Il ritorno delle quote è una possibilità per la riforma delle pensioni che il Governo dovrà varare, almeno stando alle 5 ipotesi de Il Sole 24 Ore. Si potrebbe utilizzare la “quota 100”, quale somma tra età anagrafica e anni di contributi. L’ipotesi sarebbe quella di utilizzare come valori minimi di 58 anni d’età e 35 di contributi. Nel primo caso occorrerebbe quindi 42 anni di contributi e nel secondo 65 d’età. In mezzo una vasta gamma di possibilità, come andare in pensione a 60 anni se ne si hanno 40 di contributi. Resta da capire se ci sarebbe delle penalizzazioni o meno.
Il passaggio dal sistema retributivo a contributivo ha cambiato molto il sistema previdenziale e per questo tra le 5 ipotesi di riforma delle pensioni ipotizzate da Il Sole 24 Ore non poteva mancare il ricalcolo della pensione con il sistema contributivo pieno. Un’opzione che non pare di semplice applicazione, perché per alcuni dipendenti pubblici non è facile ricostruire, ad esempio, quale fosse l’effettiva retribuzione prima del 1996, dato che solo la riforma Dini ha introdotto la separazione tra retribuzione e contributi. Tuttavia il vantaggio sarebbe evidente: ognuno avrebbe una pensione commisurata ai contributi versati e dunque potrebbe andare in pensione prima senza “pesare” sulla fiscalità generale.
In molti casi le donne hanno più difficoltà degli uomini a raggiungere i requisiti per andare in quiescenza. Per questo il Governo, a quanto scrive Il Sole 24 Ore, per la riforma delle pensioni sta considerando, tra 5 ipotesi, anche quella di interventi mirati su di loro. Non solo l’estensione di Opzione donna (in pensione a 57 anni con 35 di contributi con una forte penalizzazione), ma anche norme per consentire alle madri di poter “recuperare” gli anni di cura dei figli piccoli. Per esempio, riconoscere loro tre anni di contribuzione figurativa per ogni figlio avuto.
In attesa di conoscere i provvedimenti del Governo per aumentare la flessibilità in uscita, il fondatore del MoVimento 5 Stelle Beppe Grillo, direttamente sulle pagine del suo blog, attacca l’esecutivo, mettendo in guardia gli italiani dalle “sorprese” della prossima Legge di Stabilità. Secondo Grillo, la decurtazione dell’assegno pensionistico in caso di richiesta di pensione anticipata (meccanismo comune alle proposte firmate Damiano-Baretta e Sacconi) rappresenta “l’ennesimo ricatto ai lavoratori italiani, già costretti ad accettare la riforma Fornero”. Secondo Grillo il Governo, anzichè “rigettare in tutto la riforma Fornero” (diversi membri dell’esecutivo hanno confermato che il Governo non è intenzionato a cambiare l’idea di base della riforma del sistema pensionistico ma solo ad introdurre dei correttivi) “cerca di spremere altre risorse da quei lavoratori che hanno visto allontanarsi l’età pensionistica”. Grillo ha attaccato anche il decreto con cui il Governo ha risposto alla sentenza della Consulta, che ha dichiarato incostituzionale il blocco delle indicizzazioni delle pensioni, introdotto dal Governo Monti, definendo il rimborso di agosto un “finto bonus elettorale da 500 euro”.