La rivelazione è dei media israeliani: Israele e Russia hanno allacciato contatti diplomatici riservati per parlare di Siria e soprattutto del nucleare iraniano. In un mondo in cui il diritto internazionale non viene più considerato, spiega Valeria Giannotta, direttore scientifico dell’Osservatorio Turchia del CeSPI, e in cui prevalgono le grandi potenze, la Russia sta per essere riabilitata in tutto e per tutto: lo dimostrano i rapporti fra Trump e Putin, ma anche la recente telefonata fra il capo del Cremlino e Macron.
Se le regole non valgono più e ognuno agisce in base ai suoi interessi, a Israele conviene rivolgersi ai russi, alleati degli iraniani, proprio per cercare di calmare le acque con Teheran. Sapendo che comunque una nuova trattativa sul nucleare potrà eventualmente tornare d’attualità sul lungo periodo.
Secondo la tv Kan e Times of Israel Israele e Russia avrebbero cominciato colloqui segreti pochi giorni dopo la fine della guerra dei 12 giorni contro l’Iran. Un dialogo che riguarderebbe i rapporti con Teheran, ma anche la Siria. Perché Netanyahu ha bisogno di Putin?
Russia e Israele non hanno mai avuto problemi tra loro. Anzi, prima che si parlasse della Turchia era stata ventilata l’ipotesi che fosse proprio Israele a mediare fra Russia e Ucraina. Mosca ha interessi sostanziali in Iran in virtù di accordi di cooperazione strategica in tanti settori, anche in quello nucleare: alcune centrali sono gestite da personale russo. Teheran ha venduto a Putin droni usati nella guerra ucraina. La Russia, che prima sosteneva Assad, a oggi mantiene degli avamposti in Siria, soprattutto al Sud, in zone in cui Israele sta cercando di ampliare la sua sfera d’influenza.
Putin fino a poco fa era il Capo di Stato destinatario di un mandato di arresto internazionale, ora aspira a mediare in un conflitto molto delicato. Cosa è cambiato?
Credo che la Russia stia per essere riabilitata. I contatti con gli USA sono sempre più consistenti e Trump, per quanto ondivago nelle sue posizioni, fa sempre più riferimento a Putin come suo interlocutore. Due giorni fa c’è stata la prima telefonata di Macron a Putin dopo tre anni. La Russia di Putin, insomma, ricomincia a essere un interlocutore. Non dico affidabile, ma un interlocutore. Nel contesto internazionale non esiste più una cornice normativa di riferimento e allora si assiste al ritorno delle grandi potenze, che fanno quello che vogliono, tutelando i propri interessi. I contatti fra Israele e Russia testimoniano un po’ questo clima, in un momento in cui Trump annuncia come vicina la tregua a Gaza, senza spiegare bene a quali condizioni, Tel Aviv guarda a Mosca, forse anche perché del presidente americano ci si fida fino a un certo punto.
Parlare con la Russia, per Israele vuol dire sperare di riprendere una trattativa con l’Iran per evitare che dopo l’attacco delle scorse settimane ce ne sia un altro?
L’Iran intanto è uscito dall’Agenzia atomica dell’ONU. È la conferma che c’è un apparato normativo che non funziona e che ognuno agisce in base ai propri interessi. Nel momento in cui Israele e Russia hanno buoni rapporti e Mosca è uno stakeholder dell’Iran, se Tel Aviv vuole tenere sotto controllo il programma nucleare iraniano le fa gioco che la Russia intervenga per perorare la causa di Israele. Per creare una cornice di contenimento che faccia gli interessi di Netanyahu. L’Iran, d’altra parte, dopo i bombardamenti subiti non può avere nessun tipo di fiducia nei confronti di qualsiasi partner occidentale.
La Russia potrebbe diventare il garante di un eventuale accordo Israele-Iran?
La Russia non garantirà niente, può tutelare i propri interessi relativi al programma nucleare iraniano. Ci sono degli esperti russi che operano in Iran per questo. Può cercare di creare un equilibrio, favorire uno spirito di deterrenza per evitare una nuova escalation. Non credo che l’Iran rinuncerà mai al programma nucleare e Israele ha bisogno di tenere sotto controllo la situazione, e per contenerlo meglio si rivolge alla Russia.
Israele ha chiesto una mediazione alla Russia una settimana dopo la fine degli attacchi all’Iran, vuole dire che non è sicuro di aver distrutto veramente i siti nucleari iraniani?
Credo che quello che è successo due settimane fa sia stata un’operazione “cosmetica”, tanto per mandare un messaggio e far capire agli iraniani che cosa rischiano se non stanno al loro posto. In realtà nessuno ha interesse a bombardare veramente l’Iran. Netanyahu, per quanto spregiudicato, sa che attaccare con continuità l’Iran significa ottenere un effetto domino che può accendere la miccia di un conflitto globale. Credo comunque che Israele abbia attaccato l’Iran per distogliere l’attenzione da quello che sta facendo a Gaza. Perché altrimenti proprio in questo momento ha scoperto che indipendentemente da tutti i problemi la priorità è l’intervento contro l’Iran? Credo, comunque, che alla fine Teheran non scenderà a patti, ma che si potrà tornare a una situazione ex ante l’attacco.
La mediazione della Russia non porterà a niente?
I Paesi mediorientali hanno un orgoglio spiccatissimo, lo vedo anche in Turchia. Più vengono “bastonati” più alzano i toni e creano polarizzazioni. L’Iran è arrabbiatissimo. La Russia, che non appartiene al blocco occidentale, ma anzi, ne è presa di mira, non permetterà di risolvere i problemi tra Israele e Iran, ma forse di calmare un po’ le acque, per poi tornare eventualmente un domani a un negoziato.
(Paolo Rossetti)
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