PENSIONI/ Un esodato: la Fornero vuol nascondere la verità sui numeri

- La Redazione

Secondo MAURIZIO VITALE le risorse per risolvere una volta per tutte la vicenda degli esodati si potrebbero facilmente reperire. Manca, tuttavia, la volontà politica per farlo

elsa_fornero_profilo_phixr Elsa Fornero (Infophoto)

La soluzione definitiva al problema degli esodati è lontana. Si procede lentamente, pochi brevi passi al giorno. Di recente, Elsa Fornero ha fatto sapere che, probabilmente, a fianco dei 128.900 cittadini senza reddito da pensione e da lavoro per gli effetti della sua riforma, ne saranno tutelati altri 10mila. Forse. Contestualmente, alla Camera la commissione Bilancio bocciava quegli emendamenti presentati dalla commissione Lavoro che avrebbero consentito di risolvere il problema almeno per il biennio successivo. Maurizio Vitale, rappresentante del Comitato mobilitati di Milano, spiega a ilSussidiario.net come valuta la situazione nel suo insieme. «Francamente, di quello che dice la Fornero non abbiamo più ormai alcuna considerazione. Sia per le promesse non mantenute in passato che per le ultime affermazioni. In ogni caso, dell’ipotesi che vengano salvati altri 10mila esodati, a questo punto, ci importa ben poco. L’unica proposta accettabile consiste nella salvaguardia di tutti, nessuno escluso. E’ una questione di principio. Stiamo parlando di persone che hanno lavorato tutta la vita, pagando i contributi. Non chiediamo nulla che non ci spetti. Si tratta di un nostro diritto. Invece, ci sentiamo traditi da questa società». La situazione non è tragica, ma drammatica sì: «Gran parte di noi, qualche soldo da parte, dopo una vita, l’ha messo. Non siamo al punto da andare in piazza con i forconi. Probabilmente, non faremo la fame. Ma saremo costretti a cambiare radicalmente le nostre prospettive di vita. Un conto e aver lavorato 40 anni, e scoprire che occorrerà lavorarne ancora due prima di andare in pensione. Ci se ne fa una ragione. Un altro, essere già in pensione, e scoprire che occorrerà attendere ancora 6 o7 anni prima di godere dell’assegno previdenziale».

Dal canto suo, il governo afferma che, a oggi, ancora non sono disponibili i numeri precisi relativi alla platea di persone che dovrebbero essere tutelate. Nonostante, a suo tempo, l’Inps abbia parlato di 390.200 persone. «Mastrapasqua, il suo mestiere, lo conosce bene. E ha fornito al ministero dati precisi. Ma il ministero ha reagito denunciando la falsità e l’inesattezza di tali dati, minacciando di rimuovere i vertici dell’Inps». Dietro a questa operazione, ci sarebbe una strategia ben precisa. «Ovviamente, la Fornero sapeva bene di essere nel torto. Ma aveva bisogno di far circolare questa vera a propria menzogna per consentire al governo di persistere nel suo intento di recuperare risorse, al solo fine di fare cassa, laddove è sempre stato più semplice farlo: tra i pensionati e i lavoratori dipendenti». Anche la recente bocciatura da parte della commissione Bilancio degli emendamenti che avrebbero consento di salvaguardare almeno chi si sarebbe trovato nella condizione di esodato nel biennio 2013-2014 (contributo di solidarietà per i redditi sopra i 150mila euro, fondo da 100 milioni e accisa sui tabacchi come clausola di salvaguardia) è funzionale a questa strategia: «Se gli emendamenti fossero passati, l’impianto stesso della riforma sarebbe stato messo in discussione». 

Eppure, i termini per porre rimedio alla vicenda, in maniera definitiva, ci sarebbero: «Le risorse sarebbe facilmente individuabili. Si potrebbe semplicemente introdurre una vera e propria patrimoniale, ridurre le spese militari, tagliare la spesa pubblica o far pagare l’Imu alle fondazioni bancarie. Evidentemente, manca la volontà politica per farlo».

 

(Paolo Nessi)







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