Le ipotesi in campo sono due: o sui contratti statali le norme e i fondi stanziati dal governo in manovra Economica verranno alzati nei prossimi mesi per un fondo e rinnovo che vada ad integrare gli stipendi dei dipendenti pubblici, oppure sarà sciopero generale e nel caso del Codacons anche una ulteriore class action come quella già lanciata qualche mese fa dopo la sentenza della Cassazione. «Così facendo si punta a fornire ai cittadini un servizio pubblico sempre più scadente a causa della grave frustrazione dei dipendenti. L’unica speranza per i lavoratori è seguire le vie legali facendo causa allo Stato, aderendo alla class action al Tar del Lazio lanciata dal Codacons, volta ad ottenere il danno da blocco illegittimo dello stipendio e il risarcimento da mancato rinnovo del contratto», sono ancora le parole del presidente Codacons Carlo Rienzi, nell’ultima parte del comunicato per cui l’intera classe della PA è messa sotto accusa per i pochi fondi ridotti ai contratti del settore pubblico. Settimane decisive per il ministro Marianna Madia e i suoi tecnici per capire se ci sono i margini per implementare altre risorse, o se invece andare al muro contro muro con sindacati e associazioni di consumatori.
Secondo il Codacons lo sblocco dei contratti statali con l’aumento dei dipendenti pubblici è una mera “elemosina” del governo: senza mezzi termini l’associazione di consumatori più famosa d’Italia che non ha gradito il troppo leggero sblocco dei contratti PA nella Manovra Economica per il 2017. «L’ultima bozza della legge di stabilitàprevede che solo 500 milioni di euro saranno destinati al rinnovo del contratto nel pubblico impiego, che vanno ad aggiungersi ai 300 milioni già stanziati. Una vera e propria elemosina, del tutto insufficiente a sanare il danno del blocco degli stipendi che da 7 anni danneggia i lavoratori, nonostante una pronuncia di incostituzionalità della Consulta. Danno che il Codacons ha quantificato in 34,5 miliardi di euro», spiega il presidente Carlo Rienzi in un comunicato durissimo. Attaccato Renzi, attaccato l’intero governo: «Governo, quindi, difende i maxi-stipendi e le indennità dei parlamentari, ma si disinteressa completamente dei diritti di 3,2 milioni di dipendenti pubblici, cui andranno le briciole».
La trattativa per il rinnovo dei contratti statali fermi da sette anni è ancora in corso. Ma i sindacati contestano al governo l’ipotesi di stanziamento per l’aumento degli stipendi dei dipendenti pubblici e quella di un fondo unico della pubblica amministrazione dal quale attingere anche per il rinnovo dei contratti statali. I Segretari Generali della Federazione Confsal-Unsa e Fials stanno organizzando, come riporta Quotidianosanita.it, una mobilitazione per dei “dignitosi aumenti contrattuali” del pubblico impiego e contro quella che definiscono una “miserevole mancia” che sarebbe prevista per il rinnovo dei contratti statali. “I lavoratori delle Funzioni Centrali e della Sanità – annunciano i sindacalisti – si ritroveranno il 9 novembre in piazza Montecitorio a Roma per un sit-in di protesta a sostegno di dignitosi aumenti contrattuali del pubblico impiego e contro ogni contraria iniziativa del governo che nel disegno di legge di bilancio 2017 ha disposto di far confluire, in un unico calderone, una media di 1,6 miliardi di euro, a valere dall’anno 2018, per finanziare sia le risorse economiche per i rinnovi dei contratti dei dipendenti pubblici, sia per le assunzioni dei soli dipendenti statali e per le forze di polizia”.