«Nella seconda metà dell’anno l’Italia rischia la bancarotta»: a dirlo è uno studio di “Le Monde”, autorevole quotidiano francese che cita i dati di Coface (l’assicurazione dei crediti commerciali alle imprese private) sulla crisi economica e produttiva che già sta colpendo mezza Europa dopo l’emergenza sanitaria Covid-19. In Francia i fallimenti aumenteranno del 21% entro la fine del 2021 – scrive ancora Le Monde – colpendo più di 60.000 imprese ed una perdita di quasi 200.000 posti di lavoro: ma in Italia? Ecco, il dato qui peggiora ancora di più e dopo i vari decreti e il nuovo piano “Progettiamo il Rilancio” in discussione agli Stati generali del Governo Conte si attende una risposta immediata alla potenziale crisi “esplosiva” in arrivo da settembre a fine 2020. «Il dato è più o meno lo stesso in Spagna (+22%), significativamente più alto nel Regno Unito (+37%) e in Italia (+37%), nonché nei Paesi Bassi (+36%)», spiega il quotidiano francese citando i dati di Coface del 16 giugno scorso. Va meglio alla Germania che con gli investimenti e il piano immediato di “shock economico” varato dal Governo Merkel dovrebbe perdere “solo” il 12% delle aziende per fallimento: restano comunque dati imponenti, tutti ancora da verificare, ma che gettano una fosca ombra sul destino immediato delle aziende italiane ed europee.
I SETTORI PIÙ COLPITI DALLA CRISI
«Poiché l’apertura di una procedura di fallimento è divenuta di fatto volontaria, solo le imprese più in difficoltà, senza prospettive di ripresa una volta sotto controllo la crisi sanitaria, hanno fatto questa scelta fin dalle prime settimane del confinamento», spiegano gli esperti di Coface nel report che fa tremare la Francia ma che dovrebbe ancor di più far preoccupare il Governo italiano e le propri imprese. Su questa scia da tempo si è messa Confindustria del neopresidente Bonomi – oggi ospite agli Stati generali dopo lo scontro a più riprese con il Premier Conte – che ha allertato il pericolo di fallimenti e produzioni al collasso se non si interviene subito a sostenere le politiche attive del lavoro, gli imprenditori e le stesse aziende colpite dal Covid (proposta di tenere aperte le imprese in agosto arriva proprio da questo timore, ndr). i settori più in crisi, secondo il piano francese, sarebbero le start-up, il turismo, la ristorazione e i trasporti (ma anche il tessile e il consumo della moda non sarebbe da meno). L’entità dei fallimenti sarà legata al calo del PIL osservato e alle prospettive di ripresa nel 2021, spiega la rassegna stampa di Epr sul lungo articolo di Le Monde.