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Home » Esteri » Medio Oriente » ISRAELE, STRAGE CONTINUA A GAZA/ Una sofferenza troppo grande e una barbarie da fermare

  • Medio Oriente
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ISRAELE, STRAGE CONTINUA A GAZA/ Una sofferenza troppo grande e una barbarie da fermare

Int. Ibrahim Faltas
Pubblicato 17 Maggio 2025 - Aggiornato alle ore 14:36
Profughi interni palestinesi a Jabalia, nel nord di Gaza (Ansa)

Profughi interni palestinesi a Jabalia, nel nord di Gaza (Ansa)

Gaza è stremata, ma l’IDF attacca, distrugge e uccide. La testimonianza di padre Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa

Un accanimento incomprensibile, contro una popolazione stremata alla quale viene detto di spostarsi per non trovarsi sotto il fuoco delle armi, ben sapendo che non c’è nessun luogo dove può andare e sentirsi al sicuro. Un progetto di distruzione totale, messo in atto non solo a Gaza, ma anche in Cisgiordania, dove l’IDF ha preso di mira le scuole, impedendo anche agli insegnanti di recarsi al lavoro e occupando militarmente gli istituti.


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In tutto questo, racconta padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, da tre mesi non arrivano aiuti umanitari e la comunità internazionale rimane sostanzialmente inerte. Solo il Papa chiede di fermare una violenza ostinata, esercitata in un territorio già completamente devastato, con l’unico scopo di cacciare la popolazione che ancora rimane.


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I morti a Gaza hanno superato quota 53mila, e sono destinati ad aumentare, ora che è partito il nuovo piano di attacco di Netanyahu.

Gli attacchi israeliani nella Striscia di Gaza stanno causando moltissimi morti. Eppure, Netanyahu annuncia una prossima grande operazione militare: come si può distruggere più di così il territorio? E perché?

In meno di due giorni sono morte più di 250 persone, in maggioranza bambini e donne. E moltissimi sono i feriti. Le minacce di ulteriori e più violenti attacchi alla popolazione di Gaza sono state messe in atto e in queste ore è partita una grande operazione di terra: carri armati sono entrati nei campi dove si è concentrata maggiormente la popolazione civile. Non capisco e non conosco il perché di tanto accanimento su persone inermi che non possono difendersi. Tutta questa violenza è incomprensibile e ingiustificabile.


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Le distruzioni sono sempre più indiscriminate: cosa ha in mente davvero il governo israeliano?

Il progetto di distruzione di Gaza e dell’umanità di Gaza appare sempre rivolto a una cancellazione totale del territorio e dei residenti. Da più di diciannove mesi a Gaza si muore, si vive nel terrore, si soffre per la disumanità che esseri umani consapevoli rivolgono ad altri esseri umani innocenti e che non hanno nessuna possibilità di difendersi.

Dove vengono mandati i palestinesi? 

Oggi (ieri, nda), dal cielo, oltre alle bombe sono arrivati sulla popolazione biglietti che invitano ad allontanarsi da rifugi precari per andare verso sud senza nessuna garanzia di tutela e di sopravvivenza. Non posso immaginare la sofferenza di un numero così alto di esseri umani che già hanno subito tanta violenza.

In questi giorni si toccheranno i 40 gradi: cosa e quanto patiranno gli ammalati, i bambini, gli anziani, le donne, i disabili? L’operazione “Carri di Gedeone” registrerà ancora morti! Manca tutto: il cibo, l’acqua, l’energia, i farmaci, a persone già stremate dalla fame, dalla sete, dal caldo e dal terrore di una guerra che dura da troppo tempo.

Trump ha dichiarato che molte persone muoiono di fame a Gaza. Poco prima, però, il suo inviato Steve Witkoff ha detto che gli USA non costringeranno Israele a concludere la guerra. Gli americani, invece di avallare le decisioni degli israeliani, non potrebbero intervenire almeno per far arrivare gli aiuti umanitari?

