«Siccome sulle pensioni Renzi è in difficoltà, preferisce decidere tutto con tre amici al bar anziché discuterne con i diretti interessati. Ma dimentica che la Cisl ha la rappresentanza sia dei giovani sia degli anziani che devono andare in pensione». Lo rivendica Ermenegildo Bonfanti, segretario generale nazionale della Fnp-Cisl, l’organizzazione che difende i pensionati. Per il 2 aprile Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato una manifestazione di protesta in tutti i capoluoghi di provincia italiani. Da mesi il governo Renzi si è impegnato a superare le rigidità della legge Fornero con una riforma che ripristini la flessibilità in uscita. La politica degli annunci però si è tradotta in un nulla di fatto.
Perché la Cisl ha deciso di organizzare la manifestazione del 2 aprile insieme a Uil e Cgil?
Quella del 2 aprile sarà soltanto una tappa di una serie di iniziative in difesa delle pensioni. Il 19 maggio ce ne sarà una seconda, a livello nazionale, che si terrà a Roma. La nostra principale richiesta è quella di riverificare e di cambiare la legge Fornero. La modifica più importante da attuare è quella relativa alla flessibilità in uscita. Rispetto però a tutto quello che leggo anche sui giornali, come sempre è riportata soltanto una parte.
In che senso?
Noi facciamo una battaglia vera per dare risposte al diritto dei singoli di non uscire dal mondo del lavoro a 70 anni. Combiniamo però questa richiesta con una seconda: per ogni persona anziana che va in pensione deve essere assunto un giovane.
Si stima che la riforma delle pensioni avrà un costo tra i 3,6 e i 5 miliardi di euro l’anno, ma i sindacati chiedono anche il taglio delle tasse e del cuneo fiscale. Qual è la vostra vera priorità?
Per noi la priorità è la flessibilità pensionistica. Noi riteniamo che anche i costi che quest’ultima comporterebbe sarebbero ripagati dal fatto che l’ingresso di un giovane al posto di un anziano comporti un risparmio per la collettività. Sono aspetti che andrebbero discussi un po’ meglio, altrimenti rischiamo di fare come Tito Boeri che alcuni mesi fa diceva che la flessibilità non si poteva fare e oggi è diventato invece il primo fautore di questa battaglia.
Quindi le vostre proposte tengono conto anche delle esigenze di bilancio?
Sì, le nostre proposte tengono conto di tutte queste cose. Il sindacato confederale non ha mai fato richieste per fare cadere i bilanci statali nel disastro economico. Noi abbiamo ponderato e siamo in grado di dimostrare che la nostra posizione ha un senso, anche economico.
Perché il governo non vi ha ancora invitato a discutere insieme di questi temi?
Siccome sulle pensioni Renzi è in difficoltà, preferisce decidere tutto con tre amici al bar anziché discuterne con i diretti interessati. Ma dimentica che la Cisl ha la rappresentanza sia dei giovani sia degli anziani che devono andare in pensione. Noi abbiamo il senso di questa misura, e non faremo mai in modo che gli anziani siano contro i giovani. Anzi lavoriamo perché i giovani, anche attraverso le legittime aspettative dei lavoratori più maturi, abbiano un futuro.
Da più parti si ha la sensazione che i sindacati abbiano le mani legate nei confronti del governo. È così?
La Fnp-Cisl non ha le mani legate. Noi siamo pronti a discutere e a portare proposte che tengano conto di tutti. In quanto sindacalista, non posso neanche immaginare che le legittime aspettative del singolo anziani possano andare contro le aspettative della collettività di tanti giovani disoccupati. Noi siamo in grado con le nostre proposte di mettere insieme le due cose.
Se adesso la riforma Fornero non vi va bene, perché quando fu approvata non avete detto niente?
Noi abbiamo criticato fin dall’inizio la riforma Fornero non nel complesso, ma in una serie di aspetti particolari. Oggi tutti si svegliano e dicono quelle stesse cose, mentre noi le avevamo dette già nel 2011. Lo slogan che avevamo coniato all’epoca era: “Noi subiamo questa riforma ma non siamo d’accordo”.
Perché la vostra critica era solo parziale?
Forse legittimamente, la riforma Fornero ha fatto risparmiare tanti soldi. Mi domando oggi quei soldi dove siano finiti. L’impegno era che una parte andasse utilizzata per offrire soluzioni alle donne che hanno condizioni diverse sulla pensione. Ma di tutto questo non si è fatto nulla.
(Pietro Vernizzi)