Ci auguriamo che il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, chiamato oggi a intervenire al Meeting di Rimini sul tema “Creare occupazione: quali garanzie?” possa finalmente anticipare le vere novità in materia che il Governo intende attuare e che i lavoratori e le imprese attendono con ansia. Dovrà infatti dimostrare che anche il Governo è pronto a fare la sua parte, accogliendo le istanze che provengono dal mondo del lavoro. Potrebbe infatti prendere spunto dalle dichiarazioni dello stesso Presidente della Bce, Mario Draghi, che, di fronte alle mutate condizioni socio-economiche, si è dichiarato disponibile a mettere in campo misure di sostegno “non convenzionali”.
Riduzione adempimenti burocratici Ci aspettiamo quindi che il Ministro intenda ripartire assumendo tutte le iniziative necessarie per rimuovere uno dei grandi ostacoli allo sviluppo delle imprese e dell’occupazione: l’alta burocrazia. Oggi, infatti, ogni impresa spreca il 30% del proprio tempo per le pratiche burocratiche: ciò comporta un danno economico diretto e indiretto totalmente ingiustificato oltre che anacronistico. Quindi l’imperativo deve essere: velocizzazione delle imprese e riduzione dei costi di gestione; ad esempio, attraverso la smaterializzazione delle certificazioni, così come avvenuto con il Durc, superando l’attuale sistema che impone ripetuti adempimenti burocratici alle imprese.
Riduzione del costo del lavoro Oltre a ciò, il Governo dovrebbe impegnarsi, nel prosieguo della legislatura, a potenziare le misure volte a ottenere una politica di riduzione del cosiddetto cuneo fiscale (ossia il differenziale tra ciò che il lavoratore percepisce al netto in busta paga e ciò che il datore di lavoro paga in termini di tasse e contributi) per consentire un rilancio della competitività del nostro Paese nei confronti di altri Paesi dell’Eurozona. L’intento sarà quello di evitare che, come già accaduto, le imprese italiane trovino più vantaggioso delocalizzare la produzione in altre aree dell’Europa, rese più appetibili da strategie mirate a favorire l’ingresso di nuove aziende.
Proprio in considerazione delle diverse velocità cui viaggiano i Paesi europei in termini di politiche del lavoro, il Governo italiano, nell’ambito del semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, dovrebbe porsi quale protagonista in Europa per favorire la realizzazione di una strategia comune di mercato del lavoro europeo, con regole certe e uguali per tutti allo scopo di uniformare il cuneo fiscale evitando così fenomeni di “dumping” tra i vari paesi.
Flessibilità contrattuale Infine, il Governo dovrebbe attuare una diversa soluzione di flessibilità contrattuale che superi le problematiche (vecchie) legate al tema dell’articolo 18. Un disegno di legge che preveda la possibilità di poter inserire in un contratto di lavoro a tempo indeterminato una clausola che consenta al datore di lavoro un rafforzamento e un’estensione dello ius variandi, ad esempio mediante la modifica unilaterale delle mansioni (anche in deroga all’art. 21 03 c.c.), dell’orario di lavoro o della retribuzione.
L’utilizzo della clausola, comunque inefficace rispetto a specifici soggetti “deboli” quali, ad esempio, lavoratrici madri, disabili, ecc., sarebbe consentito solo in occasione di specifiche esigenze produttive, organizzative e prevedendo un termine di preavviso prima di disporre la modifica al rapporto di lavoro.
Invitiamo quindi il Ministro e il Governo a fare proprie queste nostre sollecitazioni di natura squisitamente oggettiva.