Si è tenuto a Milano il convegno per la celebrazione del 45° anniversario delle relazioni economiche tra Italia e Cina intitolato “L’esperienza italiana e cinese e il futuro delle relazioni sino-italiane negli occhi degli imprenditori”.
Organizzato dalla Camera di Commercio Italo Cinese, l’evento è stato ospitato dall’Auditorium di Assolombarda e moderato da Angelo Ou, punto di riferimento per l’intera comunità Cinese in Italia. Ou ha introdotto la giornata con una sintesi su questi primi 45 anni di collaborazione tra due paesi così lontani, frutto di una amicizia radicata nel passato che germoglia ora per continuare a farlo nel futuro. In queste prime decine di anni gli scambi commerciali italo-cinesi sono aumentati dai 120 milioni di dollari del 1970 fino ad arrivare ai 50 miliardi raggiunti oggi, un dato importante ma non ancora sufficiente che chiede agli attori di oggi “comunanza di intenti, politici, accademici, scientifici, accordi progettuali: un ponte che leghi l’Italia alla Cina in maniera ancora più solida. Scopo sarebbe quello di far rinascere quel continente immaginario che è l’Eurasia, “dove risiede il 60% della popolazione mondiale e dove avviene oltre il 60% degli scambi commerciali del pianeta”. Il Mediterraneo, dove al centro c’è l’Italia deve poter essere un punto d’arrivo del progetto della nuova via della seta, un progetto che attraverserà 65 paesi, che hanno il 55% del reddito mondiale e il 75% delle riserve energetiche”.
Dopo il saluto di Alessandro Spada, vice Presidente con delega ad Affari Istituzionali, Energia e Ambiente di Assolombarda Confindustria Milano Monza e Brianza (a nome del Presidente Gianfelice Rocca), l’Assessore al Commercio e alle Attività Produttive di Milano, Franco D’Alfonso, ha sottolineato come il ponte tra Italia e Cina non sia mai crollato nemmeno di fronte ai momenti di maggior difficoltà perché ha sempre agito in un reciproco regime di rispetto senza mai cedere alla tentazione del mero sfruttamento di risorse. Milano è ed è stata la piattaforma ideale per questo ponte non solo per i “numeri commerciali” ma perchè è progressivamente diventata sede della più grande comunità cinese all’estero, ospitando i 2/3 dei giovani che si spostano dalla Cina.
Un tributo a Milano condiviso dall’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese in Italia, Li Ruiyu, che vede nella nostra metropoli la possibilità di un successo per il suo Paese. In Cina è stato da poco stilato il tredicesimo piano quinquennale. In questa occasione la Camera di Commercio ha parlato di come accrescere la cooperazione italo-cinese, possibile solo in un’ottica di win win, vantaggiosa in egual modo per entrambi i paesi. Gli sforzi apportati per diverso tempo hanno portato ad un significativo aumento dei rapporti commerciali, al quale stanno contribuendo anche il governo e le associazioni bancarie cinesi, con il supporto delle quali si è riusciti ad intravvedere la possibilità di un ulteriore miglioramento della qualità della cooperazione.
Il benvenuto a tutti i relatori è giunto poi da Pierluigi Streparava, presidente della Camera di Commercio Italo-Cinese, che ha voluto raccontare ai presenti la storia della Camera, fondata esattamente 45 anni fa con la nascita delle relazioni commerciali tra l’Italia e la Cina. Streparava – industriale delle macchine utensili e commissario del recente Emo Milano 2015, fiera mondiale del settore – ha voluto sottolineare l’importanza del ruolo che la sua istituzione ha assunto negli anni per la produzione delle relazioni politico-economiche tra i nostri due paesi, “La Camera “ ha detto “ è stata denominata Camera di commercio Italo-Cinese nel 1980 ed è stata costituita un mese prima della data d’inizio delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e la Cina. Questo vuol dire che chi ci ha preceduto ha avuto una grossa intuizione: già allora c’era forte attenzione italiana nei confronti della Cina” Questo evento ha significato per l’Italia un “evento di portata storica che ci ha consentito di prendere contatto con una realtà economica, culturale e politica destinata a giocare un ruolo di primissimo piano nelle scacchiere mondiali.” Anche Streparava ha sottolineato l’apparente differenza che ci separa dalla realtà Cinese, ma che non rende meno necessaria la collaborazione rispettosa con questo Paese, che negli anni “è stato per l’Occidente motivo di grandi aspettative”.
