LEGGE FORNERO/ L’esperto: le occasioni perse di una riforma
‘Non ci sono delle norme in materia di lavoro che sono in grado di creare nuovo lavoro’. Questo – in sintesi – il giudizio di una occasione mancata. Ecco perchè. Ne parla ARTURO MARESCA

Il ministro del Welfare, Elsa Fornero, affronta la platea di Cernobbio, dove si svolge il Forum di Confcommercio, e traccia un bilancio del suo operato. Il ministro ha caratterizzato il suo impegno su due riforme: quella delle pensioni e quella del lavoro. Dice Elsa Fornero: “Grosso modo rifarei la riforma del lavoro nello stesso modo. Purtroppo mi sono mancati sei miliardi di euro per poter ridurre i costi dei contratti in questa fase recessiva. Il mio collega francese ne ha avuti 10 di miliardi, beato lui”.
C’è un macigno sul tavolo della discussione che pesa su tutti, i nuovi dati forniti da Confcommercio che riguardano la crisi e la recessione, l’area sempre più vasta di nuovi poveri, di disoccupati, con la conseguente contrazione dei consumi e quindi l’impoverimento generale del Paese.
Su questi dati il commento del ministro è di questo tipo: “Sono dati che vanno presi molto sul serio e in una certa misura non sono inattesi, la crisi c’è e la recessione colpisce la fasce più deboli, noi qualche cosa abbiamo fatto per tamponare questa situazione difficile”.
A Elsa Fornero, risponde subito l’ex ministro di centrodestra, Maurizio Sacconi: “Credo che questa legge scoraggi le assunzioni e noi chiederemo di abrogarne ampie parti, soprattutto quelle legate alla flessibilità in entrata”. L’altro ospite del dibattito, l’ex ministro Tiziano Treu, che spiega: “L’urgenza non è quella di fare altre norme, piuttosto di aiutare chi crea lavoro, cioè le imprese, è solo da lì che può arrivare la nuova occupazione”.
L’impressione è che si giri intorno al problema reale, al fatto che ormai ci sia la mancanza di lavoro e che la stessa discussione sulla normativa del lavoro non tenga presente gli effetti dirompenti di questa crisi, di questa lunga recessione che il Paese sta vivendo.
Arturo Maresca è docente di Diritto del Lavoro alla “Sapienza” di Roma. E’ un bravo giuslavorista che ha visto in questi anni le modifiche che sono state apportate. Maresca avverte subito: “Guardi che non ci sono delle norme in materia di lavoro che sono in grado di creare nuovo lavoro, Oggi le imprese devono fare i conti con la crisi, con il fatto che assumere è difficile perché siamo davanti a una recessione lunga. Trovare una soluzione in queste condizioni è tutt’altro che facile”.
Ma guardando alla legge Fornero che cosa si può dire al momento?
La legge Fornero poteva essere un’ottima legge, una legge strutturale che poneva al centro della questione la giusta scelta di privilegiare il contratto a tempo indeterminato. Il problema è che poi si devono valutare i costi e altre questioni. Il ministro dice che le sono mancati 6 miliardi per ridurre i costi dei contratti, cioè per ridurre il cosiddetto cuneo fiscale. Qui non possiamo dire altro e arrenderci, se i soldi non ci sono. Prendiamone atto. La riduzione del cuneo fiscale è stata fatta dall’ultimo governo di Romano Prodi.
Tutte i problemi relativi alla flessibilità in entrata e in uscita restano sempre sul tappeto.
Possiamo discutere, cercare di migliorare, trovare altre soluzioni. Ma ci sono già alcune norme che possono favorire l’inserimento nel mondo del lavoro, che possono favorire anche una migliore flessibilità in uscita. Il problema di fondo è che le imprese non assumono per la crisi. E’ questa la vera causa. Spesso si parla un pò a vanvera, senza specificare bene, anche di detassazione. Mi chiedo spesso di che cosa si parli.
In un momento simile si possono ipotizzare delle soluzioni?
Ci sono soluzioni che comportano anche dei rischi. Una liberalizzazione completa, contratti a tempo determinato per due o tre anni. Ripeto: sono scelte rischiose. Forse sarebbe più utile varare politiche industriali di sostegno alle imprese. Non voglio insistere oltre nell’affermare che le norme sui contratti di lavoro non hanno mai creato nuovo lavoro. E in questo momento di crisi questo si può vedere in modo tangibile.
(Gianluigi Da Rold)
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