Se negli ultimi mesi si è parlato di una riforma delle pensioni, negli ultimi giorni l’attenzione di molti commentatori si è spostata al Def, il documento cui sta lavorando il Governo e che fungerà da base per la prossima Legge di stabilità. L’esecutivo è a caccia di 10 miliardi per far quadrare i conti e Filippo Taddei, responsabile economico del Pd, ha detto all’Adnkronos che “nessuno è intoccabile”. Tuttavia, Yoram Gutgeld, nuovo commissario della spending review, ha voluto tranquilizzare i pensionati, spiegando ai microfoni di Radio 24 che il capitolo delle pensioni non sarà oggetto di provvedimenti.
In questi mesi si discute tanto di una riforma delle pensioni che introduca un meccanismo di flessibilità di uscita. Intanto uno studio dell’Università Cattolica di Milano, coordinato dal Professor Fausto Colombo, mostra che crescono i “giovani anziani” italiani. I principali dati sono stati riportati oggi da Il Corriere della Sera e dalla ricerca emerge che l’aumento dell’aspettativa di vita ha portato a uno slittamento in avanti dell’età di confine tra fase adulta e fase anziani. Il risultato è che sempre più cittadini sopra i 65 anni sono attivi, anche lavorativamente parlando.
L’Inps è al lavoro per studiare al meglio la situazione del sistema pensionistico italiano e fornire dei dati utili al legislatore per un’eventuale riforma delle pensioni. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore, uno degli studi mostra che tra il 2009 e i primi mesi del 2015 l’età media di effettivo pensionamento è aumentata di sette mesi e una settimana. L’età media dei “nuovi pensionati” (1.503.450 unità) non è stata mai più alta di 62 anni e 6 mesi. L’età media di incasso del primo assegno Inps, invece, è aumentata di tre anni per le pensioni di vecchiaia e di quasi un anno per quelle di anzianità.
Mentre si continua a discutere di una riforma delle pensioni, perlomeno con una flessibilità in uscita, nella prossima Legge di stabilità, il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, ha annunciato che nei prossimi mesi tutti i contribuenti riusciranno ad avere evidenza del legame tra i contributi versati e la loro pensione futura. Questo, nei piani di Boeri, dovrebbe servire a far capire che le somme versate non sono una tassa, ma una forma di risparmio. Secondo Il Sole 24 Ore, la “busta arancione”, ovvero il documento che renderà evidente a ogni italiano quanto percepirà una volta in pensione, comincerà a essere “distribuita” a maggio. Non si tratterà però di un documento inviato per posta a casa dei cittadini, ma sarà consultabile on line attraverso il sito dell’Inps. Molto probabilmente ci si dovrà quindi registrare per poter accedere ai propri dati e quindi alla simulazione del proprio assegno previdenziale.