La Commissione Lavoro della Camera dei Deputati ha dato il via libera a una indagine conoscitiva “sull’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne”. Lo squilibrio appare effettivamente evidente: secondo recenti dati Istat relativi ai trattamenti pensionistici e ai loro beneficiari al 31 dicembre 2013, “risulta che le donne rappresentano il 52,9 per cento dei beneficiari (8.668.073), ma il 55,8 per cento della spesa complessiva, pari a 152 miliardi di euro è destinato a pensioni percepite da uomini”, si legge nel programma dell’indagine approvata. Tali dati, recita ancora il testo, “si spiegano in considerazione del fatto che l’importo medio delle pensioni è più basso per le donne: il reddito pensionistico medio per le donne è, infatti, pari a 13.921 euro, a fronte dei 19.686 euro percepiti in media dagli uomini”. A fronte di tale situazione, “devono quindi valutarsi anche gli effetti delle più recenti novità legislative introdotte in materia previdenziale. In particolare, occorre considerare che la riforma pensionistica del 2011 ha previsto una progressiva parificazione dell’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia tra uomini e donne eliminando la principale forma di compensazione fino ad allora esistente ai fini del riconoscimento alle donne del loro maggior impegno in famiglia e nei lavori di cura, in un contesto spesso caratterizzato dalla insufficienza dei servizi pubblici garantiti”.
Ieri la commissione Lavoro della Camera si è riunita per proseguire l’esame sul disegno di legge relativo all’introduzione di un meccanismo di flessibilità nel sistema pensionistico, il cosiddetto ddl Damiano, con l’ingresso in pensione a partire dai 62 anni (con 35 di contributi). La discussione ha portato alla scelta di ampliare il raggio di azione del testo, dato che sembra essere più favorevole agli uomini che alle donne. Maria Luisa Gnecchi, deputata del Pd, ha infatti fatto notare che i requisiti di accesso proposti da Damiano, spesso non riescono a essere raggiunti dalle donne. che spesso le donne non riescono a raggiungere. Walter Rizzetto, ex 5 stelle, si è detto favorevole all’introduzione di agevolazioni contributive per le lavoratrici madri e per i lavoratori impegnati in attività di cura familiare, in modo che occuparsi della famiglia non diventi un ostacolo per il raggiungimento dei requisiti pensionistici. Sembrerebbe esserci invece la volontà di affrontare il tema della flessibilità per i lavori usuranti in altra sede, visto che è già stato aperto un tavolo con Inps, ministero del Lavoro e sindacati. È stata poi ricordata la proposta di legge di Massimiliano Fedriga (Lega Nord), che punta a estendere l’Opzione donna fino al 31 dicembre 2018. Una prossima seduta proseguirà quindi l’esame del testo, che dovrebbe poter ampliarsi per comprendere tutte le proposte ritenute utili.