È stato approvato ieri dal Consiglio dei Ministri un decreto legge per migliorare il funzionamento del mercato del lavoro, aumentare l’occupazione, soprattutto quella giovanile, sostenere le famiglie in difficoltà. Gli interventi previsti, si legge nella nota ufficiale, rappresentano solo il primo passo della strategia del Governo per aumentare l’occupazione, specialmente giovanile, ridurre l’inattività e attenuare il disagio sociale. Un secondo gruppo di misure verrà definito non appena le istituzioni europee avranno approvato le regole per l’utilizzo dei fondi strutturali relativi al periodo 2014-2020 e di quelli per la “Garanzia giovani”.
Tra le misure adottate, le più importanti riguardano gli incentivi per nuove assunzioni a tempo indeterminato di giovani, in età compresa tra i 18 e i 29 anni che risultino privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi o siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, o siano lavoratori che vivono da soli con una o più persone a carico. La cifra stanziata è di 794 milioni di euro nel quadriennio 2013-2016 (500 milioni per le regioni del Mezzogiorno, 294 milioni per le restanti).
Un altro punto riguarda il favorire i tirocini formativi, l’alternanza scuola-lavoro e, soprattutto, il finanziamento di un ampio programma di tirocini formativi per giovani residenti nel Mezzogiorno che non lavorano, non studiano e non partecipano ad alcuna attività di formazione, di età compresa fra i 18 e i 29 anni (i cosiddetti Neet). Ci sono poi interventi di finanziamento mirati ai giovani del Mezzogiorno focalizzati su misure per l’auto-impiego e l’auto-imprenditorialità, rivolti a enti e organizzazioni del privato sociale che coinvolgano giovani in progetti di valorizzazione dei beni pubblici e per l’inclusione sociale ai giovani del mezzogiorno. Da ultimo vengono proposti interventi di cambiamento della legge 92/2012 (riforma Fornero) relativamente alla riduzione dei tempi che possono intercorrere tra la effettuazione di più contratti a tempo determinato (erano di 60-90 giorni, la proposta è di ridurli a 10-20 giorni).
Gli obiettivi sono chiari, si interviene sulle persone che certamente hanno particolari difficoltà di inserimento del mercato del lavoro e nei territori con maggiori criticità (il Sud); si vuole ridurre la precarietà del lavoro (di coloro che fanno più fatica) favorendo la creazione di posti a tempo indeterminato; si inizia a proporre soluzioni (tirocini formativi) per i giovani Neet che rappresentano un problema enorme che sta crescendo sempre più nel nostro Paese. Questi obiettivi e questo primo tentativo o primo intervento (come dichiarato) sono certamente condivisibili, tenendo conto anche della situazione più generale della crisi economica e politica in cui siamo. Partire dalle persone e dai territori con maggior difficoltà credo sia giusto e doveroso, non possiamo continuare nello “sport nazionale” che ormai dilaga nel nostro Paese di soffermarci sulle facili critiche che portano solo a un altrettanto facile lamento.
Le difficoltà non sono e non saranno risolte dal decreto di ieri che, pur se parziale sia economicamente, sia nei contenuti, sia nell’articolazione della sua attuazione, rappresenta comunque un primo tentativo urgente di risposta ad alcuni seri problemi. Certamente occorrerà che il Governo proceda con maggiore celerità ad affrontare riforme strutturali che riguardano il nostro mercato del lavoro improntate su politiche di sviluppo del nostro sistema produttivo e tenendo conto dei cambiamenti che, a prescindere dalla crisi, sono intercorsi negli ultimi decenni nell’economia e che hanno profondamente cambiato il mercato del lavoro.
Se quello fatto è un primo tentativo, se la giornata di oggi e di domani sono fondamentali per decidere le strategie di investimento europee sul piano di finanziamento 2014/2020, sostanziali saranno le scelte dei prossimi mesi. Si procederà per la strada di una reale riforma del mercato del lavoro che miri a sostenere la crescita dell’occupabilità, cioè lo sviluppo del capitale umano nel suo percorso professionale o ancora una volta, per interessi di parte, si procederà nella direzione di politiche parziali rivolte a salvaguardare il “posto fisso” che non esiste più? Questa è la sfida che ci attende.