E’ iniziata “La vera storia della Uno Bianca“, docuserie di Raidue, che in due episodi, a partire da stasera lunedì 29 novembre, racconterà una delle più efferate storie di criminalità del nostro paese. “Criminalità disorganizzata”, come affermano i testimoni di quegli anni che hanno visto dal 1987 al 1994 la banda lasciarsi alle spalle una lunga scia di sangue. Difficilissimi da intercettare, nella prima parte della docuserie si parla subito di una delle mosse chiave della banda della Uno Bianca, la decisione di passare dalle rapine ai caselli autostradali alle estorsioni per diversificare i propri piani d’azione. (agg. di Fabio Belli)
La Uno Bianca, 103 crimini alle spalle
“La vera storia della Uno Bianca“, è la docuserie di Raidue, che in due episodi, a partire da stasera lunedì 29 novembre, riporterà alla luce una delle pagine di storia criminale italiana più agghiacciante. Il periodo è quello che va dalla seconda metà degli anni Ottanta e i primi anni Novanta: il luogo è l’Emilia Romagna, ma anche le Marche, e il suo marchio è una Fiat Uno di colore bianca. Sono stati commessi 103 crimini che hanno provocato 24 morti e 102 feriti.
Gli autori appartenevano ad una banda ben organizzata, che all’improvviso cominciò a spargere terrore nel Nord Italia, con rapine a mano armata ed estorsioni: 5 dei sei componenti della banda della Uno Bianca (l’auto che utilizzavano nelle loro missioni criminali) appartenevano alla Polizia di Stato. Il programma, che per il ciclo Crime Doc targato Rai Documentari, racconterà l’escalation di queste attività che hanno tenuto sotto scacco un’intera regione, tenendo con il fiato sospeso tutta l’Italia, ripercorrerà i sette anni delle indagini della polizia, che hanno portato alla sconcertante scoperta della presenza nel gruppo, di uomini in divisa, posizione che permetteva loro di non essere scoperti. La storia della Uno Bianca inizia nel 1987 e finisce nel 1994 con l’arresto di tutti i colpevoli.
La Uno Bianca, il mezzo usato dalla banda
La storia ha i suoi personaggi e prende vita con una serie di rapine che iniziano a palesarsi nei caselli autostradali per poi estendersi ai benzinai, ai supermercati, alle banche, agli uffici postali. La protagonista in assoluto è la Uno Bianca, scelta come mezzo di trasporto dai banditi per compiere gli atti: un’autovettura rubata, simile a molte altre dell’epoca e per questo facilmente confondibile. Era l’unico segno identitario della banda, che portò i telegiornali dell’epoca a parlare della “banda della Uno Bianca”, dando così un nome a questi sconosciuti autori di furti violenti.
Il primo colpo si consumò al casello di Pesaro per un bottino di circa un milione e trecentomila lire. Successivamente le rapine diventarono 12 in soli due mesi. Nel programma di Rai 2 parleranno gli uomini che si sono occupati delle indagini: i due poliziotti Baglioni e Costanza, che hanno cercato i fratelli Savi, poi il giudice Daniele Paci che volle costituire il ristretto pool investigativo interforze sul caso ed Eva Mikula. Quest’ultima era la giovanissima compagna di uno dei capi della Uno Bianca, Fabio Savi. La donna con documenti originali inediti, racconterà la sua verità sulla pericolosissima banda.
Le uccisioni
La Banda della Uno Bianca si rivelò in breve tempo spietata. Organizzò un tentativo di estorsione nei confronti di un rivenditore di auto di Rimini, Savino Grossi. Quest’ultimo fece finta di cedere al ricatto ma si affidò al commissariato che organizzò un agguato per acciuffare i ricattatori. Il 3 ottobre del 1987 Grossi si recò all’appuntamento in autostrada, al cavalcavia nei pressi di Cesena, nascondendo nel portabagagli un agente di polizia. Altre macchine delle forze dell’ordine lo seguirono a distanza. Ne scaturì un conflitto a fuoco che provocò il ferimento grave del sovrintendente Antonio Mosca, il quale morì dopo tanta sofferenza nel 1989: il primo morto per mano della banda della Uno Bianca, ma ne seguirono altri.
Il 30 gennaio del 1988, durante una rapina ad un supermercato venne ucciso la guardia giurata Giampiero Picello. Un mese dopo il collega di Casalecchio di Reno, Carlo Beccari, sempre al supermercato. Poi ci fu un susseguirsi episodi che provocarono la morte di altre persone. Tra i tanti la rapina al portavalori dove rimase ferito anche Francesco Cataldi, collega a sua volta di Beccari. Seguì l’uccisione di due carabinieri, Cataldo Stasi e Umberto Erriu, e durante l’ennesima rapina ad un supermercato, precisamente a Corticella, venne ucciso il pensionato Adolfino Alessandri, reo di aver avuto il ruolo di testimone oculare. Ma la scia di sangue provocata dalla banda dell’Uno Bianca proseguì in avanti, ancora a lungo.