Come noto, la riforma delle pensioni allo studio del Governo prevede che ci sia una categoria di persone cui garantire l’Ape a “costo zero”. Secondo Il Messaggero, infatti, l’esecutivo starebbe pensando di limitare la platea dell’Ape social e a restarne fuori potrebbero essere insegnanti e infermieri. Sembra poi che i sindacati vogliano una soglia di reddito netto più alta di 1.300 euro sotto la quale ci sarebbe l’Ape social indipendentemente dall’attività di lavoro svolta. Disoccupati, disabili e persone con familiari disabili dovrebbero invece sicuramente entrare nella platea che prevede “penalizzazioni zero” in caso di pensione anticipata.
La riforma delle pensioni non è ancora nella Legge di bilancio e sul sito de Il Giornale un articolo lancia l’allarme: il Governo vuole abbassare le pensioni per non mantenere il Servizio sanitario nazionale. “L’ipotesi per le prossime leggi di Bilancio sul tavolo del ministero dell’Economia sarebbe sempre quella tagliare la previdenza. Per indorare la pillola il governo la farebbe passare come un cambio. Se il cittadino vuole che lo Stato continui a garantire il diritto alla salute allora dovrà accettare un assegno più scarno”, si legge nell’articolo del quotidiano milanese. Parole non certo rassicuranti.
La riforma delle pensioni prende sempre più forma grazie ad una continua concertazione tra il Governo e le parti sociali. Un confronto che si arricchirà di un nuovo round per il prossimo venerdì 14 ottobre. Infatti, Palazzo Chigi ha dipanato una convocazione per mano del sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, fissando il nuovo incontro per le ore 8,00. Saranno presenti oltre allo stesso Nannicini ed il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, anche Susanna Camusso segretario generale della CGIL, Annamaria Furlan segretario generale della CISL e Carmelo Barbagallo segretario generale della UIL. Nel confronto si andrà a finalizzare quanto siglato nell’accordo dello scorso 28 settembre ed in particolare si definirà il meccanismo utile all’uscita anticipata dal mondo del lavoro (Ape) e degli altri temi pensionistici come la quota 41 per i precoci.
Dopo la riforma delle pensioni, il Governo sembra intenzionato a dar vita a un social act per affrontare il tema della previdenza per i giovani. “Si mescolerebbero in esso misure responsabilizzanti come la maggiore libertà di scelta tra primo e secondo pilastro e misure deresponsabilizzanti come la ipotesi di una pensione minima garantita. Questa invero c’è già ed è la pensione sociale portata da Berlusconi al milione di lire ora tradotte e rivalutate in euro”, fa notare Maurizio Sacconi. In un intervento sul blog amicidimarcobiagi.com, l’ex ministro del Lavoro evidenzia che “ciò che conta è incoraggiare fiscalmente l’accumulo di contributi, i versamenti volontari per coprire periodi di studio o non lavoro nella previdenza obbligatoria, la destinazione di parti del risparmio a quella complementare”.
Il Comitato Opzione donna si mobilita per chiedere di avere al più presto i dati Inps sul monitoraggio, utile ai fini del cosiddetto “contatore”, necessario per capire quante risorse sono avanzate rispetto allo stanziamento dell’anno scorso da utilizzare nella prossima Legge di bilancio per una proroga di Opzione Donna. Orietta Armiliato, animatrice del Comitato, ha quindi cominciato una campagna su Twitter, seguita dalle altre appartenenti al gruppo, rivolta a Tito Boeri, Giuliano Poletti e Cesare Damiano proprio per chiedere di avere quanto prima i dati, visto che l’Inps è già in ritardo.
La Rete dei Comitati degli esodati ritiene che un presidio ipotizzato per domani 12 settembre a Roma non sia utile alla causa dell’ottava salvaguardia da inserire nella Legge di stabilità insieme alla riforma delle pensioni. “Riteniamo inefficaci i presidi di 30/40 persone che possono rivelarsi controproducenti per la causa degli Esodati”, si legge in una nota. La quale aggiunge che “la Rete dei Comitati non ha necessità di organizzare presidi per ottenere incontri con i suoi interlocutori istituzionali (e l’ha recentemente dimostrato) e tali incontri continueranno, anche informalmente, nei prossimi giorni e la “Rete” continuerà a pressare, come sta facendo da mesi anche sui media, verso l’obbiettivo sopra menzionato e fatto oggetto di numerosi appelli inviati a Governo e Parlamento nel corso degli ultimi mesi.
