Un paio di giorni fa il quotidiano Repubblica è tornato a ricalcare sull’idea che i lavoratori autonomi siano evasori nel 70% dei casi, sottolineando che “non è evasione di necessità“, come invece sostiene il ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. I dati citati da Repubblica sono presi dall’ultima Relazione sull’economia non osservata, voluta dal Mef e redatta dall’economista Alessando Santoro. Ma in realtà, secondo quanto ha spiegato Mariano Bella, direttore dell’Ufficio studi di Confcommercio, al Giornale, la realtà sarebbe ben diversa. Non è, infatti, affatto vero che i lavoratori autonomi sono tra i più efferati evasori fiscali, ma risulta, piuttosto, che l’interpretazione data da Repubblica sia leggermente tendenziosa, anche se forse frutto di un comune errore dovuto “alla complessità” dei tanti dati stilati da Santoro.
Confcommercio: “Non è vero che i lavoratori autonomi sono maxi evasori”
Insomma, secondo Bella quella di Repubblica potrebbe essere una semplice distrazione, perché la relazione di Santoro, su cui si basa l’accusa contro i lavoratori autonomi, presenta tanti dati ed è complessivamente “molto complessa e proprio per la sua complessità può talvolta essere usata in modo strumentale come una clava e non come strumento di conoscenza”. Infatti, quel fantomatico 70% rappresenta, in realtà, il gap contributivo Irpef del 2020, che non ha nulla a che fare con l’evasione propriamente intesa.
Secondo Bella, inoltre, sempre il 70% che si cita come numero di evasori tra i lavoratori autonomi è riferito al “2019, senza vedere che nel 2020 invece [le unità irregolari] sono crollate di oltre 700mila“. Tornando, però, al 70%, Bella sottolinea che “si scambia e si confonde l’evasione del reddito da lavoro autonomo con l’evasione degli autonomi, sono due cose distinte. Quando si traduce, come in questo caso è stato fatto dai commentatori, il dato del gap delle entrate Irpef con l’evasione dei lavoratori autonomi si commette uno sbaglio”. Infatti, secondo Bella la relazione del Mef “si riferisce al reddito da lavoro autonomo e non ai lavoratori autonomi. Il pensionato che fa il consulente o il muratore nel tempo libero, o quello che vende i profumi porta a porta e non dichiara, sta in quelle statistiche. Poi è chiaro che il grosso del lavoro autonomo è fatto dagli autonomi, ma i dati vanno citati per quello che sono”.