Quella da influencer sembra ormai un vero e proprio lavoro. Molti giovani preferiscono scattare e riprendere ogni momento della giornata e promuovere vari brand anziché buttarsi alla ricerca di un lavoro ‘fisico’. I guadagni in questo settore infatti, una volta totalizzato un numero consistente di followers, sembrano essere anche piuttosto sostanziosi. E lo stesso mercato globale dell’influencer marketing, secondo il Digital Marketing Benchmark Report 2023 di Influencer Marketing Hub, arriverà a valere 21,1 miliardi di dollari nel 2023, in crescita del 28% sul 2022 e del 52% sul 2021. Il settore è quindi decisamente in crescita, con un giro d’affari stimato intorno al miliardo, e il passo verso la professionalizzazione di questa attività sembra sempre più breve.
Come riporta Il Sole 24 ore anche in Italia si parla ormai di ‘influencer economy’, un ecosistema multiforme composto da svariate figure, che vanno dai creatori digitali, ai vari talenti del web, alle agenzie specializzate, consumatori e brand. Tutti questi profili catalizzano un’attenzione trasversale e rappresentano il lavoro dei sogni per gran parte dei ragazzi italiani (+505% in dieci anni secondo una ricerca di Adecco).
INFLUENCER CERCANO TUTELE: NASCONO ASSOCIAZIONI E DIRITTI SINDACALI
Se quella dell’influencer vuole assumere sempre più le sembianze di una vera professione non possono essere trascurati aspetti come la possibilità di creare associazioni di lavoratori e di svolgere attività sindacale. Un sindacato di ‘categoria’ tra l’altro esiste già, e si chiama Assoinfluencer. Quest’ultimo, che ha avviato a inizio anno la sua campagna di adesione, conferma di aver già assistito alcuni iscritti nella risoluzione di problematiche tecniche, legate alle piattaforme, oppure di questioni legali.
Insomma, le basi verso l’ufficializzazione di una ‘nuova’ professione ci sono tutte. Gli esperti non sanno ancora dire se siamo in una fase, cosiddetta, di ‘maturità’ o se quello degli influencer sia ancora da considerarsi un settore in rampa di lancio. Quel che è certo però è quanto sia sempre più quotato questo ambito, delineando in maniera sempre più marcata anche le ‘skills’ che un vero professionista del settore deve avere. Una sintesi la fa ad esempio Alessandra Ravelli, head of strategy di Flu, parte di Uniting group, agenzia di influence marketing di Milano: “L’obiettivo è risultare credibili e portare risultati. Definire la fee di una professionalità non è facile, le variabili in gioco sono molteplici. Come il numero di follower, l’engagement, i canali usati, il tempo che il creator o l’influencer deve dedicare, la richiesta di esclusiva, la possibilità di usare il contenuto prodotto sui canali del brand. (…) Il guadagno? Fra i 15 e i 35mila euro”.