Il parco macchine utensili e sistemi di produzione installato nell’industria italiana risulta oggi molto più vecchio di quello di dieci anni fa. In particolare, nel 2014, l’età media dei macchinari di produzione presenti nelle imprese metalmeccaniche del paese è risultata la più alta mai registrata da 40 anni a questa parte. Anche il grado di innovazione degli impianti è cresciuto con un tasso di sviluppo inferiore rispetto al passato. Per la prima volta, da oltre 20 anni, si è ridotta la quota di parco macchine installata nelle piccole imprese rispetto al totale.
Questo, in sintesi, è quanto emerge dalla ricerca “Il Parco macchine utensili e sistemi di produzione dell’industria italiana”, realizzata da Ucimu-sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, con il contributo di Ministero dello Sviluppo Economico e Ice.
L’indagine, effettuata con cadenza decennale e giunta alla quinta edizione, è stata presentata, questa mattina, alla Camera dei Deputati nel corso dell’incontro cui sono intervenuti: Luigi Galdabini, presidente Ucimu-sistemi per produrre, Marcella Panucci, direttore generale Confindustria, Gian Maria Gros-Pietro, economista, Raffaello Vignali, capogruppo Ncd, Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo, Gianluca Benamati, capogruppo Pd, Commissione Attività produttive, Commercio e Turismo, Roberto Luongo, direttore generale Ice, Giorgio Giovagnoli, dirigente direzione generale per le Politiche di Internazionalizzazione e la Promozione degli Scambi, Ministero dello Sviluppo economico. A moderare l’incontro Dario Di Vico, inviato de Il Corriere della Sera.
Condotto su un campione rappresentativo di oltre 2.500 imprese (con più di 20 addetti), lo studio fornisce il quadro su: età media, grado di automazione/integrazione, composizione e distribuzione (per settore, dimensione di impresa, aree territoriali) del parco macchine utensili e sistemi di produzione dell’industria del paese, al 31 dicembre 2014. In questo senso, esso fotografa lo stato dell’industria manifatturiera (metalmeccanica) italiana, proponendo indicazioni in merito al grado di competitività dell’intero sistema economico nazionale. Le unità produttive censite sono pari al 16,1% dell’universo delle imprese del settore e al 22,9% degli addetti impiegati.
Alcuni risultati dell’indagine: sono 305.520 le macchine utensili installate nelle imprese censite dall’indagine. Nel 2005 (anno della precedente rilevazione) erano oltre 340.000 le macchine presenti nelle circa 3.000 imprese considerate. Il campione risulta ridotto rispetto all’edizione precedente a causa del ridimensionamento che la crisi ha imposto all’industria manifatturiera nazionale. Il 75% del totale delle imprese censite presenta almeno una macchina utensile.
Cresce di oltre 2 anni l’età media del parco macchine installato nelle imprese italiane. Nel 2014, l’età media è pari a 12 anni e 8 mesi. Nel 2005, era risultata pari a 10 anni e 5 mesi. Si tratta dell’età più alta di sempre; nel 1984, infatti, era risultata pari a 12 anni e 7 mesi.
Rispetto alle due rilevazioni precedenti (1996-2005), nel 2014, cresce la quota di macchine utensili con un età superiore ai 20 anni, risultata pari al 27% del totale installato. Di contro si dimezza la quota di macchine con età non superiore ai 5 anni, risultata pari al 13%.
“I risultati della ricerca – ha rilevato Luigi Galdabini, presidente Ucimu-sistemi per produrre – evidenziano il pesante arretramento che l’industria metalmeccanica italiana ha subito nell’ultimo decennio. La modalità più adeguata per contrastare l’inesorabile invecchiamento delle macchine utensili presenti negli stabilimenti produttivi del paese è l’adozione di una misura che favorisca l’aggiornamento del parco macchine installato. Funzionale all’obiettivo è l’introduzione di un sistema di incentivi alla sostituzione volontaria dei macchinari obsoleti con nuove tecnologie progettate e realizzate secondo le nuove esigenze di produttività, risparmio energetico e rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro previste dall’Ue, assicurando così adeguato livello di competitività al made in Italy”.