell’Eurozona, particolarmente in Italia, dove l’inflazione sta avvicinando lo zero e mostrando di poter diventare negativa, cioè uno scenario di economia stagnante a rischio di ritorno in recessione.
C’è una correlazione, ovvia, tra andamenti economici e capacità delle banche di erogare crediti: se la deflazione e la stagnazione continueranno, allora parecchi crediti diventeranno problematici per la difficoltà da parte di chi li ha ricevuti di tornarli. Se ciò accadesse, le banche dovrebbero usare più capitale per coprire il rischio di insolvenza, a scapito di quello dedicato al credito, e, per il requisito di prudenza bancaria, dovrebbero restringere di molto la concessione di nuovi crediti stessi.
In sintesi, la capacità di un sistema bancario va valutata non solo in termini statici riferiti alla quantità di patrimonio, ma, e soprattutto, in relazione agli andamenti dinamici dell’economia. Se ho letto bene, gli stress test, elaborati in particolare dall’Eba, hanno previsto una deflazione più leggera di quella in atto. Se non ci fosse una reflazione piuttosto rapida, entro 18 mesi per dire, dell’Eurozona e dell’Italia, è molto probabile che il credito continui a ridursi e che qualche banca cominci ad avere seri problemi.
In tal senso, le valutazioni di Bce ed Eba non vanno prese come definitive, né il loro risultato per lo più rassicurante va interpretato come la fine della crisi. Quindi la vicenda continua e richiede dai governi più azioni pro-crescita e dalla Bce più iniezioni di liquidità nel sistema, cosa che fortunatamente si sta preparando a fare. Ma se accelerasse sarebbe meglio.
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