Governo e sindacati hanno trovato un’intesa sull’anticipo pensionistico nell’ambito del tavolo di confronto per la Riforma delle pensioni grazie alla nascita dello strumento definito Ape e basato su un prestito gestito dall’Inps che permetterà a tutti i lavoratori con almeno 63 anni di età e 20 di contributi, di accedere con un anticipo massimo di 3 anni e 7 mesi al sistema previdenziale. Sull’Ape e sul confronto tra Governo e sindacati sulle pensioni si è espresso il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha rimarcato: ”Noi abbiamo deciso di costruire uno strumento che rappresenta una opportunità e consente ai cittadini di valutare se utilizzarlo o meno. Sull’anticipo pensionistico per le situazioni più difficili c’è un intervento pubblico e poi abbiamo un’ipotesi che riguarda le imprese che hanno interesse a costruire un processo di ringiovanimento per favorire questo ricambio. Quindi questo è uno strumento nuovo e ritengo sia una buona opportunità. Una facoltà in più per tutti i lavoratori”.
Emergono dettagli e indiscrezioni riguardanti l’Ape, misura centrale della riforma delle pensioni che sarà varata con la Legge di bilancio. Secondo quanto riporta il sito del Quotidiano Nazionale, che ha avuto modo di visionare una bozza del testo sull’Anticipo pensionistico, il tasso che andrà poi a incidere sulla decurtazione ventennale della pensione di chi ricorrerà all’Ape “dovrebbe oscillare tra il 3 e il 4 per cento”. Questo nel caso non si abbia diritto alla cosiddetta Ape social. In ogni caso sembra che ci sarà la possibilità di detrarre dalle imposte alcuni costi: “A fronte degli interessi sul finanziamento e dei premi assicurativi per la copertura del rischio di premorienza, è riconosciuto un credito di imposta annuo nella misura del 50 per cento dell’importo pari a un ventesimo degli interessi e dei premi assicurativi complessivamente pattuiti”.
Cesare Damiano torna a evidenziare alcune lacune nella riforma delle pensioni frutto dell’accordo tra Governo e sindacati, “fra tutte, la definizione della platea dei lavori ‘gravosi’ che servirà a stabilire chi potrà accedere all’Ape Social e alla normativa agevolata (con 41 anni di contributi) dei lavoratori ‘precoci’”. Proprio sui precoci, l’ex ministro del Lavoro tiene a precisare che “è positivo che vengano cancellate per sempre le penalizzazioni a tutti coloro che andranno in pensione prima dei 62 anni (una decurtazione che poteva arrivare al 6% dell’assegno per chi esce a 58 anni); sarebbe negativo se la platea che accede ai 41 anni di contributi non fosse significativa”. Damiano ha anche sottolineato che importanti per valutare l’insieme degli interventi saranno le misure per gli esodati e su Opzione donna.
Annamaria Furlan difende la riforma delle pensioni frutto dell’accordo tra Governo e sindacati. “Altro che privilegiare pensionati e pensionandi a discapito dei giovani. L’uscita anticipata dal lavoro può favorire proprio il turn over e offrire nuove opportunità occupazionali ai giovani”, dice il Segretario generale della Cisl in un’intervista a Il Quotidiano Nazionale. “Dopo anni di manovre per tagliare le pensioni questa è la prima intesa che va in direzione opposta. E ci va per tutti e con nuove risorse”, aggiunge la sindacalista, ricordando che è “dal lontano 2007 che non si concordava un intervento così corposo di giustizia sociale e di sostegno concreto ai lavoratori e ai pensionati”.
La riforma delle pensioni frutto dell’intesa tra Governo e sindacati viene criticata per non occuparsi dei giovani. Tommaso Nannicini, tuttavia, ci tiene evidenziare che “per i giovani ci sono le misure a favore della crescita, dell’occupazione stabile e l’avvio di un percorso serio di revisione del metodo di calcolo contributivo”. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, intervistato da Avvenire, spiega in particola che l’idea è quella “di unire al taglio del cuneo contributivo e al rilancio della previdenza complementare anche una nuova pensione contributiva di garanzia. Sarà uno zoccolo duro, legato agli anni di contributi e all’età di uscita, per garantire che anche pensioni basse siano adeguate e per evitare che i giovani di oggi diventino i poveri di dopodomani”.
