Ricalcolare le pensioni sopra una certa cifra con il metodo contributivo secco è una delle ipotesi per ricavare risorse magari utili ad aumentare gli assegni più bassi, una sorta di “redistribuzione” tra pensionati. Nicola Salerno, di Reforming.it, spiega che questa operazione di ricalcolo non sarebbe macchinosa, dato che già di per sé nella riforma Dini del 1995 ci sarebbero le indicazioni per farla. Salerno chiede quindi che l’Inps svolga questo calcolo su tutta la platea di pensionati e di pensionandi e ne dia pubblica diffusione in forma anonima (nascondendo nome e cognome dei titolari). In questo modo sarebbero chiare le cifre in gioco nel dibattito.
Dopo i sindacati principali, Cgil, Cisl e Uil, anche la Cisal chiede al Governo degli interventi, anche sul fronte delle pensioni. La Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, nella persona del suo Segretario generale Francesco Cavallaro, ha chiesto a Matteo Renzi di intervenire anzitutto sul fisco, con il taglio del cuneo fiscale, anche perché il bonus da 80 euro ha creato delle disparità di trattamento, dato che non è stato esteso a pensionati, autonomi e incapienti. Ci vorrebbe poi un intervento più incisivo del Jobs Act per il mercato del lavoro, in particolare aiutando chi cerca occupazione o chi deve ricollocarsi.
Bisogna poi intervenire sulla previdenza, perché, ricorda la Cisal, le modifiche alla riforma Fornero sono sempre più urgenti, in particolare per gli esodati. Occorre anche introdurre un meccanismo di flessibilità nel sistema pensionistico e arrivare alla separazione tra assistenza e previdenza, così da rendere trasparente la gestione dei contributi versati. Infine, interventi vanno anche presi nel pubblico impiego, dove i contratti sono bloccati da sei anni, senza dimenticare una riforma della Pubblica amministrazione che ponga le sue basi su meritocrazia e responsabilità a tutti i livelli decisionali e operativi.