Hanno fatto il giro del mondo le immagini di Jacob Frey. Il sindaco di Minneapolis si è inginocchiato di fronte alla salma di George Floyd, durante la cerimonia funebre che si è svolta nella chiesa dell’università della città del Minnesota, ed è scoppiato a piangere. È stato uno dei molti momenti carichi di emozione che si sono registrati durante i funerali dell’afroamericano ucciso senza motivo da un poliziotto bianco. Nei giorni scorsi si è reso protagonista di un botta e risposta col presidente Usa Donald Trump, che in un tweet lo aveva criticato, definendolo «molto debole» e denunciando una «totale mancanza di leadership» a causa delle proteste violente divampate in città. «Debolezza è rifiutare di assumersi le responsabilità delle proprie azioni, è puntare il dito contro qualcun altro in un momento di crisi», aveva replicato il sindaco di Minneapolis in conferenza stampa. «Donald Trump non sa nulla della nostra forza. Siamo forti da morire; è un momento difficile, ma ce la faremo», ha aggiunto Jacob Frey. E aveva pure attaccato la polizia: «Non sono un procuratore ma lasciatemi essere chiaro, quel poliziotto ha ucciso una persona. Lui oggi sarebbe vivo se fosse stato bianco».
JACOB FREY E QUELLA RIFORMA DELLA POLIZIA CHE NON ARRIVA
Ma la morte di George Floyd è la certificazione della “sconfitta politica” del sindaco di Minneapolis. Due anni fa, Jacob Frey ha puntato molto nella sua campagna elettorale sulla volontà di riformare il Dipartimento di Polizia. Il suo predecessore, il sindaco Hodges, aveva dovuto affrontare critiche feroci dopo le due sparatorie che portarono alla morte nel 2015 di Jamar Clark, un uomo di colore accusato di aver aggredito la sua fidanzata, e nel 2017 di Justine Ruszcyk, una donna bianca che aveva chiamato il 911 per segnalare di aver sentito delle urla. Tre giorni il poliziotto nero era già condannato per omicidio e poco tempo dopo la famiglia della donna ha avuto un risarcimento di 20 milioni di dollari. Evidentemente non è stato fatto abbastanza per cambiare le cose, eppure ora rilancia il tema della riforma della polizia. «Dopo quello che è successo deve esserci un vero cambiamento», ha dichiarato al New York Times. Finora però quei cambiamenti che molti si aspettavano, e che aveva promesso dal 2018, non sono arrivati.