Con “In nome di mia figlia” il regista francese Vincent Garenq racconta la vera storia di André Bamberski, un commercialista francese che ha lottato per trent’anni per ottenere giustizia sul medico tedesco, secondo marito dell’ex moglie, che ha ucciso la figlia 14enne. “Avevo letto il libro in cui André racconta la sua storia, e mi aveva molto colpito non tanto il lato giudiziario della vicenda, ma per il percorso umano di Bamberski, per la sua testarda caparbietà, per il suo dedicare trent’anni di vita a una lotta che diventa follia e ossessione. Lo trovare un ritratto umano, e di un padre, davvero incredibile”, ha detto il regista come riporta Coming Soon. Per realizzare il film Garenq ha incontrato già volte André Bamberski, interpretato nel film Daniel Auteuil: “Ha un carattere particolare, direi unico: è un commercialista, uno che nella vita si occupa di conti e di regole, è rigoroso, vuole sempre avere ragione. Ed è stato proprio questo suo carattere gli ha permesso di arrivare fino in fondo: tutti quelli che erano i suoi difetti sono diventati delle qualità preziosissime per la sua lotta”. Durante questi incontri Bamberski non ha mai parlato dei suoi sentimenti ha sempre e solo parlato dello specifico giudiziario della storia. Ricordiamo che il film “In nome di mia figlia”, clicca qui per vedere il trailer, andrà in onda su Rai 3 a partire delle 21.20 ma sarà possibile vederlo anche sintonizzando i propri dispositivi mobile a Rai Play, cliccando qui.
Nel cast Daniel Auteuil
Questa sera su Rai 3, dalle ore 21:20 andrà in onda il film In nome di mia figlia. Scritto e diretto da Vincent Garenq, con la collaborazione di Julien Rappeneau, è tratto da una storia vera, il caso Dieter Krombach. Uscito nel 2016, è stato distribuito da Good Films. Il montaggio è stato seguito da Valèrie Deseine, le musiche sono di Nicolars Errèra e la fotografia di Renaud Chassaing. Nel cast troviamo Daniel Auteuil, attore francese di fama internazionale, che vanta la sua presenza in numerosi successi cinematografici, tra cui: Appuntamento con l’assassino (1975), A noi due (1979), Gioco in villa (1982), Qualche giorno con me (1988), La regina Margot (1994), La ragazza sul ponte (1998), L’invitato (2006), Quasi nemici – L’importante è avere ragione (2017) e molti altri successi. Al suo fianco c’è Marie-Josèe Croze, attrice canadese che è comparsa in diversi film, tra cui il capolavoro di Steven Spielberg Munich (2005). C’è poi l’attore tedesco Sebastian Koch famoso in Germania per i suoi numerosi ruoli in serie televisive. E ancora Emma Besson, Lilas-Rose Gilberti, Christelle Cornil, Fred Personne e Serge Feuillard.
IN NOME DI MIA FIGLIA, LA TRAMA
La pellicola è ispirata a una storia vera, il caso Dieter Krombach. Tutto ha inizio nel 1982, anno in cui la giovane Kalinka, 14 anni, figlia di un commercialista Andrè Bamberski, perde la vita in un modo misterioso mentre era in vacanza in Germania, in compagnia della madre e del patrigno, il dottor Dieter Krombach. Il padre, appena apprende della morte della figlia, cade nello sconforto più totale, ma trova comunque la forza di voler capire cosa sia successo alla piccola Kalinka. Così, dopo aver letto l’autopsia ed essere venuto a conoscenza che questa era stata redatta in modo anomalo, André decide di voler accertare le cause della morte di Kalinka. Viene a conoscenza che la ragazzina era stata sottoposta il giorno prima del suo decesso a delle cure mediche strane da parte del patrigno, motivo per cui comincia a sospettare che l’uomo possa avere qualche responsabilità nella morte della figlia.
Convintosi sempre di più che il dottor Krombach abbia delle responsabilità nel decesso, decide di denunciarlo per omicidio. Andrè però non ottiene un processo in Germania, così prova a far incriminare il patrigno della figlia morta in Francia. Inizierà qui un lungo procedimento giudiziario a seguito del quale il dottor Krombach sarà condannato a quindici anni di reclusione per la morte della quattordicenne con un conseguente mandato di cattura internazionale.
Il film racconta l’impegno di Bamberski nel cercare di fare giustizia per la figlia, la sua battaglia per la verità, gli ostacoli incontrati a causa di diverse incompetenze giudiziarie, i reati da lui stesso commessi per provare a scoprire cosa fosse realmente accaduto, l’impegno per portare all’attenzione pubblica la vicenda e infine l’arresto di Krombach avvenuto solo dopo 30 anni dalla morte della ragazzina. Una vicenda che suscitò un grande scalpore in Francia.