Oltre alla riforma delle pensioni, la Legge di bilancio dovrebbe contenere l’ottava salvaguardia degli esodati. A questo proposito la Rete dei comitati degli esodati ha ricordato che in un recente incontro con i rappresentanti del Mef e del ministero del Lavoro è stata ribadita la richiesta di salvaguardia “per gli esodati con maturazione del requisito pensionistico fino al 31.12.2018 oltre ai 36 mesi per i mobilitati”. La Rete ha altresì evidenziato quali sono i requisiti che devono avere i soggetti da salvaguardare: “1) Non essere più occupati al 31.12.2011 per avvenuta risoluzione contrattuale a qualsiasi titolo, oppure avere entro quella data sottoscritto accordi collettivi o individuali che come esito finale prevedano il futuro licenziamento. 2) Maturare il requisito pensionistico con le previgenti norme entro il 31.12.2018 escludendo pertanto finestre e aspettativa di vita che non devono essere considerate per il riconoscimento della salvaguardia”.
I lavoratori precoci, dopo le ultime notizie arrivate dal confronto tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni si preparano a manifestare il 18 ottobre, in piazza Montecitorio. Il verbale siglato da esecutivo e organizzazioni sindacali non soddisfa infatti coloro che chiedono l’introduzione della cosiddetta Quota 41, ovvero la possibilità di accedere alla pensione, senza penalizzazioni e indipendentemente dall’età anagrafica, dopo 41 anni di contributi. Le parti, infatti, hanno deciso di definire lavoratori precoci coloro che hanno versato almeno un anno di contributi prima di compiere 19 anni. Ci sono quindi lavoratori che resterebbero esclusi da qualunque tipo di intervento venisse approvato. La manifestazione sarà anche un buon momento per testare l’unità del gruppo dei lavorati precoci in un momento in cui c’è chi esprime non poca delusione per il comportamento tenuto da alcuni politici ritenuti vicini alla propria causa, come l’ex ministro Cesare Damiano.
All’interno della riforma pensioni 2016 sono molte e molteplici le aree in cui devono ancora essere chiariti tutti i passaggi definitivi che porteranno la revisione quasi completa della legge Fornero in materia di pensioni: su tutti, è ovvio che il punto di massimo cambiamento sarà rappresentato dall’Ape, che anche oggi qui sotto abbiamo provato a delineare tra commenti, spunti e polemiche degli esperti. Un punto importante dell’uscita anticipata è certamente riservato a chi realmente interviene nei processi di erogazione dell’assegno Ape: i soggetti sono diversi e secondo quanto ricostruito dal Sole 24Ore in questi giorni sono ormai quasi del tutto chiariti. Per primo interverrà l’Inps che calcolerà la pensione consolidata alla data di richiesta dell’Ape, ma in secondo momento sarà la banca che dovrà accordare il finanziamento tra il lavoratore verso la pensione e l’istituto previdenziale. Terzo soggetto in campo è l’assicurazione, che dovrà garantire il rischio di premorienza, anche se la domanda andrà fatta direttamente all’Inps. Secondo però quanto riportato dal Giorno, importanti attori che potrebbero semplificare un percorso non esattamente chiarissimo ancora per i lavoratori, potrebbero essere Caf e patronati ai quali i lavoratori potranno rivolgersi per le varie scadenze burocratiche richieste.
Sul fronte della riforma pensioni le ultime novità le riporta il presidente della Commissione Lavoro alla Camera, da mesi sui tavoli delle trattative con Inps e sindacati per arrivare alla strutturazione definitiva delle nuova riforma pensioni 2016. Cesare Damiano, come riporta il sito di Pensioni Oggi, si è detto soddisfatto dei risultati raggiunti dalle ultime novità introdotte in legge di Bilancio, anche se non tutto ancora è stato fatto. «L’ottava salvaguardia deve far parte del pacchetto sulle pensioni, definito con i sindacati, come chiesto nella piattaforma e ribadito da Cgil, Cisl e Uil. Una valutazione complessiva di apprezzamento non può prescindere dalla soluzione definitiva che si darà al problema degli esodati”, spiega. Il fondo ha stanziato complessivamente 11 miliardi e 600 milioni per salvaguardare 172mila lavoratori, ai quali si applicano le regole ante-Fornero», spiega il presidente in Commissione Lavoro. Secondo Damiano bisogna ora però fare uno sforzo in più che elimini il problema alla base: «circa 100mila lavoratori hanno già intascato la pensione, 30mila sono stati certificati e la intascheranno. Per chiudere definitivamente il cerchio noi pensiamo che si tratti di includere almeno altri 25mila lavoratori. Ciò significa non chiedere né un numero né un euro in più di quanto è già stato stanziato, al contrario. In questo modo si arriverebbe ai 155mila salvaguardati, con un avanzo, rispetto ai 172mila previsti, di 17mila posizioni. Quindi non ci sono più alibi, per quanto riguarda la capienza di questa ultima salvaguardia».
