«I recenti dati riguardanti la disoccupazione in Italia confermano ciò che da tempo si sta cercando di sottolineare, cioè che la riforma del mercato del lavoro non è in grado di creare occupazione aggiuntiva, come hanno già insegnato esperienze passate sia italiane che europee». Insieme al professor Maurizio Del Conte, docente di Diritto del Lavoro presso la Bocconi di Milano, commentiamo i nuovi allarmanti dati riguardanti la disoccupazione, giovanile e non, diffusi recentemente dall’Istat. Nel mese di settembre, il tasso di disoccupazione tra i 15-24enni ha raggiunto quota 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,7 punti nel confronto tendenziale. La drammaticità di questi numeri non riguarda però solamente i giovani del nostro Paese: la disoccupazione aumenta infatti anche a livello generale, arrivando a settembre a quota 10,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto e di 2 punti nei dodici mesi. Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni risulta sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, con un tasso di inattività che si attesta dunque al 36,3%, stabile in termini congiunturali ma in diminuzione dell’1,3% su base annua. E’ sempre l’Istat a rilevare che a settembre le persone senza un lavoro sono 2,774 milioni, ovvero il 2,3% in più rispetto ad agosto (62 mila unità), mentre su base annua si registra una crescita pari al 24,9% (554 mila unità).
«Quello che oggi è necessario individuare – continua a spiegarci Maurizio Del Conte – sono soprattutto politiche industriali precise che riescano a far capire agli investitori italiani e stranieri che conviene investire nel nostro Paese. Questo è in parte anche il senso del tavolo sulla produttività che, in teoria, dovrebbe aumentare il vantaggio, soprattutto in termini di costo del lavoro, per le imprese che aumentano la loro capacità produttiva e che quindi si dimostrano maggiormente competitive sul mercato internazionale. Però è chiaro che questa è solo una delle tante proposte che possono essere messe in campo e che a mio giudizio vanno attivate il prima possibile, con l’obiettivo di porre rimedio a quel passo indietro fatto la scorsa primavera quando si è scelto di ridurre la tassazione agevolata al salario di produttività». Con una disoccupazione giunta a questi livelli, in particolare quella giovanile che viaggia intorno al 35%, Del Conte spiega che bisogna ormai rendersi conto che «stiamo parlando di una vera e propria emergenza alla quale è necessario dedicare ogni attenzione all’interno delle politiche economiche del Paese. Questo aspetto non può più essere considerato un effetto collaterale della crisi, ma una causa, perché quando il tasso di disoccupazione coinvolge fasce di popolazione così ampie diventa esso stesso un fattore di crisi dell’economia».
Secondo Del Conte abbiamo assistito fino ad oggi a una sostanziale «sottovalutazione del problema e soprattutto a una eccessiva fiducia sul fatto che la ripresa economica fosse in grado di trainare l’occupazione. In realtà siamo arrivati a livelli tali che, se non riparte l’occupazione, è difficile pensare che possa iniziare una vera ripresa economica. E’ chiaro che prima o poi la ripresa avverrà – aggiunge Del Conte – ma con questi livelli di disoccupazione ci ritroveremo, insieme alla Spagna e alla Grecia, ad essere gli ultimi ad agganciarla. Non dobbiamo continuare a pensare – conclude – che verrà prima la ripresa e solo successivamente il lavoro, ma viceversa, come causa e soluzione di questa attuale crisi».
(Claudio Perlini)