Oggi l’Istat ha comunicato i dati sulla disoccupazione del terzo trimestre 2010. Emerge in particolare il fatto che a ottobre il tasso di disoccupazione è cresciuto all’8,7% dall’8,4% di settembre. Si tratta del valore più alto dal gennaio 2004, quando iniziarono le serie storiche mensili. Il tasso nel terzo trimestre 2010 è invece calato all’8,3% dall’8,4% del secondo trimestre: si tratta della prima discesa a livello congiunturale dopo sette trimestri di crescita. Tuttavia c’è un aumento dello 0,3% rispetto al terzo trimestre del 2009.
In base ai dati non destagionalizzati, nel terzo trimestre del 2010 la crescita della disoccupazione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, continua a interessare in misura più significativa gli uomini (+38.000 unità) rispetto alle donne (+12.000 unità).
Nel Nord la sostanziale stabilità dell’indicatore (dal 5,1% al 5,2%) riguarda sia gli uomini sia le donne; nel Centro il tasso si porta al 7,0% (era 6,5% un anno prima), per una crescita dovuta a entrambe le componenti di genere. Nel Mezzogiorno il tasso di disoccupazione risulta pari al 12,1% (era l’11,7% un anno prima), con una punta del 13,9% per le donne.
Il tasso di disoccupazione dei giovani di 15-24 anni raggiunge il 24,7%, con un massimo del 36,0% per le donne del Mezzogiorno. Nella classe 20-24 anni, il tasso di disoccupazione si attesta al 22,5% (20,8% nel terzo trimestre 2009).
Nel terzo trimestre 2010 il tasso di inattività della popolazione tra i 15 e i 64 anni si attesta al 38,6%, sei decimi di punto in più rispetto a un anno prima. Gli uomini registrano un incremento dell’indicatore più sostenuto in confronto a quello manifestato dalle donne. Nel Nord l’indicatore raggiunge il 31,6% (31,0% nel terzo trimestre 2009). Nel Centro il tasso di inattività si posiziona al 34,1% (33,9% nel terzo trimestre 2009), scontando la crescita della componente maschile e il calo di quella femminile. Nel Mezzogiorno, il tasso di inattività registra un aumento tendenziale di un punto percentuale attestandosi al 50,0%. Il risultato riflette il significativo incremento della componente maschile e la moderata crescita di quella femminile, per la quale il tasso di inattività rimane comunque particolarmente elevato e pari al 64,5%.
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