RIPRESA?/ I numeri che smontano le “promesse” di Renzi
Le prime comunicazioni di Renzi, spiega CARLO PELANDA, permettono di derivare uno scenario preliminare dell’impatto dei suoi provvedimenti sugli andamenti dell’economia italiana nel 2014

Le prime comunicazioni del governo permettono di derivare uno scenario preliminare del suo impatto sugli andamenti dell’economia italiana nel 2014. Per spingere la crescita servirebbero: (a) la capacità di almeno attutire la restrizione del credito – 95 miliardi in meno – che è la causa principale della ripresa troppo poca e lenta; (b) quella di stimolare la crescita attraverso tagli di spesa e tasse rilevanti; (c) l’avvio di un’operazione di vendita, pur graduale, di una parte significativa del patrimonio pubblico allo scopo di ridurre il debito sovrano; (d) la modifica delle norme sul lavoro per facilitare nuove assunzioni. Un altro punto – la possibilità dell’Italia di negoziare allentamenti significativi degli europarametri in materia di deficit – non esiste, indipendentemente da quanto dichiarato dal premier: l’Italia ha un debito pubblico troppo elevato per ottenere concessioni de-rigoriste.
Al riguardo del primo punto, il governo non ha mostrato, finora, la consapevolezza che il problema più urgente riguarda il ripristino dei flussi di credito per famiglie e imprese e quindi non sta prevedendo un fondo di garanzia per i prestiti grande abbastanza (almeno 40 miliardi) per risolverlo, pur attivandone uno di scala minore. Al riguardo del secondo punto, la riduzione della spesa verrà avviata, ma per il 2014 sarà minima e l’annunciato (piccolo) taglio delle tasse in busta paga sarà bilanciato da un aumento delle tasse indirette: l’effetto sulla crescita sarà minimo. Anche perché i pochi soldi in più in tasca ai lavoratori alimenteranno, nel breve termine, più i risparmi che i consumi, dato il clima di pessimismo perdurante. Sul terzo punto, fondamentale, non c’è nemmeno una vaga comunicazione. Il quarto, invece, è molto enfatizzato e probabilmente produrrà norme più flessibili in materia di lavoro: ma se non c’è crescita le facilitazioni non produrranno più occupazione, pur benvenute.
Quindi la crescita sarà insufficiente perché mancherà la stimolazione per la non esecuzione dei primi tre punti detti sopra: nel 2014 l’Italia manterrà la tendenza di ripresa lenta, quasi stagnazione, individuata mesi fa.
Potrebbe migliorare un po’ non per virtù del governo, ma perché i flussi globali di capitale stanno abbandonando le economie emergenti e premiando l’area dell’euro e del dollaro dove il mercato vede migliori possibilità di profitto a rischio ridotto, cosa che sta riducendo i costi di rifinanziamento del debito italiano, liberando qualche miliardo a sollievo del nostro bilancio.
In conclusione, il nuovo governo non sembra capace di fare qualcosa di diverso e migliore di quelli precedenti.
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