“L’INFLAZIONE RIDUCE GLI AIUTI UMANITARI: ESPLOSO IL NUMERO DELLE CRISI”
L’elevato livello dell’inflazione sta contribuendo a far ridurre rapidamente i fondi destinati agli aiuti umanitari: è questo l’allarme lanciato da Janez Lenarčič, Commissario Europeo per la Gestione delle Crisi della Commissione Von de Leyen che, al contempo, sottolinea come gli altri attori del panorama globale e pure la Cina stiano contribuendo in misura molto minore rispetto all’impegno profuso dal Vecchio Continente. Die Presse ha pubblicato di recente un pezzo che riprende le parole del diplomatico sloveno, da tempo in prima linea nel denunciare la difficoltà di una situazione che sta esplodendo.
“Il numero dei disastri è esploso” ha raccontato proprio a Die Presse Lenarčič, già direttore dell’Ufficio per le Istituzioni Democratiche e i Diritti Umani in seno all’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e che negli scorsi mesi aveva invocato una maggiore cooperazione in tema di aiuti umanitari tra i vari Stati membri: “La situazione è migliorata? Un po’, ma i bisogni sono ancora enormi e 350 milioni di persone nel mondo hanno bisogno di aiuto” aveva spiegato il 56enne diplomatico rispondendo a una domanda del suo intervistatore e con cui aveva dialogato un anno e mezzo fa. “350 milioni sarebbe il terzo Paese più grande del mondo: alcuni sviluppi però sono positivi, ad esempio la Francia ha aumentato notevolmente il suo bilancio per gli aiuti umanitari e oggi e tra i dieci maggiori donatori del pianeta” ha ricordato il Commissario. Nonostante questo, complice anche la congiuntura economica, la situazione si va facendo via via più complessa.
LENARCIC (COMMISSARIO UE): “PAESI MEMBRI FANNO TANTO, INVECE LA CINA…”
“Tuttavia, solo due dei cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non sono tra i primi dieci donatori” ha proseguito Janez Lenarčič nella sua chiacchierata con Die Presse, lasciandosi andare a un commento ironico su quali possano essere quei due Stati e alludendo alla Russia, da lui definita comunque “un caso a parte”, e la Cina. “Non tutto ciò che gli Stati membri dell’ONU consegnano può essere contabilizzato come aiuti umanitari. Ci sono dei criteri ben definiti… Perché la Cina paga così poco? Ogni grande potenza che pretende di avere un ruolo importante nel mondo dovrebbe contribuire in modo equo agli aiuti: l’80% delle crisi umanitarie nasce da un conflitto e quindi i membri permanenti hanno una responsabilità speciale” ha aggiunto il Commissario. “Oggi milioni di persone hanno bisogno di aiuto” ha proseguito Lenarčič accennando alle situazioni di Yemen, Siria e Repubblica Democratica del Congo.
“L’ultimo motivo di preoccupazione è il Sudan, con l’escalation del conflitto tra i due generali, che si sta aggravando una situazione umanitaria acuta di suo: e già prima del conflitto 16 milioni di persone necessitavano di aiuti, quindi poche buone notizie da lì”. Insomma, se i bisogni crescono invece i donatori non riescono o forse non vogliono stare al passo: “Se è possibile mettere fine a tutto questo? Non si può risolvere una crisi umanitaria solo con gli aiuti umanitari. L’aiuto riduce la sofferenza, salva le vite. Ma è uno strumento di emergenza: per porre fine alle crisi umanitarie, bisogna affrontarne le cause alla radice; è alquanto spaventoso e deprimente pensare che un membro, la Russia, invada il suo pacifico vicino. Quali saranno le conseguenze della guerra russa contro l’Ucraina sulle crisi umanitarie nel mondo? Le ha aggravate” è la riflessione del Commissario che a tal proposito parla di un ricatto ordito dal Cremlino verso il mondo intero se si parla anche di costi energetici e alimentari (con conseguente aumento dei prezzi). “Il problema però è l’accessibilità, non la disponibilità dei generi alimentari, ad eccezione del Sudan, di alcune parti della Somalia e del Congo: l’alta inflazione probabilmente aggrava questi problemi (…) Non credo che l’UE possa fare di più: il nostro bilancio è inferiore a quello previsto e da quando ho iniziato il mio lavoro, è esploso il numero di richieste di aiuto da parte degli Stati membri per i disastri naturali” conclude Lenarčič.