Il Direttivo nazionale della Cgil, riunitosi nella serata di mercoledì 11 maggio, ha approvato un documento contenente delle proposte sulle nuove regole per la contrattazione e per una sua generale ridefinizione. Il documento è stato approvato con 77 voti favorevoli, 19 contrari e 3 astenuti.
L’Italia, scrive la Cgil nel documento “non cresce a sufficienza per garantire la sostenibilità del debito pubblico, la buona occupazione, un welfare universale e inclusivo oltre che un reddito, da lavoro e da pensione, sufficiente ad assicurare un’esistenza dignitosa”. Dunque, “per conquistare e diffondere un welfare omogeneo nel Paese occorre allargare e rafforzare la contrattazione sociale territoriale verso le Regioni e le autonomie locali”.
La Cgil propone quindi “un accordo tra le parti sociali per lo sviluppo economico e il miglioramento sociale. Tale accordo poggia su una convinzione di fondo: non esiste crescita economica quantitativa che non sia anche crescita qualitativa e miglioramento sociale generale del Paese. In questo contesto la Cgil è interessata e disponibile a dar vita a una nuova intesa sulla struttura della contrattazione collettiva e alla contemporanea definizione di regole e diritti certi per la rappresentanza sindacale e la democrazia”. In particolare, il sindacato guidato da Susanna Camusso, ritiene che “vada superato il rischio di un’ulteriore frammentazione del sistema produttivo e del mondo del lavoro insito nella pratica della derogabilità dei Ccnl”.
La soluzione, secondo la Cgil, sta in questo: “Al fine di assicurare la capacità di aderire alle diverse situazioni, le categorie possono prevedere, nei rispettivi contratti nazionali, temi e strumenti di articolazione resi esigibili solo a fronte di accordi di secondo livello. Un modello quindi unitario e omogeneo negli obiettivi, ma non identico nelle sue articolazioni di settore”.
I nuovi Ccnl “dovranno essere meno prescrittivi e più propositivi di una contrattazione di secondo livello sulle reali condizioni di lavoro. Nei settori pubblici, i Ccnl dovranno definire le materie e le risorse per la contrattazione di secondo livello”. “In considerazione della attuale elevata frammentazione delle imprese occorrerà inoltre prevedere attraverso il Ccnl, dove non si potesse svolgere efficacemente la contrattazione di secondo livello, un’apposita indennità sostitutiva”.
La Cgil punta però anche a rivedere il sistema della rappresentanza, ritenuta “condizione indispensabile per avviare questa stagione” di cambiamento. A tal proposito, “la Cgil riconferma la propria piena disponibilità a definire una misurazione basata su un mix tra certificazione degli iscritti e voto delle Rsu, che conseguentemente devono essere confermate e generalizzate quali strutture di base, unitarie ed elettive, del sindacato”.