Al centralino della Imas Aeromeccanica – dove ogni mattina chiamano dal Sudafrica, dalla Cina o dagli Emirati – il jingle è l’inno italiano. E’ una storia rigorosamente, orgogliosamente italiana quella di Claudio Paravidino (nella foto), del fratello Tiziano, dei figli, dei 60 dipendenti attuali dell’azienda di Ozzano, alle porte di Bologna, new entry in Ucimu, la comunità imprenditoriale italiana delle macchine utensili e dei sistemi per produrre.
E’ la storia di un giovane approdato a Bologna dal Piemonte a fine ‘anni 60. Primo lavoro: rappresentante di prodotti alimentari. Con poco lavoro in estate e l’incontro con un vecchio fabbro. E’ lui che gli insegna come piegare le lamiere, come costruire tubi, come trattare con qualche cliente una prima commessa extra.
Ben presto Paravidino impara a concepire, progettare, produrre e vendere i “suoi” tubi, non piu’ semplici tubi: ma impianti per isolare e aspirare le polveri della lavorazione del legno o dei metalli. “Il primo investimento – ricorda oggi il patron della Imas Aeromeccanica – furono due piegatrici, una calandra e una cesoia”. Una faticaccia, nei primi anni ’70, far entrare nelle fabbriche del Nord Italia una tecnologia finalizzata a migliorare l’ambiente e la qualità del lavoro. Alla fine vince una cocciutaggine imprenditoriale che si traduce soprattutto in ricerca e sviluppo: nell’offrire all’industria soluzioni per la pulizia dell’aria sempre al passo del Made in Italy. Nella vetrina hi-tech della Imas, Paravidino va fiero soprattutto della depurazione a coalescenza, nuovi sistemi autopulenti, in grado di captare e trattenere microparticelle provenienti da svariati settori di lavorazione. Tutte produzioni e prodotti a livello di certificazione Iso 9001. Tutti achievements di un’azienda leader nel suo mercato.
Dopo quarant’anni – festeggiati la scorsa estate assieme al ministro del Welfare, Giuliano Poletti e ad esponenti di importanti Associazioni industriali locali e nazionali (come Unindustria Bologna, Acimall), la Imas è in ogni caso un’azienda che ha imparato anche a superare le fasi calanti del ciclo economico: come negli ultimi anni, quando ha continuato ad investire realizzando un moderno magazzino – su un’area di 2.500 metri quadri a Ponte Rizzoli – che ha migliorato la logistica e lo sviluppo delle commesse.
“Prima del 2008 – ricorda Paravidino a IlSussidiario.net – la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e altri inquinanti era una priorità forte nelle agende di politica industriale e ambientale, sia a livello globale che locale, con una buona attenzione anche da parte di organizzazioni imprenditoriali e sindacali. Poi la crisi ha fatalmente ridotto risorse disponibili e impegno regolamentare”. La risposta imprenditoriale è stata l’accelerazione sul versante dell’internazionalizzazione: portare l’eccellenza Imas Aeromeccanica nei mercati emergenti, oltre il mercato europeo (dove la Imas Aeromeccanica ha realizzato Impianti praticamente in tutti i Paesi). Quindi: il Sudamerica (Colombia, Ecuador, Messico, Cile) e poi la Turchia, il Sudafrica, gli Emirati alla Russia (dove la sanzioni stanno frenando alcune commesse). Tutte mosse di successo, ma anche per Imas Aeromeccanica la frontiera-bussola è oggi quella cinese.
Il 2016 sarà l’anno di lancio di un’ambiziosa joint venture nel Paese del Dragone, che nell’arco di 36 mesi potrebbe coinvolgere direttamente anche la capogruppo italiana. I tempi sembrano maturi affinchè ci siano relazioni fra l’offerta di tecnologia avanzata da parte delle medie imprese italiane e la domanda da parte del nuovo capitalismo industriale cinese. Ma le sfide della globalizzazione non si possono evitare: “Il valore di Imas è l’accumulo continuo di esperienze, test, cultura del prodotto e della sua manifattura. Dobbiamo individuare in ogni fase i percorsi strategici migliori per trasformarli in fatturato sostenibile”. Nel 2015 – dice Paravidino – l’impegno di tutti in azienda è stato premiato con un +15% di giro d’affari: “Puntiamo a crescere anche nel 2016”.
Nel futuro – come per migliaia di imprese italiane di prima generazione – anche Imas dovrà cercare non solo nuove rotte ma anche nuovi timonieri. “In azienda ci sono già tre “Paravidino 2.0” – dice il presidente, riferendosi a Luca e Sonia Paravidino e a Christian Ferretti. “Operano in tutte le aree aziendali: dalla produzione alle risorse umane, dall’IT allo sviluppo commerciale. Sanno bene che Imas è per loro un’opportunità ma soprattutto un impegno: l’impresa è per loro, ma devono dimostrarlo”.
(Antonio Quaglio)