L’impianto della riforma sperimentale sull’Ape ormai è tratto: le pensioni continuano a far discutere ma, con la legge di Bilancio alle porte, le misure presentate dovrebbero essere pressappoco confermate. La misura centrale della revisione della Legge Fornero prevede dunque l’uscita anticipata pensionistica con un prestito previdenziale erogato da banche ed assicurazioni che andrà sotto l’acronimo di Ape: ma le tappe principali quali saranno? Il progetto sperimentale che durerà per il 2017 e il 2018 è rivolto a tutti i lavoratori iscritti e forme pubbliche di previdenza obbligatoria, ma saranno inclusi anche i lavoratori del pubblico impiego e gli autonomi, con almeno 63 anni a non più di 3 anni e 7 mesi dalla maturazione di una pensione di anzianità. La durata di questo prestito deve essere restituito nell’arco dei 20 anni successivi al conseguimento della pensione, tramite prelievo mensile sull’assegno: restano ancora da capire le coperture definitive e soprattutto, come spieghiamo qui sotto, le categorie dei lavoratori che verranno azzerata il costo di questo Ape che dovrebbe porre rimedio ai tantissimi problemi delle pensioni italiane.
Da oggi a domenica prossima l’attesa nel conto della Riforma Pensioni 2016 resta ancora alta per alcuni dettagli da verificare e chiudere al più presto: il ministro Poletti ha rilanciato sulla Quattordicesima un po’ per tutti, mentre nei prossimi giorni è ancora attesa la famosa ormai “definizione delle attività usuranti” per cui sarà attivo fin da subito l’Ape. Ovvero, ancora da stabilire per il governo e l’Inps quali siano i lavori considerati usuranti che darebbero un’uscita anticipata gratuita a tutti i lavoratori che vogliano andare prima in pensione. È la copertura dei costi, ovviamente, il problema a cui guardare e stabilire quanti lavori “meritano” l’Ape “gratuita” è decisivo per capire quanta copertura delle cifre ci vorrà dal Governo da inserire direttamente nella Legge di Bilancio del prossimo anno, da presentare però entro fine ottobre 2016. L’attesa sale, con la definizione della platea che potrà usufruire dei due interventi previdenziali da 1,5 miliardi di euro, la quattordicesima e l’Ape, che dovrà essere approvata prima della fine di ottobre.
La Riforma delle Pensioni 2016 resta da discutere ancora per i tratti dettagliati, i particolari che poi portando fare la differenza per quanto riguarda il destino previdenziale di molti pensionati italiani. Dopo l’intervista del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ieri al Corriere della Sera sono state tante le polemiche sulla rete come per le associazioni per quanto riguarda soprattutto il problema dei fondi. Un punto sarà certamente in discussione anche dopo la presentazione della Legge di Bilancio 2017 e riguarda ovviamente il tema degli esodati e dell’ottava salvaguardia. «Ci sarà, ma usando i fondi delle precedenti salvaguardie. Quanti persone riguarderà lo definiremo nella legge», ha riferito Poletti sul Corriere, scatenando ancora la curiosità e polemica sul numero degli esodati finali. Si parla appunto di 25mila lavoratori esodati ma Poletti non ha confermato nulla e sarà solo il tempo dopo la Legge di Bilancio a definire questo dettaglio che ripetiamo potrebbe essere fondamentale.
La Rete dei comitati degli esodati sulle pensioni ha incontrato nei giorni scorsi due dirigenti del ministero del Lavoro per parlare dell’ottava salvaguardia. Caso e Busacca, questi i loro nomi, hanno “evidenziato e ribadito le difficoltà nell’individuare i numeri delle platee e le note problematiche connesse alla contabilità dello Stato che impediscono opportuni spazi di manovra”, si legge in un resoconto diffuso dalla Rete stessa. I due dirigenti hanno poi sottolineato “che gli approfondimenti sul testo finale, che sarà inserito in Legge di Bilancio, sono ancora in atto, e hanno assicurato la loro massima disponibilità, e quella del Ministro, per tentare di sanare il problema, si ripete, per tutte le platee degli esodati veri”. Dunque risulta importante distinguere tra “esodati” ed “esodandi”: solo i primi avranno accesso all’ottava salvaguardia. Le parti hanno quindi deciso di incontrarsi nuovamente per fare un punto della situazione.