Da sempre controcorrente e dissidente, al punto da valergli la prigione. Così Liao Yiwu, noto scrittore cinese, si è sempre battuto contro il regime comunista di Xi Jinping, scagliandosi anche contro i colleghi che hanno sempre evitato di esporsi. In questi giorni, ospite a Caorle, ha ricevuto insieme a Susanna Tamaro il premio letterario Luigi Amicone 2023, ed ha colto l’occasione per parlare del suo nuovo libro documentario ‘Wuhan’, in cui racconta la sua verità sul Covid e su come Pechino lo ha gestito.
Da sempre Liao Yiwu ha dovuto lottare per la verità, tra torture e veti. Il libro in cui racconta gli orrori subìti durante la prigionia, ‘Un Canto, Cento Canti‘ edito da Mondadori, lo ha dovuto riscrivere 3 volte perchè ogni volta gli venivano sottratti i manoscritti. E ora fa scalpore anche il suo nuovo racconto sul Covid, ancora una volta in contrasto con la narrativa generale che disegnava un’operato senza pari da parte della Cina nell’affrontare l’emergenza sanitaria.
Liao Yiwu: “Pechino ha superato George Orwell”
La verità raccontata da Liao Yiwu, in esilio a Berlino dal 2011, sicuramente può far scalpore ma potrebbe anche portare ad analizzare la pandemia e il suo propagarsi sotto un altro punto di vista. E le parole rilasciate dallo scrittore al Corriere della Sera sono particolarmente dure e polemiche:
“Perché il commercio e i voli internazionali da e per la Cina sono stati lasciati aperti quando Wuhan è stata chiusa in lockdown, consentendo così al virus di arrivare in tutto il mondo causando vittime al di fuori del Paese? Per Pechino il virus è stata l’occasione di mettere in pratica la più imponente, onnipervasiva e tecnologicamente avanzata forma di controllo su ogni aspetto della vita della popolazione. Xi ha superato la fantasia di George Orwell in 1984″. Il risultato sarebbe dunque un Paese in cui i cittadini non sono più liberi di pensare: “I cinesi non sono più uomini, ma macchine, hanno meno diritti di un cane perché lui può abbaiare mentre se loro urlano finiscono in una cella”.