Giovanna Zizzo, madre di Laura, la bambina di 11 anni uccisa dal padre una mattina di agosto di 5 anni fa a San Giovanni La Punta (Catania), ha affidato al Corriere della Sera una toccante lettera in cui spiega cosa è cambiato da allora, ma soprattutto come la gente del posto consideri lei la vera colpevole di quell’atroce delitto. Laura, fu uccisa dall’uomo che avrebbe dovuto difenderla e proteggerla, il padre appunto, Roberto Russo, il quale le si scagliò contro con un coltello ferendo anche l’atra figlia, Marika, salvata fortunatamente dai due fratelli maggiori, Andrea ed Emanuele, che riuscirono a disarmarlo e ad evitare un duplice omicidio. Per il delitto della propria figlia, l’uomo è stato condannato all’ergastolo in Cassazione. “Adesso che il processo è chiuso, ora che anche la Cassazione ha pronunciato quella parola – ergastolo – so che la mia Lauretta avrà giustizia”, scrive mamma Laura. Eppure, proprio ora che sul piano giudiziario si è chiuso un importante capitolo, ci sono altri aspetti che turbano ancora la donna e che adesso ha deciso di renderli pubblici. “Parlo delle istituzioni, dei miei concittadini, di tutto quello che sarebbe stato doveroso fare e non si è fatto per onorare la memoria di Lauretta e per essere dalla parte della mia famiglia”, spiega la donna, che ancora oggi non smette di sentirsi sola.
LAURA UCCISA A 11 ANNI DAL PADRE: MADRE ‘ACCUSATA’ DALLA COMUNITÀ
Giovanna Zizzo non si rivolge ad aspetti economici ma a quella mancanza di rispetto che invece ha notato da parte della gente del posto nei suoi riguardi. “Mi avrebbe fatto piacere sentire il calore umano della gente, del sindaco, degli assessori, della comunità religiosa. E invece ho vissuto questi cinque anni con la netta sensazione di essere una figura fastidiosa”, ha commentato la donna. Nessuno, dal giorno della morte, avrebbe mai chiesto come poter ricordare la piccola Laura, uccisa dal padre. “Quel che è peggio è che in alcuni sguardi leggo atti d’ accusa: sono stata io – mi dicono quegli sguardi – ad aver armato la mano del mio ex marito, io ad essermi allontanata dopo aver scoperto che aveva un’ altra, io ad avere la colpa di non aver lasciato correre…”, aggiunge Giovanna che in questa triste storia si sente lei colpevole di tutto, al punto da non riuscire all’inizio neppure a sostenere gli sguardi della gente. “Ma ora so che ho sbagliato a sentirmi sbagliata. Io sono la mamma di Laura, ho lei dalla mia parte e potete pensare quello che volete. Non mi nasconderò mai più dietro un paio di occhiali”, tuona oggi, consapevole. Tante le mancanze rammentate dalla donna, tra cui il fatto che il Comune non si costituì parte civile nel processo contro l’uomo accusato del delitto della sua bambina. nessuna targa è stata dedicata alla memoria della piccola né è stata concessa la possibilità di poter realizzare un evento in sua memoria. A detta di Giovanna, dietro questo atteggiamento ci sarebbe il timore della comunità di esporsi, “una sorta di rispetto per la famiglia dell’ assassino che impone un’ assurda par condicio: niente per nessuno allo stesso modo”.