Mentre si studia una riforma delle pensioni che introduca un meccanismo di flessibilità, il Sindacato pensionati italiani (Spi), che fa capo alla Cgil, fa sapere che il blocco della rivalutazione degli assegni, scattato a partire dal 2012, ha tolto 9,7 miliardi a 5,5 milioni di pensionati, con una perdita pro capite vicina ai 1.800 euro. Lo Spi-Cgil ricorda anche che se il tasso di inflazione dovesse tornare a crescere a seguito delle manovre della Bce, i pensionati rischiano di vedersi sottrarre altri 3,6 miliardi di euro.
La commissione Lavoro della Camera non affronterà solamente la riforma delle pensioni nel senso di una maggior flessibilità. I deputati del Movimento 5 Stelle hanno infatti presentato una risoluzione che verrà discussa in commissione per i lavoratori delle farmacie. I contributi dell’Enpaf, scrivono Matteo Dall’Osso e i suoi colleghi, sono troppo onerosi e andrebbero corrisposti su base volontaria. I deputati pentastellati chiedono anche che gli inoccupati siano esonerati dal versamento degli stessi contributi e che vengano loro restituite le quote sborsate dall’avvio della crisi globale. I requisiti pensionistici per titolari o collaboratori di farmacie e parafarmacie prevedono infatti un minimo di 30 anni di contributi e almeno 20 anni di attività. Tutto questo per ottenere un assegno pensionistico pari al 15% del totale dei contributi versati, ma non prima di aver compiuto 68 anni. Per questo, quindi, Dall’Osso e gli altri deputati del Movimento 5 Stelle hanno deciso di intervenire.