In un già frammentato mondo conflittuale, un nuovo fronte di guerra sembra essere vicino ad esplodere trascinando in un violento conflitto India e Pakistan che storicamente non hanno mai goduto di buonissimi rapporti, recentemente ulteriormente degenerati a causa di un attentato nella regione di Jammu e Kashmir da sempre contesa tra i due stati: per ora – fortunatamente – sembra essere ancora presto per immaginare che nell’arco di qualche settimana India e Pakistan invieranno i rispettivi eserciti al confine, ma molto dipenderà dalle azioni che deciderà di intraprendere nei prossimi giorni Nuova Delhi e dall’eventuale ritorsione di Islamabad.
Patendo dal principio è bene precisare che la miccia che potrebbe accendere le tensioni belliche è stato – appunto – un attentato nella regione di Jammu e Kashmir nel quale sono morte 26 persone (tutti turisti indiani, salvo un nepalese) poi rivendicato dal gruppo terroristico pakistano chiamato Fronte della Resistenza: la regione di per sé è storicamente un punto caldo perché entrambi i paesi la rivendicano ed è al centro di feroci proteste contro il governo indiano; e – non a caso – l’India ha accusato Islamabad dell’attentato, sostenendo che sia stato il governo pakistano a finanziare ed armare i terroristi.
Lo spettro di una guerra tra India e Pakistan: cosa sta succedendo tra i due paesi
Oltre alle – prevedibili – accuse e alla promessa di “seguire fino ai confini della terra” i responsabili dell’attentato per punirli, a preoccupare sono soprattutto le altre risposte messe in campo dall’India: in primo luogo il presidente Modi ha dichiarato “persone non gradite” tutti i diplomatici pakistani, riducendo al contempo la forza lavoro nelle ambasciate indiane nel vicino territorio ed arrifando fino alla chiusura della frontiera pakistana all’invito a tutti i pakistani a lasciare il territorio indiano entro la fine del mese.
Misure – queste ultime – tutte immediatamente replicate anche dal Pakistan, ma con un solo dettaglio che sembra essere un vero e proprio specchio del possibile scoppio della guerra; ovvero la decisione indiana di revocare – per ora temporaneamente – gli accordi sull’Indo siglati nel 1960 e che regolano le modalità di utilizzo dell’acqua del fiume che scorre sui due territori: una scelta che non ha precedenti (anche a fronte di altre due guerre tra i paesi degli anni ’60 ad oggi) e che rischia di alzare molto rapidamente le tensioni, soprattutto se unita alla prevedibile risposta militare di Nuova Delhi che verrà messa in campo nei prossimi mesi.
Per il territorio pakistano l’uso delle acque dell’Indo è fondamentale sotto diversi punti di vista – innanzitutto quello agricolo, ma anche e soprattutto quello energetico – e non a caso il governo ha definito la revoca dell’accordo da parte dell’India pericoloso, arrivando a dire che considererà l’interruzione del flusso fluviale come un vero e proprio “atto di guerra” al quale non tarderà a “rispondere con la massima forza”; e mentre per ora l’unica risposta alla revoca da parte di Islamabad è stata la chiusura dei suoi spazi aerei all’India, al contempo la tensione resta alta e i prossimi giorni saranno decisivi.