Pierluigi Streparava ha raccontato di come 45 anni fa la Cina fosse per noi qualcosa di misterioso e lontano, quasi irraggiungibile. Piano piano le relazioni commerciali mediante missioni commerciali o con delegazioni alla fiera di Canton nel 1971, che la Camera consigliava per acquisire conoscenze e importazioni. La svolta è però avvenuta con la politica della “porta aperta” di Deng Xiaoping. Il problema più significativo per gli scambi tra i nostri Paesi, sostiene Streparava, è la differenza culturale e di mentalità, che la Camera di Commercio ha voluto risolvere mediante adeguata formazione, capace di fornire la conoscenza necessaria ad una maggior fusione. Ne sono scaturite diverse pubblicazioni ed un sito internet bilingue, seminari, conferenze e convegni nazionali e internazionali in collaborazione con l’Istituto di formazione Italo-Cinese.
Streparava ha citato una proposta del 1999 ancora attiva, la creazione di una “cabina di regia per la Cina con l’intento di coordinare tutti gli attori che si ritrovano ad operare sul mercato Cinese evitando sovrapposizione e contrapposizione di interventi che ledono tante volte l’immagine dell’Italia.“ In ultimo è stato citato il “nuovo corso” della Camera di Commercio Italo-Cinese, che è passata dall’occuparsi delle aziende Italiane che volevano investire in Cina al dedicarsi alle molte realtà che ultimamente vengono ad investire in Italia, trasformandosi così in una Camera mista. Ringraziando i collaboratori della Camera di Commercio, Streparava ha lasciato la parola a Wang Dong, Console Generale alla Repubblica Popolare di Cina a Milano.
Dong si è dimostrata entusiasta del salto qualitativo che la relazione tra i nostri due paesi ha fatto e sta sta facendo, manifestando il desiderio che questi 45 anni siano oggi un aiuto per la Cina e per l’Italia.Ha sottolineato il ruolo centrale di Milano nelle interazioni Italo-Cinesi, citando in particolar modo il successo di Expo Milano 2015. Per la fiera globale il tasso di collaborazione è stato alto, oltre le aspettative.
Ultimo intervento è stato quello di Giuseppe Tripoli, che è intervenuto al posto del Vice Ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, che ha voluto porre una chiave di lettura alternativa alle molte differenze che caratterizzano Italia e Cina, spiegando come in realtà siano molti gli elementi che le accomunano, fondamento per relazioni stabili che possano durare anche nel futuro.
Alla fine del convegno Angelo Ou ha proposto una breve tavola rotonda con alcune aziende e associazioni selezionate dalla Camera di Commercio, che ha voluto premiare per la loro perseveranza e capacità di apertura al mondo cinese. Ecco i nomi premiati: Gualaclousures; Ucimu – Sistemi per produrre; Candy; Coscon Italy srl; Gbtimes; Associazione Imprenditori Cinesi; Manuli Rubber Industries; Huawei; Alibaba; Colgar International.
Alfredo Mariotti, direttore generale di Ucimu – Sistemi per produrre, ha voluto sottolineare come il “settore della macchina utensile italiana, dove l’innovazione tecnologica è un fattore di successo giornaliero” abbia innovato ed espanso aree di mercato il mercato italiano tutto il mondo. Si è poi espresso circa la “manifattura 4.0″ e ll’industria 4.0, il nuovo nome che la Germania ha dato a quella che stiamo seguendo da dieci anni come la fabbrica del futuro: un’integrazione sempre più spinta tra la produzione, le tecnologie informatiche e i sistemi di ICT, cose che a partire dagli anno ‘80, i settori manifatturieri ed in particolare i produttori di macchine utensili hanno iniziato in modo da avere una produzione efficiente, sicura, e anche remunerativa.”
Mariotti si è dimostrato molto fiducioso anche in “Italia 2040”, una piattaforma lanciata dal governo “sulle ali dell’entusiasmo per il successo dell’Expo”, che propone un dialogo per lo sviluppo dell’Italia di Istituti di ricerca, istituti universitari, centri culturali e tutti coloro che possono contribuire alla produzione e all’internazionalizzazione. In questo senso Ucimu ha proposto che “una delle parti delle nuove realizzazioni previste sia dedicata ad una scuola di formazione professionale sulle macchine utensili, fiore all’occhiello del paese”. Molto entusiasta anche per Made in China 2025, che dimostra il desiderio della Cina di passare da una produzione di quantità ad una di qualità.
(Vicky Bonarelli)