In Italia, i pochi articoli pubblicati tendono a concentrarsi quasi esclusivamente sui cambiamenti climatici come causa degli incendi che stanno devastando la California. Tuttavia, approfondendo la situazione attraverso fonti americane e video che documentano direttamente l’accaduto, rivela un quadro più complesso.
Stanno emergendo gravi falle organizzative, suscitando un’ondata di critiche contro l’attuale amministrazione. In molti accusano il governo di incompetenza, puntando il dito sulla mancata prevenzione e su una gestione dell’emergenza che appare disorganizzata e inadeguata.
Durante gli interventi dei vigili del fuoco sono emerse problematiche preoccupanti: numerosi idranti sono rimasti a secco, lasciando le squadre prive dell’acqua necessaria per combattere le fiamme. I media italiani hanno attribuito il problema a cali di pressione causati dall’elevata domanda che avrebbe sopraffatto il sistema idrico. Ma la realtà è un’altra. Uno dei fattori principali che ha contribuito al problema è stata l’indisponibilità del serbatoio di Santa Ynez, una riserva d’acqua da 117 milioni di galloni che serve l’area di Pacific Palisades. Il serbatoio era fuori servizio per riparazioni quando l’incendio è scoppiato martedì. “Era danneggiato e inservibile. Non so esattamente da quanto tempo” ha dichiarato Adams, un funzionario locale.
Critiche pesanti si sono abbattute sul governatore Gavin Newsom, accusato di aver rifiutato di autorizzare il rifornimento dei reservoir situati in diverse aree della California. In nome di una politica ecologista, Newsom avrebbe scelto di far defluire nel Pacifico milioni di galloni d’acqua provenienti dalle piogge in eccesso e dallo scioglimento delle nevi del Nord, una risorsa che sarebbe stata preziosa per affrontare l’attuale emergenza.
La distruzione di interi quartieri abitati ha sollevato inoltre dubbi sull’efficacia delle strategie di contenimento adottate. È sorprendente osservare i pompieri dirigere i getti d’acqua verso abitazioni avvolte dalle fiamme e già distrutte, anziché adoperarsi per salvaguardare quelle ancora intatte e frenare così l’avanzata del fuoco. In alcuni video, si vedono persino fare la staffetta con secchi d’acqua che versano, uno ad uno, sulle fiamme, quasi si trattasse di una gag.
Queste scelte operative pongono interrogativi sull’efficacia della leadership e sulle priorità attribuite alla sicurezza pubblica. Si ha l’impressione che, negli ultimi anni, le nomine ai vertici siano state influenzate più da considerazioni ideologiche che da criteri di competenza e meritocrazia. Lo Stato della California, in particolare, è molto sensibile all’ideologia “woke”, rifiutata con decisione dalla maggioranza degli americani con il loro voto a Trump. Molti ritengono che l’accento posto sulla diversità etnica o di genere nelle nomine strategiche abbia comportato scelte che non valorizzano adeguatamente le competenze necessarie per affrontare situazioni di emergenza.
L’anno scorso, il capo del Dipartimento dei vigili del fuoco di Los Angeles (LAFD) ha annunciato l’adozione di una politica di assunzioni basata sui principi di Diversità, Equità e Inclusione (DEI). Dichiaratasi “orgoglioso membro della comunità LGBTQ+”, ha sottolineato che l’applicazione delle quote di diversità rappresentava la sua priorità principale. La sua leadership si è contraddistinta per la partecipazione attiva a eventi come le parate del Pride e per l’introduzione di corsi obbligatori dedicati all’inclusione, al rispetto delle diversità e alla lotta contro i pregiudizi. Sebbene queste iniziative possano essere lodevoli sul piano sociale, sorge il dubbio che possano interferire con la formazione tecnica essenziale per personale impegnato in prima linea nella lotta contro gli incendi.
Le critiche si sono intensificate in merito alla gestione delle risorse e alle priorità del LAFD. La decisione della stessa dirigente di sostenere una riduzione di bilancio pari a 17,5 milioni di dollari ha suscitato perplessità. A ciò si aggiunge la scelta del Consiglio comunale di Los Angeles di reindirizzare parte del budget dei vigili del fuoco e delle attrezzature in surplus per supportare l’Ucraina. Decisioni che hanno generato controversie alla luce del crescente rischio di incendi che affligge l’area.
