Gli Istituti Confucio potrebbero essere dei veri e propri strumenti di spionaggio della Cina. Creati nel 2004 per promuovere la diffusione all’estero della lingua e cultura cinese, sembrerebbero in questo momento nascondere delle mire molto più spaventose in quanto dipendenti da Pechino. In Italia ce ne sono 15, mentre in totale nel mondo sono 550 suddivisi in 162 Stati.
A lanciare l’allarme sul fenomeno, in una intervista a Il Giornale, è stato Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente della Commissione Affari Ue del Senato e in passato Ministro degli Esteri. “È nettamente più grave di una invasione militare perché è un attacco alle coscienze. Quella degli Istituti Confucio è una falsa immagine, data da un Paese retto dalla dogmatica affermazione del pensiero unico, del verbo unico e della politica unica del Partito-Stato cinese”, ha denunciato.
Istituti Confucio sono strumenti di spionaggio della Cina? La denuncia di Giulio Terzi di Sant’Agata
Giulio Terzi di Sant’Agata non ha dubbi su come funzionino gli Istituti Confucio, capaci di trasformarsi da luoghi di cultura a strumenti di spionaggio della Cina in tutto il mondo. “La missione di Pechino è quella di esprimere, attraverso la collaborazione culturale, le ‘meravigliose’ conquiste fatte dal comunismo cinese nei programmi scolastici. Un bagaglio che viene esportato all’estero tramite queste istituzioni e le varie associazioni di amicizia”. L’aspetto paradossale è che, nonostante ciò, il trend è in aumento. In Italia il più famoso è quello dell’Università Sapienza di Roma. A Milano ce ne sono due. L’ultimo ad essere stato creato è a Catanzaro.
Il problema è rappresentato in tal senso dal fatto che essi, a differenza degli enti simili europei, sono molto meno controllati. Un caso emblematico è quello dell’Aula Confucio (una versione più soft dell’istituzione) creata in una scuola media di Bari. È qui che di recente un professore ha mostrato ai suoi alunni la cartina del Paese con Taiwan annesso al territorio della Repubblica Popolare.