“Per le aziende italiane sarebbe un notevole svantaggio competitivo, dovuto non solo ai maggiori costi che le società si troverebbero a sostenere per tradurre il brevetto in tre lingue diverse, ma anche al fatto che i brevetti descritti in un’unica lingua sono, in sostanza, più chiari”.
Queste le parole di Giovanni Azzone rettore del Politecnico di Milano, rilasciate al Sole 24 Ore sul via libera da parte della commissione Ue all’avvio della procedura di cooperazione rafforzata per le nuove norme sul brevetto europeo, che prevedono la traduzione in tre lingue obbligatoria.
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“L’obiettivo ultimo di un brevetto – spiega – è, innanzitutto, difendere una proprietà intellettuale. Utilizzare la lingua naturale renderebbe più semplice questo processo: in ogni caso, se si utilizzasse solo l’inglese, ci sarebbe equità di trattamento per tutti”.
“È necessario – sostiene il rettore Azzone – che le piccole e medie imprese italiane ricevano un buon supporto per poter affrontare il nuovo scenario dei brevetti europei. La difficoltà sarebbe infatti non soltanto quella di trovare i traduttori, ma anche la necessità di una conoscenza reale del problema industriale da parte di chi ha a che fare con questi nuovi brevetti”.