Il settore della moda si sta dimostrando negli ultimi tempi un settore capace di perdonare e dimenticare. Lo sottolinea la collega di Repubblica Serena Tibaldi, che cita diversi casi, come ad esempio quello con protagonista John Galliano, stilista che a febbraio di dieci anni fa, era il 2011, venne ripreso in un bar parigino mentre inveiva in maniera antisemita contro due avventori, e che per questo venne cacciato dal suo ruolo di prestigio, la direzione creativa di Christian Dior, con tanto di processo, multa, ammissione di dipendenza da alcol e droghe, e ricovero per la disintossicazione.
Nel 2014, a tre anni da quei fattacci, tornò comunque sulle scene, alla guida di Maison Margiela, ed oggi i suoi vestiti sono fra i più attesi alle sfilate di Parigi. Qualcosa di simile accadde nel 2017 ad un altro super marchio d’alta moda come Gucci, che quattro anni fa venne accusato di aver copiato un capo di Dapper Dan, stilista di Harlem: critiche feroci ma l’azienda riuscì a far dimenticare l’accaduto alleandosi con lo stesso Dan, finanziando l’apertura di un suo atelier e lanciandone una linea.
JOHN GALLIANO, GUCCI E VICTORIA’S SECRET: QUANDO LA MODA ASSOLVE TUTTI
La Tibaldi cita poi il caso di Victoria’s Secret, noto brand di lingerie accusata di essere troppo politically correct, che ha così deciso di dare spazio a indossatrici curvy e trans, mai viste prima nelle sfilate del noto marchio d’oltre oceano. Altro caso lampante è quello di Jeffree Star, vlogger di make up fra i più visti su Youtube, accusato di bullismo e di conseguenza insultato pesantemente sui social, con richieste di ban. Dopo essersi defilato per qualche tempo dal tubo, si è scusato ed ha quindi ricominciato a macinare filmati come sempre: “Ha già recuperato i fan persi – spiega la giornalista di Repubblica – e la sua linea di prodotti va alla grande. Come se nulla fosse”.