L’incendio di Palisades e le difficoltà incontrate nella sua gestione mettono in evidenza l’importanza di riconsiderare con urgenza le priorità, l’allocazione delle risorse e la preparazione del personale. Garantire una risposta efficace alle emergenze richiede un equilibrio tra sensibilità sociale e capacità tecnica, senza che l’una comprometta l’altra.
Ora la domanda che molti si pongono è: potrebbe l’Italia trovarsi di fronte a una devastazione come quella che sta affliggendo la California?
Benché il rischio di incendi sia presente anche in Italia, la gestione consapevole del territorio e la superiorità delle costruzioni italiane rendono estremamente improbabile un disastro paragonabile a quello californiano.
Confrontando le strategie adottate negli Stati Uniti e in Italia, emergono significative differenze soprattutto in termini di prevenzione, gestione del territorio e politiche di sicurezza.
L’Italia adotta un approccio proattivo nella lotta agli incendi, al fine di impedirne subito la propagazione. Misure come le linee tagliafuoco e l’incendio controllato sono particolarmente efficaci se implementate in combinazione con sistemi di allerta precoce e monitoraggio in tempo reale del comportamento del fuoco. Inoltre, l’impiego di volontari appositamente addestrati rafforza la capacità di risposta a livello locale. Il coinvolgimento della comunità è un pilastro fondamentale della strategia italiana, in cui lo sforzo collettivo gioca un ruolo cruciale.
Le linee tagliafuoco sono strisce di terreno liberate dalla vegetazione e da altri materiali infiammabili, un metodo efficace per ridurre il combustibile disponibile e creare una barriera che il fuoco non può attraversare.
Una ulteriore tecnica proattiva utilizzata in Italia è il fuoco prescritto o controllato. Questo consiste nell’incendiare intenzionalmente una striscia di terreno prima che l’incendio vi arrivi. Poiché il materiale già bruciato non può riaccendersi, questa strategia crea una zona cuscinetto in grado di fermare l’avanzata dell’incendio.
Un altro elemento cruciale che distingue l’Italia è la gestione del territorio. Nel nostro Paese, le città tendono ad essere compatte, con una chiara separazione tra aree urbane, boschi e foreste. Inoltre, la creazione di fasce tagliafuoco e il controllo della vegetazione attorno alle abitazioni sono pratiche consolidate in Italia. Questa organizzazione limita la propagazione degli incendi dalle aree boschive agli insediamenti abitati.
Al contrario, in California, molte abitazioni sorgono in aree collinari o boschive, circondate da una fitta vegetazione che diventa un combustibile ideale.
I materiali di costruzione rappresentano un’altra differenza sostanziale. Negli Stati Uniti, in particolare in California, le abitazioni sono spesso costruite con materiali altamente infiammabili, come il legno. Anche le ville di lusso non fanno eccezione. Questo materiale è preferito per la sua economicità e rapidità di costruzione, ma la sua vulnerabilità al fuoco rappresenta un rischio significativo. Il legno, infatti, non offre alcuna barriera naturale contro le fiamme. Sebbene siano state introdotte norme che impongono l’utilizzo di materiali resistenti al fuoco, queste vengono spesso ignorate o applicate in modo insufficiente. Di conseguenza, la vulnerabilità delle abitazioni californiane agli incendi è drammaticamente alta, contribuendo alla distruzione su larga scala durante i roghi.
L’Italia, invece, può vantare una tradizione costruttiva basata su materiali incombustibili come cemento, mattoni, pietra e marmo. Questi materiali non solo garantiscono una maggiore durata agli edifici, ma rappresentano anche una barriera naturale contro le fiamme. In una casa italiana, una stanza priva di finestre e ben sigillata può diventare un rifugio sicuro in caso di incendio boschivo, riducendo al minimo i rischi di inalazione di fumo tossico, una delle principali cause di decessi durante gli incendi. Questa caratteristica costruttiva rende gli edifici italiani nettamente più sicuri in situazioni di emergenza.
L’Italia rappresenta un esempio virtuoso di come una gestione oculata del territorio e una tradizione costruttiva solida possano ridurre drasticamente i rischi legati agli incendi. La sfida del futuro sarà mantenere queste buone pratiche in un contesto ambientale in continua evoluzione.
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