IRAN vs USA/ Le scommesse dei mercati sulla risposta di Teheran a Trump

- Paolo Annoni

Lo scenario di guerra aperta tra Usa e Iran per il momento è escluso. I mercati potranno però scommettere su alcune mosse di Teheran

Iran Manifestazione Soleimani Lapresse720 640x300 Manifestazioni in Iran dopo l'ucccisione di Soleimani (Lapresse)

L’uccisione del generale iraniano Soleimani per il momento non sembra aver particolarmente disturbato “i mercati”. È salito il petrolio ed è continuato il rialzo dell’oro. Nel primo caso si sconta la rottura degli equilibri in Medio Oriente e la possibile destabilizzazione di diverse fazioni in campo, nel secondo si compra protezione con il più classico dei beni rifugio. Sono due “movimenti”, tra i tanti, che segnalano un aumento della volatilità e dei timori al di sotto degli indici che per ora non hanno smesso di salire.

Ci si interroga da giorni sulle conseguenze geopolitiche e finanziarie dell’uccisione di Soleimani e si è sentito di tutto. Non è facile razionalizzare perché gli Stati Uniti, per quanto esplicitamente, hanno consegnato alla cronaca un episodio di guerra asimmetrica che non si aspettava nessuno. Le probabilità di una guerra “vera”, nonostante i proclami iraniani, rimangono basse; certo sono marginalmente cresciute, ma sono ancora remote. L’Iran non ha la forza economica, dopo anni di sanzioni, o militare di affrontare apertamente e direttamente gli Stati Uniti. Non è nemmeno chiaro chi eventualmente correrebbe in suo aiuto. La Russia, concorrente in Siria e nello scenario mediorientale, molto probabilmente no anche per i rapporti tra Cina e Iran. Mosca non vorrebbe nemmeno che via Iran venisse regalata tecnologia alla Cina.

Questo non significa che non ci saranno reazioni da parte dell’Iran. Crediamo anzi che i mercati cominceranno a scontare un aumento della volatilità “scommettendo” su risposte asimmetriche da parte di Teheran facendo leva sulle proprie capacità di guerra “informatica”. L’Iran potrebbe spostare lo scontro sul terreno economico e finanziario selezionando obiettivi “soft” con attacchi “informatici” in grado di generare caos magari tra i consumatori americani. L’obiettivo potrebbe ragionevolmente essere quello di indebolire una presidenza, Trump, che a questo punto è evidentemente ostile e non preferibile; in sostanza si tratterebbe di fermare Trump al primo mandato sperando di trovare da gennaio 2021 una presidenza più favorevole. Rendere la campagna elettorale di Trump, oggi favorito, più complicata è un obiettivo che si può perseguire “arruolando” consumatori arrabbiati. Questo è uno scenario su cui si sono esercitati importanti diplomatici americani in posizioni apicali durante presidenze che nulla hanno a che vedere con quella attuale.

Se questo è lo scenario è possibilissimo che i rumour di tensioni e attacchi siano catalizzatori di volatilità sui mercati che oggi in apparenza ancora non si vede. Lo scenario di guerra aperta per il momento è escluso e questo spiega la tenuta degli indici degli ultimi, giorni ma poco dice dei prossimi mesi.

Infine ancora una volta l’Unione europea non esiste. Esistono dichiarazioni congiunte dei principali Stati europei e posizioni dei singoli Stati membri ciascuno con i propri interessi particolari. Vagheggiare di soluzioni europee o di posizioni comuni europee sul dossier iraniano, o su quello libico, a questa punto è malafede, ideologia spinta al ridicolo o impotenza totale. Temporeggiare in attesa che “l’Europa” si pronunci è assurdo e fuori dal tempo e dalla storia come dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la crisi iraniana. Ognuno deve pensare a se stesso e decidere con chi vuole stare.







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