Matteo Renzi aveva lanciato la sua proposta a Bersaglio Mobile, ospite di Enrico Mentana e, in seguito, l’aveva meglio specificata su La Stampa: riduzione del 10% delle pensioni eccedenti i 3.500 euro e blocco dell’indicizzazione all’inflazione per due anni. Una misura drastica che, secondo il sindaco di Firenze, e secondo il suo economista di fiducia Yoram Gutgeld, deputato del Pd, produrrebbe un gettito di circa 4 miliardi di euro e che riguarderebbe circa 450mila persone. L’ipotesi, oltre a presentare non pochi problemi di natura costituzionale, non piace alla Cgil. Che, per bocca del segretario generale del Sindacato Pensionati Italiani, Carla Cantone, si dice del tutto contraria. «In troppi si stanno allenando su come ridurre le tutele ai pensionati mentre sarebbe opportuno scegliere una volta per tutte di andare a prendere le risorse dove effettivamente ci sono, ovvero intervenendo sulle grandi rendite sia da lavoro che da pensione». Insomma, al sindacato, paradossalmente, l’idea di toccare le pensioni d’oro, proprio non va giù. Considerando che lo stesso Pd, da sempre fautore dell’ipotesi, si è mostrato piuttosto tiepido nei confronti del suggerimento del sindaco di Firenze, sottolineando gli eventuali profili di incostituzionalità, c’è chi non esclude che si tratti dell’ennesima mossa per frenare la corsa del rottamatore alla segretaria nazionale.