Il mondo dell’artigianato rappresenta un grande ricchezza – umana, sociale ed economica – per l’Italia e i territori che la compongono. Stiamo parlando di circa 1,4 milioni di imprese con un notevole impatto a livello di occupazione, misurabile in circa 3 milioni di addetti (su un totale di circa 20 milioni di occupati nel nostro paese). L’impresa artigiana è un’impresa a dimensione umana: anche per i numeri ridotti di addetti coinvolti, in ciascuna azienda sono posti al centro la persona, la sua storia, la sua rete di rapporti, i suoi ideali. Artigianato coincide anche con territorio, ossia con un forte radicamento nelle tradizioni, nei mestieri, nelle produzioni tipiche del contesto locale.
Quanto preziosa sia questa realtà imprenditoriale, che pure è così tipica del nostro sistema produttivo, è in fondo una novità anche per l’Italia. Il valore dell’artigianato emerge chiaramente da una ricerca che abbiamo supervisionato per conto della Fondazione per la Sussidiarietà (e presentata in occasione dell’Artigiano in Fiera 2015). Innanzitutto, l’indagine ha analizzato le caratteristiche delle imprese artigiane, le modalità con cui queste imprese hanno vissuto la crisi economica iniziata nel 2008/’09 e il contributo che hanno fornito alla tenuta del sistema produttivo nazionale. La ricerca ha poi evidenziato quali sono i punti di forza del mondo dell’artigianato, ovvero quali fattori muovono l’artigiano consentendogli di generare un bene per una parte importante della nostra popolazione. La ricerca è stata condotta su un campione di 120 imprese artigianali italiane, che rappresentano circa l’8% degli espositori nazionali alla manifestazione “L’Artigiano in Fiera”, che si sta svolgendo a Milano in questi giorni, con un grande interesse del pubblico e anche dei media. Le imprese indagate sono rappresentative in termini di distribuzione geografica sul territorio nazionale e in termine di appartenenza ai settori delle “tre A italiane”, ovvero Alimentare, Arredamento e Abbigliamento / cura della persona.
Un primo aspetto che vale la pena sottolineare riguarda le caratteristiche dell’imprenditore artigiano. Innanzitutto tale ruolo viene svolto da persone di tutte le età, comprese tra 24 e 70 anni: è un mondo quindi che vede il protagonismo di giovani (fattore estremamente importante, visto il pesante dato relativo alla disoccupazione giovanile nel nostro paese, intorno al 40%), di persone mature e di quelle più anziane. Il capitale umano mostra un buon livello di formazione: il 65% degli imprenditori artigiani possiede un diploma secondario superiore, il 16% una laurea. Colpisce il dato relativo alla formazione professionale: il 44% ha un diploma professionale e il 16% tecnologico; l’artigianato è l’ambito che riesce a valorizzare le competenze dei giovani che scelgono la formazione professionale e tecnica come proprio ambito di qualificazione per il mondo del lavoro. Questo canale rappresenta quindi una vera e propria ricchezza per l’economia nazionale: dalle scuole professionali escono gli imprenditori artigiani del futuro. Il 75% delle imprese artigiane opera come ditta individuale o società di persone: mette dunque al centro la persona, non il capitale. Molte imprese hanno una lunga storia di presenza sul mercato: l’età media dell’impresa artigiana è di circa 30 anni, anche se abbiamo riscontrato un buon tasso di nascita di nuove imprese artigiane dopo la crisi del 2008/’09. Sono imprese che pongono al centro la famiglia: il 93% sono imprese familiari.
