Quante volte abbiamo sentito la brutta e anche spesso inopportuna frase “non tirare per la giacchetta il presidente”, rivolta contro chi cercava di sfruttare alcune dichiarazioni del capo dello Stato per farne un uso politico strumentale. D’altra parte, il presidente Mattarella è figura assai autorevole, non solo per il ruolo istituzionale che riveste, e verso il quale il Paese nutre una grande rispetto, affetto e considerazione. Quindi quale voce più autorevole per far passare un messaggio politico, che stenta a essere veicolato?
In particolare, in questo caso, vorremmo soffermarci sull’uso vagamente strumentale che la sinistra sta cercando di fare in questi giorni delle parole di Mattarella sul tema lavoro, durante la sua visita, martedì scorso, all’azienda BSP Pharmaceuticals S.p.a. di Latina, un’assoluta eccellenza italiana nella produzione di antitumorali citotossici ad alto potenziale.
Parole dure e condivisibili in pieno sulla tragedia senza fine delle morti sul lavoro e anche sul livello dei salari da troppi anni ancora troppo bassi. Parole che però qualcuno ha pensato di usare pro domo sua per portare avanti quella che rischia di rimanere la sola proposta politica che il nuovo Pd di Schlein sembra di voler e poter portare avanti con decisione.
Quanto detto da Mattarella, secondo la Schlein, sarebbe da interpretare come un invito al Governo a introdurre il salario minimo. Cosa che invece non traspare affatto dalle parole del presidente, che invece sembra voler riconoscere al ministro Calderone e alla Premier di aver a cuore il problema sicurezza e quello del lavoro in genere.
Da quanto trapela da fonti di palazzo Chigi, ci sarebbe grande apprezzamento e condivisione sulle parole del capo dello Stato, che in buona sostanza promuovono il Governo per quello di buono fatto in materia di lavoro.
L’ultimo Rapporto mondiale 2024-2025 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, infatti, citato proprio nel discorso dal presidente della Repubblica a Latina, pur notando che l’Italia “si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo, con salari reali inferiori a quelli del 2008, nonostante l’avvenuta ripresa a partire dal 2024”, riconosce altresì che sia in atto una svolta quando registra che, “a partire dal 2022, la produttività è cresciuta.
Nel 2024 si registra un’inversione di tendenza, conseguenza anche dei rinnovi di tanti contratti collettivi, che però non compensa la fiammata inflattiva degli anni 2022 e 2023”.
Si tratta del riconoscimento a una dinamica dei salari che comunque sta cambiando rispetto agli anni passati (malgrado qualcuno a sinistra voglia far credere che non sia così) in linea con i dati sull’occupazione, che da due anni a questa parte, registrano una crescita record per il nostro Paese.
Secondo gli ultimi dati, infatti, in Italia ci sono oltre 24 milioni e 300 mila occupati, record assoluto e la disoccupazione è ai minimi da 18 anni a questa parte. E cosa di cui la Premier va particolarmente fiera, cresce a livelli record anche l’occupazione femminile (nel 2024 il tasso di occupazione ha raggiunto il 54,2%, record storico assoluto).
Ma, come detto, questi numeri incidono anche sulla crescita dei salari reali, in controtendenza rispetto al passato. Tra il 2013 e il 2022, infatti, mentre nel resto d’Europa il potere d’acquisto aumentava del 2,5%, in Italia diminuiva del 2%. Da ottobre 2023 la tendenza è cambiata e le famiglie stanno progressivamente recuperando il loro potere d’acquisto, con una dinamica salariale migliore rispetto a quella del resto d’Europa. Nel 2024, i salari reali sono aumentati del 2,3%.
Sul tema della sicurezza sul lavoro, su cui si è molto soffermato anche Mattarella, riconoscendo comunque l’impegno della Premier e della ministra Calderone nell’affrontare la questione, molto è stato fatto dal Governo, ma evidentemente non basta ancora. Per questo motivo l’Esecutivo ha deciso di agire prontamente con un decreto ad hoc.
Come ha annunciato Giorgia Meloni in un videomessaggio, il Governo avrebbe reperito oltre 650 milioni di euro da destinare a una serie di misure concrete, che insieme ai 600 milioni già disponibili dei bandi Inail destinati a cofinanziare gli investimenti delle imprese in questo ambito, portano a oltre un miliardo e 200 milioni le risorse disponibili per migliorare la sicurezza sui posti di lavoro.
Intenzione del Governo sarebbe quella di utilizzare i fondi per creare una serie di incentivi e disincentivi per le imprese, in base alla loro condotta in materia di sicurezza, con particolare attenzione al mondo agricolo (Mattarella aveva fatto riferimento proprio al caporalato nei campi, vera e propria schiavitù per tanti migranti irregolari che arrivano in Italia). Inoltre, obiettivo del Governo sarebbe quello di mettere al centro la cultura della prevenzione. Una parte importante di risorse, quindi, sarà rivolta alla formazione dei lavoratori, e potenziare la formazione in questo senso anche nelle scuole.
Tutto questo avverrà in condivisione con i sindacati, che saranno convocati nei prossimi giorni per aprire un tavolo sul tema sicurezza. Sindacati che sono sempre stati piuttosto refrattari, tranne la Cisl, a condividere alcune scelte giuste in tema di sicurezza e di lavoro prese dal Governo. Chissà che ora dopo il monito del presidente Mattarella e la risposta pronta dell’Esecutivo non si decidano a cooperare per il bene comune.
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