Secondo il portavoce russo Dmitry Peskov Israele non è interessato ad una de-escalation con l'Iran: la situazione in Medio Oriente è destinata a peggiorare
Potrebbero aggravarsi rapidamente fino al punto di non ritorno le tensioni tra Israele e Iran scoppiate lo scorso venerdì e che per ora sembrano essere sul filo del rasoio di una possibile guerra nucleare, con un rischio ben più elevato rispetto a quello che da più di tre anni a questa parte causa l’apprensione del mondo intero rispetto all’invasione russa dell’Ucraina: proprio la Russia, in tal senso, è stata vista in Occidente come un possibile mediatore chiave nelle tensioni israelo-iraniane, tanto che il Cremlino si sarebbe esposto personalmente per cercare una mediazione.
Partendo dal principio, è bene ricordare che tra lo stato ebraico e quello islamico le tensioni perdurano in modo velato da quando Tel Aviv ha lanciato la sua operazione su larga scala a Gaza contro (così si dice) i miliziani di Hamas: lo scoppio delle ostilità vere e proprie, dopo mesi di minacce più o meno dirette, però, risale allo scorso venerdì, quando il governo israeliano ha lanciato un’inaspettata offensiva a Teheran colpendo ed uccidendo le massime cariche militari iraniane.
L’obbiettivo dichiarato a Tel Aviv sarebbe quello di scongiurare l’arricchimento dell’uranio che permetterebbe all’Iran di ottenere la sua prima bomba atomica; mentre, ovviamente, i razzi israeliani non sono passati impuniti, visto che Teheran, poche ore più tardi, ha lanciato la sua controffensiva issando anche la cosiddetta “bandiera della vendetta”: attualmente, nelle tensioni, sarebbero morti 220 iraniani e 24 israeliani, secondo i dati ufficiali emanati dai due paesi.
Dal conto della comunità internazionale, è sorprendente (ma forse neanche tanto) notare che si è alzato un coro quasi unanime di condanna all’Iran, decantando il diritto israeliano a difendere il suo popolo e la sua stessa esistenza, ovviamente fermo restando che non vi erano reali prove che lo stato ebraico fosse nel mirino nucleare di Teheran: è proprio qui che entra in gioco la Russia, vista come unico possibile mediatore con Teheran e Tel Aviv.
Secondo la Russia attualmente non ci sono le basi per una de-escalation in Medio Oriente: Israele non è interessato a mediare con l’Iran
Accogliendo il mandato internazionale, il Cremlino si è da subito mosso per cercare una de-escalation in Medio Oriente, sfruttando – presumibilmente – anche l’occasione per distrarre l’attenzione internazionale dall’Ucraina: proprio in questi giorni, infatti, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov sembra aver intrattenuto diverse conversazioni telefoniche bilaterali con Israele e Iran, cercando quella mediazione utile ad evitare un conflitto diretto che rischia di diventare nucleare.

Parlando con i giornalisti, Peskov – citato, tra gli altri, dall’agenzia Reuters – ha parlato di una “galoppante escalation” in Medio Oriente, chiedendo alle parti belligeranti di mantenere “la massima moderazione” nelle prossime ore: secondo il portavoce russo “la situazione peggiora rapidamente” e attualmente “il livello di imprevedibilità è assoluto“; mentre, dal punto di vista delle tensioni, Peskov ha spiegato che attualmente “Israele non è interessato alla mediazione” pacifica.
Dal conto suo, Peskov ha ribadito la disponibilità di Mosca a mediare per evitare escalation, mentre a non credere al buon cuore della Russia ci sarebbe la Commissione UE: solo ieri, infatti, il portavoce Anouar El Anouni ha ricordato che “la Russia non ha alcuna credibilità”, dato che a suo avviso l’unico interesse di Putin e dei suoi sottoposti “è la guerra”, ricordando anche che solo recentemente Mosca ha firmato una serie di accordi strategici con l’Iran (che fortunatamente non prevedono clausole di reciproca difesa), specchio della “profonda cooperazione” tra i due paesi.