Stando ad una ricerca del Crea, il centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita, nonché del CSD, il centro per lo studio della democrazia, e infine, un rapporto indipendente di Politico, il petrolio e il carburante russo starebbero arrivando in massa nell’Unione Europea attraverso la Turchia e il tutto è perfettamente legale. Ne scrive Politico spiegando come il tutto sia possibile grazie ad una “scappatoia” che consente l’ingresso nell’Ue di carburanti miscelati se etichettati come non russi.
Ovviamente questo escamotage permette alla Russia un grosso, grossissimo introito, almeno 3 miliardi di euro secondo quanto calcolato fino ad ora, e solo da tre porti e in 12 mesi. “La Turchia è emersa come una tappa strategica per i prodotti combustibili russi dirottati verso l’UE, generando centinaia di milioni di entrate fiscali per il bottino di guerra del Cremlino”, ha spiegato Martin Vladimirov, analista energetico senior presso CSD.
LA TURCHIA STA ESPORTANDO IN UE IL CARBURANTE RUSSO: FALLITA LA POLITICA DELL’OCCIDENTE?
La Russia sta cercando quindi di eludere le sanzioni e i blocchi imposti dall’occidente e dall’Ue, proteggendo il suo commercio di combustibili fossili, che rappresenta una voce molto importante per il bilancio del Cremlino, quasi la metà delle entrate, sovvenzionando nel contempo la campagna militare. Politico ha scoperto che già nel 2023 Mosca era riuscita ad aggirare le sanzioni, commerciando in Bulgaria e ottenendo un miliardo di euro, ed inoltre la misura firmata dal G7 con l’obiettivo di contenere il prezzo del petrolio di Mosca a 60 dollari al barile sarebbe fallita.
Dall’inizio della guerra in Ucraina la Turchia si è schierata sempre in una sorta di posizione neutrale, a cavallo fra Ue-Stati Uniti e la Russia, ma a quanto pare sarebbe diventata una vera e propria cassaforte per Mosca, un hub del gas che permette alla Russia di ottenere miliardi di euro. “Dobbiamo rafforzare i nostri vincoli e trovare modi per prevenire l’elusione delle sanzioni”, ha detto a Politico il ministro degli Esteri estone Margus Tsahkna. “I paesi terzi, in particolare i nostri alleati della NATO come la Turchia, dovrebbero allinearsi il più possibile alle nostre sanzioni”.
LA TURCHIA STA ESPORTANDO IN UE IL CARBURANTE RUSSO: COSA DICONO I DATI
Prima che la Russia invase l’Ucraina, l’Unione Europea importava un quarto del suo greggio totale da Mosca, mentre gli acquisti del diesel erano pari al 40%, ma ovviamente dopo il conflitto la situazione è drasticamente cambiata. Nel contempo la Turchia ha iniziato ad aumentare in maniera un po’ silenziosa le proprie importazioni di carburante dalla Russia, e nel contempo anche le esportazioni verso l’Ue. E così che fra febbraio 2023 e lo stesso mese del 2024, Ankara ha aumentato i suoi acquisti del 105 per cento su base annua e le esportazioni di carburante verso l’Ue sono cresciute del 107%.
Ciò ovviamente non significa che tutto il carburante che arriva in Ue dalla Turchia sia russo, ma sono comunque notevoli le quantità di carburante russo che stanno venendo “riconfezionate” e poi trasferite appunto negli stati membri. Alla luce di tale scenario non è da escludere che si decida di inasprire ulteriormente le sanzioni, in particolare le regole sulle importazioni di carburante russo da paesi extra Ue.