Si è tenuto in questi giorni a Parigi – precisamente presso il centralissimo Grand Palais – un importante vertice mondiale chiamato AI Action Summit che si è concentrato completamente attorno al tema dell’intelligenza artificiale e dei suoi futuri sviluppi, ospitando leader, organizzazioni, aziende ed anche rappresentati del mondo accademico e scientifico provenienti da ogni angolo del mondo: un evento particolarmente importante perché oltre ad aver reso protagonista il tema sempre più centrale dell’intelligenza artificiale – con una corsa che attualmente vede l’Europa in leggero svantaggio rispetto agli States e alla Cina -; ha anche permesso alla presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen di presentare l’effettivo piano che il ‘vecchio continente’ seguirà nel corso dei prossimi anni.
Partendo dal principio – prima di arrivare ovviamente al piano della von der Leyen -, è interessante notare che in chiusura dell’evento parigino sull’intelligenza artificiale è stato proposto ai 63 paesi presenti di firmare una dichiarazione d’intenti comune per rendere il mondo dell’IA (citiamo testualmente) “aperto, inclusivo ed etico“: quasi tutti i partecipanti – inclusa la Cina – hanno deciso di sottoscrivere il documento; mentre Regno Unito e Stati Uniti si sono astenuti, con questi ultimi (rappresentati dal vicepresidente trumpiano JD Vance) che preferiscono “incoraggiare le politiche pro-crescita” senza optare per una “regolamentazione eccessiva” che rischia di schiacciare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.
Cos’è, come funziona e in cosa consiste il piano europeo per l’intelligenza artificiale presentato da von der Leyen a Parigi
Tornando al punto da cui siamo partiti, intervenendo a Parigi von der Leyen che ha tenuto a mettere fin da subito in chiaro che sul tema dell’intelligenza artificiale l’Europa non è affatto in ritardo rispetto ai due principali competitor – appunto, Cina e Stati Uniti -, dicendosi pronta a lanciare ufficialmente il piano che ha rinominato ‘InvestAI’: di fatto si tratterà di un enorme fondo fine a sviluppare la prima IA europea ufficiale e che sarà dotato dei 150 miliardi già inclusi nel progetto Champions Initiative (che raccoglie i fondi privati di 60 aziende volontarie), di 50 miliardi interamente dedicati all’industria e di altri 20 miliardi – questi 70 totalmente stanziati dall’UE – per la creazione delle cosiddette ‘gigafactory’.
L’idea di von der Leyen è complessivamente quella di creare uno o più modelli di intelligenza artificiale “affidabili” che possano servire l’Unione Europea nei vari campi più importanti – dalla sanità fino alla ricercare – dal punto di vista della competitività: lo sviluppo sarò affidato alle già citate gigafactory che saranno dotate di 100mila chip di ultimissima generazione e il cui obiettivo è quello di collaborare tra loro per addestrare gli algoritmi (rendendoli, appunto, affidabili) in una sorta di enorme istituto di ricerca diffuso su tutto il territorio europeo.
L’aspetto complessivamente più interessante è che tutto questo enorme piano per l’intelligenza artificiale – che la stessa von der Leyen ha peraltro equiparato al prestigioso Cern di Ginevra, eccellenza globale dal punto di vista della ricerca nucleare creato per volere dell’UE – oltre a contare sui fondi europei (ricavati dal bilancio senza ulteriori stanziamenti) sarà anche aperto alla collaborazione dei privati che potranno decidere di finanziare personalmente la primissima IA europea.