“L’ordine costituzionale è stato in larga parte ripristinato“. Lo ha annunciato il presidente del Kazakistan, dopo quattro giorni di proteste e l’arrivo dei militari dalla Russia. Un’ondata di disordini senza precedenti con un bilancio di 26 manifestanti uccisi e oltre 3mila persone arrestate. La principale piazza di Almaty, quella della Repubblica, è stata sgombrata dalle forze di sicurezza. Lì si erano concentrate le proteste dei dimostranti antigovernativi. Lo riferiscono la russa Tass, che cita cronisti sul posto, e la tv locale Khabar 24 news. Kassym-Jomart Tokayev non ha nascosto di aver dato ordine ai suoi militari di “sparare per uccidere senza preavviso” al fine di sedare le rivolte. Il suo portavoce l’ha definita una “operazione antiterrorismo” che ha consentito alle autorità locali di riprendere il controllo della situazione in Kazakistan.
IN KAZAKISTAN “MASSIMA ALLERTA TERRORISMO”
Si tratta delle proteste di piazza più grandi e significative da quando il Paese tre decenni fa è diventato indipendente. Le manifestazioni sono cominciate per l’aumento dei prezzi del gas liquido, per poi diffondersi rapidamente nel resto del Paese, alimentate dal malcontento nei confronti del governo e del sistema di potere che ha in mano le redini del Kazakistan. Le proteste si sono rivelate anche molto violente, infatti alcuni edifici governativi sono stati dati alle fiamme e decine di manifestanti, oltre ad una dozzina di agenti delle forze dell’ordine, sono stati uccisi. Per riportare la calma è stato reintrodotto un tetto al prezzo dei carburanti ed è stata annunciata una moratoria sugli aumenti delle tariffe dei servizi pubblici, inoltre il presidente Tokayev ha accettato le dimissioni del governo, ma usato anche toni duri contro i manifestanti, definiti “bande terroristiche“.
Intanto il Consiglio di sicurezza nazionale ha decretato il livello rosso di massima allerta terrorismo, grazie al quale le autorità potranno eseguire perquisizioni e ispezioni di abitazioni e automobili, limitare temporaneamente la libera circolazione dei singoli cittadini, condurre attività di sorveglianza e intercettazioni con sistemi di telecomunicazioni, mobilitare le forze di sicurezza e inasprire più in generale tutte le misure di sicurezza sul territorio nazionale.
CINA OFFRE SUPPORTO AL KAZAKISTAN
Non trascurabile la richiesta di un’alleanza militare guidata dalla Russia. Si tratta dell’organizzazione del Trattato per la sicurezza collettiva, di cui fanno parte le ex repubbliche sovietiche di Bielorussia, Armenia, Tagikistan e Kirghizistan, oltre appunto al Kazakistan, che hanno iniziato a dispiegare le truppe per una missione di peacekeeping. Ma anche la Cina è intervenuta sui disordini, anche perché ci sono solidi rapporti economici con questo Paese. Per il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, il Kazakistan “sta adottando una serie di misure per contrastare il terrorismo e per difendere la stabilità“. Quindi, c’è il sostegno a “tutti i suoi sforzi per risolvere la situazione e si oppone con forza alle forze esterne che incitano alla violenza e al caos nella regione“. La Cina, che si è definita un “partner strategico globale“, si è detta disposta “a offrire tutto il supporto necessario” per aiutare il Kazakistan.
BORRELL “EVITARE AIUTI MILITARI ESTERNI”
La Farnesina in una nota ha fatto sapere che “l’Italia segue con grande preoccupazione i gravi eventi in Kazakhstan, Paese al quale è legata da rapporti di amicizia e da un solido partenariato economico, rivolgendo un forte appello affinché si metta immediatamente fine alle violenze“. Inoltre, chiede “che non si ricorra all’uso della forza e si avvii un percorso nazionale di allentamento delle tensioni in un quadro di piena sovranità in linea con gli standard di rispetto dei diritti e di pluralismo fissati dalle Organizzazioni Internazionali di cui il Kazakhstan è membro“. In Europa c’è preoccupazione riguardo gli sviluppi della crisi. “I diritti e la sicurezza dei civili devono essere garantiti“, ha scritto in un tweet l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, secondo cui “gli aiuti militari esterni riportano alla memoria situazioni che vanno evitate“. L’Ue è quindi “pronta a fornire il suo supporto per affrontare la crisi“.