Recentemente è riemerso un dibattito sulla riforma del sistema delle Camere di Commercio in occasione della ventilata abolizione da parte del Governo dell’obbligatorietà di versamento da parte delle imprese del diritto camerale annuale. Le Camere di Commercio (Cciaa) sono una delle espressioni dei corpi intermedi, che in questo caso interessa il sistema delle imprese che si sono date un sistema di autogoverno per il sostegno e sviluppo delle imprese. Le Cciaa promuovono servizi di semplificazione amministrativa e regolazione del mercato, di informazione economica, di supporto alle piccole e medie imprese per l’accesso al credito, di promozione dell’internazionalizzazione e dello sviluppo delle imprese, di nascita di nuove di imprese e servizi per l’alternanza scuola-lavoro.
Alle Camere di Commercio, in una prospettiva sussidiaria, negli anni sono state delegate anche tutta una serie di funzioni pubbliche tra cui la gestione del Registro delle Imprese a partire dal 1993, mentre prima tutti i dati inerenti le imprese erano depositati presso le cancellerie dei tribunali locali. Si può pertanto affermare che il sistema delle Cciaa è stato un esempio positivo della capacità di autogoverno dei corpi intermedi e quindi della vitalità della società civile.
La sussidiarietà non è però un principio ideologico, bensì esperienza virtuosa che deve continuamente confrontarsi con i dati reali per correggersi e svilupparsi. In questa prospettiva l’attuale sistema delle Cciaa rivela luci e ombre che vanno adeguatamente valutate per comprendere i passi necessari per salvaguardare il sistema.
Guardando le esperienze territoriali delle varie camere e confrontandosi con i giudizi degli imprenditori, la situazione risulta estremamente variegata. Da una parte ci sono esperienze virtuose riconosciute dagli imprenditori che si sentono adeguatamente supportati nella sfida competitiva dei mercati e che si vedono adeguatamente rappresentati nei luoghi della interlocuzione istituzionale per le definizione delle politiche territoriali, dall’altra sono presenti chiari esempi di autoreferenzialità associativa e personale che non producono valore per i territori di riferimento, in quanto i costi di gestione degli enti assorbono le risorse date dal sistema dell’imprese attraverso il diritto camerale.
Come affrontare questa situazione? In alcuni ambienti si propone un’autoriforma centrata sul livello dimensionale delle Camere. È una falsa e pericolosa riforma in quanto oggi, in un contesto post-fordista, è illusorio creare economie di scale solo sulle dimensioni degli enti. Al contrario il ridurre la riforma delle camere solo alla creazione di un’unica Camera di Commercio Regionale non affronta il problema reale dato da inefficienze e incidenze di costi fuori standard che sono responsabilità degli amministratori.
Il recupero di un principio di responsabilità nella gestione è oggi decisivo e permette di intervenire efficacemente per ricreare l’utilità sociale degli enti. L’accorpamento regionale confonde questa responsabilità e costringe gli enti virtuosi ad accollarsi le inefficienze degli altri senza alcuna possibilità di governo e di cambiamento reale. In tale prospettiva il documento proposto dall’Assemblea dei Presidenti per la riforma delle Camere di Commercio appare interessante, in quanto fa proprio questo necessario principio di responsabilità degli amministratori.
Si propone, in questo documento, l’adozione dei costi standard per tutte le Cciaa e una gestione associata di una serie funzioni, prevedendo la nomina di commissari ad acta ove ci sono realtà fuori standard. Si prevede inoltre la riduzione su base regionale delle aziende speciali, che naturalmente non potranno caricarsi dei costi fuori standard delle singole aziende speciali, nonché processi liberi e volontari di accorpamento tra le varia Cciaa, che volessero intraprendere questo percorso, il tutto dentro una ridefinizione e semplificazione degli organi di autogoverno.
A tal proposito prevedere una qualche forma di indicazione diretta da parte delle imprese sulle rappresentanze potrebbe essere in linea con la necessità di un rapporto vivo e costante tra rappresentati e rappresentanti. Sempre assecondando il principio di responsabilità, il documento inoltre propone di riformare il fondo perequativo che ancora oggi prevede supporto alle Camere che hanno rigidità di bilancio.
Salvaguardare e sviluppare il principio di responsabilità e di autogoverno dei corpi intermedi è oggi assolutamente prioritario per sostenere il processo di cambiamento che il nostro Paese deve attraversare, senza scorciatoie e false riforme.