Nuovo pressing di Cesare Damiano sul Governo per una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità. L’ex ministro cita persino il Def 2016, dove si trova scritto che “cumulativamente la minore incidenza della spesa in rapporto al Pil derivante dal complesso processo di riforma avviato nel 2004, ammonta a circa 60 punti percentuali del Pil fino al 2050. Tale effetto è da ascrivere, per circa 1/3 alla riforma introdotta con la legge 214 del 2011 e, per circa 2/3, ai precedenti interventi”. Per Damiano questo vuol dire che il sistema previdenziale non solo è sostenibile nel lungo periodo, ma che ci sono risparmi che si possono usare per correggere il sistema stesso “nei vari punti di sofferenza: flessibilità in uscita, lavoratori precoci, esodati, ricongiunzioni, lavori usuranti e indicizzazione delle pensioni al costo della vita”.
Giuliano Poletti ha firmato oggi il decreto con le “direttive” per dar vita al part-time in uscita, previsto dalla Legge di stabilità 2016. Nelle scorse settimane sia il ministro del Lavoro, che altri esponenti del Governo e della maggioranza avevano ricordato l’importanza di questa misura, vista come primo passo verso la flessibilità pensionistica. Tuttavia non erano state poche le critiche sul provvedimento, in particolare per quel che riguarda la sua reale efficacia, nonché appetibilità sia per i lavoratori che per le imprese. L’utilizzo del part-time agevolato è infatti subordinato a un accordo tra le due parti, dunque entrambe devono in qualche modo vedere un vantaggio nell’accordo stesso.
Mentre pensa se varare o meno una riforma delle pensioni, il Governo “incassa” un “regalo” di 3 miliardi l’anno sul fronte previdenziale. Lo segnala Il Messaggero in un articolo in cui di fatto analizza quel che c’è scritto nel Documento di economia e finanza: l’inflazione arrivata a zero consente infatti di non dover aumentare gli assegni erogati e dunque di ottenere un risparmio rispetto alla spesa preventivata in passato, quantificata appunto in 3 miliardi di euro. Di certo non farà piacere ai tanti pensionati che non si sono visti restituire dall’attuale esecutivo tutti i soldi relativi alla mancata indicizzazione delle loro pensioni causata dalla manovra del Governo Monti del 2011.
In una lunga intervista a Il Sole 24 Ore, Pier Carlo Padoan risponde anche a una domanda sulla flessibilità pensionistica, spiegando che il nostro sistema previdenziale ha una solidità tra le più alte d’Europa che va protetta, in quanto contribuisce alla sostenibilità del debito. Detto questo, “il sistema pensionistico si può migliorare, anche per le implicazioni che alcuni cambiamenti potrebbero avere sul mercato del lavoro in termine di assunzioni di giovani. Siamo ancora nella fase iniziale della discussione, ma l’importante è che teniamo conto anche dei vincoli di finanza pubblica”. Parole che certo non faranno piacere a molti, tanto più che di flessibilità non si sta parlando da poco, dunque è curioso che il ministro dell’Economia parli di “fase iniziale della discussione”.
Maurizio Landini torna a chiedere una riforma delle pensioni che abbassi l’età di uscita dal mondo del lavoro, tenuto conto anche del tipo di attività che si svolge. Il Segretario generale della Fiom, ospite ieri a diMartedì, ha ricordato che con la Legge Fornero siamo in una situazione in cui c’è l’età pensionabile più alta d’Europa in un Paese dove la disoccupazione giovanile è elevata. Le due cose, secondo il sindacalista, sono collegate. Landini ha anche chiesto che di introdurre una contribuzione figurativa per i periodi di maternità o per quelli di disoccupazione involontaria, in cui nonostante si cerchi attivamente un’occupazione non la si trovi. Resta il fatto, come ha fatto notare il numero uno delle tute blu, che le richieste dei sindacati restano senza alcun tipo di riscontro da parte del Governo.
Il tema della riforma delle pensioni torna in primo piano nei talk show a causa dell’ipotesi di estendere il bonus da 80 euro alle minime portata alla ribalta dallo stesso Premier Renzi. Ieri a Ballarò Alessandro Sallusti non ha perso occasione per evidenziare che quella del Presidente del Consiglio è una operazione “vigliacca”, perché il Governo non saprebbe dove prendere le risorse per poterla realizzare. In trasmissione c’era anche Irene Tinagli, deputata del Pd, che ha invece evidenziato che l’attenzione alle fasce più deboli della popolazione c’è nella compagine governativa. Alberto Brambilla, ex sottosegretario ed esperto di previdenza, ha invece detto che secondo lui sarebbe meglio utilizzare i fondi per incentivare l’occupazione giovanile.
Nelle ultime ore era nata la polemica relativa alla paventata intenzione da parte del Governo Renzi, circa un possibile taglio delle pensioni di reversibilità, facendo insorgere i sindacati. Il Ministro del lavoro Poletti, però, ha spento sul nascere le polemiche smentendo categoricamente tali illazioni ritenendole prime di ogni fondamento. Allo stesso tempo però, appare evidente dal Def 2016 che il Governo non abbia neppure alcuna intenzione di rivedere la riforma delle pensioni e soprattutto in ottica flessibilità. Tuttavia, per i dipendenti statali ci sono delle buone notizie in quanto resta in vigore la riunione d’ufficio o la ricongiunzione dei periodi svolti alle amministrazioni dello Stato ai fini del conseguimento di una prestazione pensionistica a carico dell’istituto. A rimarcare ciò è lo stesso istituto previdenziale Inps per mezzo della circolare numero 58/2016 dopo che la Riforma Fornero ha di fatto soppresso l’Inpdap accorpandolo all’Inps. Nella stessa circolare, l’Istituto Previdenziale ha precisato che: “Con riferimento agli istituti della riunione e ricongiunzione d’ufficio di servizi prestati con obbligo di iscrizione a due o più casse pensioni a carico dei fondi esclusivi dell’Ago e della quota aggiuntiva di pensione, restano fermi i precedenti criteri”.