La gente sta malissimo a Gaza, in Israele, in Palestina. La spirale di violenza avvolge completamente quest’area importante del Medio Oriente. Si parla tanto, si dicono tante cose da tanto tempo, ma non si vedono azioni concrete che facciano terminare l’assurdità della guerra.

Solo Papa Francesco e ora Leone XIV hanno chiesto e hanno cercato di fermare la violenza con la volontà di arrivare alla pace attraverso il dialogo e la mediazione. Chi ha la responsabilità di non fare entrare aiuti umanitari dai primi di marzo riesce a guardare negli occhi i propri figli? È una responsabilità umana prima che politica. Chi può fermare la barbarie della guerra lo faccia presto, per essere degno ancora di appartenere al genere umano.

Il ministro Ben Gvir ha dichiarato che Israele, in Cisgiordania, deve fare come a Gaza: distruggere tutto. E lo sta già facendo: si sono moltiplicati i raid dei coloni che bruciano auto dei palestinesi e assaltano i loro insediamenti, e l’esercito viene accompagnato dalle ruspe per abbattere case e impedire alla gente di rientrare. Gli obiettivi sono gli stessi di Gaza?

È un disegno incomprensibile, quello messo in atto in Cisgiordania. Ancora più incomprensibile è la mancanza di intervento della comunità internazionale che consente questi comportamenti nonostante le numerose risoluzioni e gli accordi che sono stati firmati negli anni.

La situazione è gravissima anche in Cisgiordania: manca il lavoro, manca la possibilità di spostarsi per cercare il lavoro, il livello di povertà è salito e la gente non ha da mangiare. È una situazione terribile, che non vede una soluzione immediata, possibile e definitiva.

Sempre in Cisgiordania, in questi giorni, centinaia di insegnanti sono stati bloccati per impedire loro di andare a scuola a insegnare. Vicino a Salfit, secondo l’agenzia palestinese WAFA, l’IDF ha “condotto attacchi feroci e aggressivi contro le scuole, occupandole militarmente”. Perché proprio le scuole?

La scuola non è solo luogo di aggregazione, è centro di sviluppo, di crescita, di confronto. Colpire le scuole, distruggere la possibilità di imparare e di insegnare, è un segno di inciviltà che mi fa soffrire. Sono direttore delle diciotto scuole della Custodia di Terra Santa e ho sempre considerato la scuola come un luogo sacro. Il Santo Padre, nell’udienza ai fratelli delle Scuole cristiane, me lo ha confermato, affermando: “La cattedra è il vostro altare!”

Per l’operazione annunciata da Netanyahu, che prevede una grande azione militare e l’occupazione di Gaza, sarebbero stati richiamati migliaia di riservisti. Cosa pensa la società israeliana?

La guerra sta stremando tutti, anche la società civile israeliana sta soffrendo. Tutti sono stanchi della guerra e la paura si è impadronita della vita della popolazione: sono aumentati i missili lanciati dallo Yemen. Ero per strada a Gerusalemme quando è caduto un missile nelle vicinanze e, oltre al sollievo per il pericolo scampato, ho visto il terrore negli occhi della gente che scappava per mettersi in salvo.

Cosa può fare la comunità internazionale?

La comunità internazionale deve chiedere agli organismi preposti di mettere in atto le leggi e il diritto internazionale già esistenti. Controllare che i diritti umani siano rispettati è indispensabile per fermare la violenza; rispettare gli accordi esistenti, per ripristinare condizioni di vita più umane in quest’area importante del Medio Oriente, è il primo vero passo sulla via della verità e della giustizia per arrivare alla pace.

L’Onu dice che l’escalation a Gaza equivale a pulizia etnica. È ormai una evidenza per tutti?

Si discute tanto sulle parole usate per definire la situazione vergognosa e disumana di Gaza. Le immagini di morte e di distruzione sono evidenti, le ferite e i traumi sui corpi e nelle menti sono incancellabili. Alle definizioni preferirei azioni evidenti e definitive che portino a un equilibrio di pace, stabile e duraturo, nell’amata Terra Santa, stremata e martoriata dal male della guerra.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Donald TrumpBenjamin Netanyahu

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