Il secondo dato emerso dalla ricerca è particolarmente significativo: le imprese artigiane sono state un fattore di tenuta del sistema economico nazionale durante la crisi globale che ha duramente colpito anche il nostro paese. Il 78% delle imprese artigiane dichiara che il fatturato non è diminuito negli ultimi 10 anni (il 56% che è aumentato), l’87% ha saputo non ridurre i livelli di occupazione rispetto alla situazione pre-crisi (il 32% è riuscito ad aumentarli). E i due fattori che hanno consentito questa tenuta sono sorprendenti per chi coltiva un’idea convenzionale dell’artigianato e una buona notizia per chi è interessato al mondo dell’impresa: primo, lo sviluppo dei mercati esteri; secondo, l’innovazione, intesa innanzitutto come modifica dei modelli organizzativi. Il 55% delle imprese artigiane realizza parte del proprio fatturato all’estero: queste imprese sono quelle che hanno conosciuto una tenuta o un incremento nei livelli occupazionali. Il 68% delle imprese ha sfruttato la rivoluzione dell’ICT connessa ad internet e la globalizzazione, attivando le vendite online. È questa un’innovazione organizzativa importante per un’impresa solitamente a dimensione locale come quella artigiana. Significa infatti dotarsi di un proprio sito internet, abilitare i pagamenti anche internazionali tramite carta di credito, avviare procedure di spedizioni sicure e con tempi certi, anche all’estero, comunicare in lingua inglese.
Infine, il risultato forse più interessante è legato ai fattori che rappresentano i pilastri dell’azione degli imprenditori artigiani, fattori all’origine della tenuta appena descritta rispetto alla crisi. La ricerca ha cercato di far emergere quali sono i fattori intangibili, gli elementi ideali, i contesti relazionali che muovono gli imprenditori artigiani e li sostengono rispetto alle sfide della globalizzazione. Originalità, qualità dei prodotti e delle materie prime utilizzate, rispetto della natura nei processi produttivi, valorizzazione della tradizione locale che risale spesso alle arti e mestieri medievali, una marcata sostenibilità ambientale, sono i fattori che gli artigiani ritengono distintivi del loro modo di agire nei vari mercati. L’impresa artigiana è sinonimo di qualità (secondo l’85% degli intervistati) ed è rispettosa della natura (secondo l’83% del campione).
L’artigiano lavora coniugando la soddisfazione del cliente con l’armonia familiare, ritenuti i valori più importanti dell’attività lavorativa, rispettivamente da più dell’80% e da circa il 60% degli intervistati. Non opera avendo come obiettivo la ricerca univoca degli utili, la massimizzazione del profitto senza vincoli, ma tiene fortemente in conto il rapporto e la soddisfazione del cliente, che spesso non rappresenta un dato anonimo, ma che fa parte della rete di relazioni dell’artigiano. Inoltre mantiene un bilanciamento tra il tempo del lavoro e tempo dedicato alla famiglia, ricercando un giusto equilibrio tra queste due importanti facce della vita personale.
Infine quali fattori ideali e contesti di relazioni sostengono l’imprenditore artigiano? Emerge con chiarezza l’importanza degli affetti personali, dei valori ideali e dei contesti formativi, che lasciano un segno per l’intera esperienza professionale ed imprenditoriale dell’artigiano. La famiglia per il 45% degli artigiani analizzati è il fattore principale che ha permesso all’artigiano di credere nella possibilità di riuscita durante la grave crisi economica; la Chiesa cattolica, con i suoi valori ideali di riferimento, per il 25% degli artigiani è il secondo fattore più importante. La scuola e l’università sono il terzo elemento in ordine di importanza per il 22% degli imprenditori.
Sono dati importanti, che chiedono anche ai responsabili delle politiche industriali di porre attenzione al mondo dell’artigianato. Spesso in Italia le politiche a sostegno delle imprese si concentrano dove più forti sono le pressioni mediatiche, ad esempio sulle grandi imprese per la forza della notizia di una possibile crisi occupazionale oppure nei settori dove gli organismi di rappresentanza dei lavoratori sono più efficaci nella comunicazione e nella protesta. Raramente la politica industriale si occupa dell’artigianato, nonostante questo rappresenti un punto di forza del nostro paese. È forse giunto il momento, per le caratteristiche uniche che l’impresa artigiana presenta e per il contributo che ha saputo dare anche nei tempi più difficili, di cambiare approccio. Occorre iniziare a conoscere e quindi a sostenere l’attività dei numerosissimi imprenditori artigiani che non fanno notizia né quando hanno problemi di fatturato né quando crescono, ma che sanno innovare, dare occupazione ed investire e sono una fonte di benessere per molti.