Fuori programma e dichiarazioni sulla riforma delle pensioni in questo 25 aprile di Matteo Renzi. Il Premier, mentre si recava all’Altare della Patria, ha stretto la mano ad alcuni cittadini romani. Tra loro una signora che c’era anche l’anno scorso e che aveva già avuto modo di parlare con il Presidente del Consiglio. Infatti, gli ha ricordato che si era lamentata per la situazione dei giovani precari, dato che suo figlio era in quella condizione. Una condizione mutata come aveva “promesso” Renzi, per via del Jobs Act. La signora ha però presentato una nuova “richiesta”, a proposito delle pensioni minime. Il Premier, sempre con il sorriso sulla bocca, le ha risposto che per il momento non intende prendere impegni in materia. La scena è stata ripresa dalle telecamere e il sito di Repubblica ha pubblicato questo video.
In attesa di altre novità sulla riforma delle pensioni, domani circa 150.000 italiani dovrebbero trovare nella casella postale la busta arancione dell’Inps, contenente la simulazione della pensione che andranno a incassare. Nelle scorse settimane erano arrivate alcune “critiche” a questa iniziativa di Tito Boeri, sia perché i calcoli erano stati fatti con uno scenario di crescita economica superiore a quella stimabile alla luce della situazione attuale, sia perché in alcuni casi i cittadini potrebbero scoprire di ricevere un domani una pensione decisamente più bassa delle proprie aspettative. Di certo i dati contenuti nelle buste non faranno altro che alimentare ulteriormente il dibattito sulla riforma delle pensioni attesa con la prossima Legge di stabilità.
Cesare Damiano, oltre a una riforma delle pensioni all’insegna della flessibilità, chiede di non fare “terrorismo previdenziale”. Secondo l’ex ministro, “moltiplicare messaggi allarmanti senza indicare le soluzioni crea confusione e ansia tra pensionati, lavoratori e giovani”. Bisognerebbe quindi far capire agli italiani che il sistema pensionistico è non solo solido, ma il più sostenibile d’Europa, ha aggiunto. “Se qualcuno dovesse ancora sostenere che dobbiamo tagliare le pensioni, propongo che venga almeno proposto per gli arresti domiciliari”, ha quindi dichiarato il Presidente della commissione Lavoro della Camera, chiedendo al Governo di rivedere il meccanismo dell’aspettativa di vita per chi avrà il calcolo della pensione con il contributivo puro, dato che l’assegno che incasserà sarà legato ai contributi versati.
Stefano Biasoli, medico in pensione, non ci va leggero in un suo intervento su Formiche.net e scrive che secondo lui nella Legge di stabilità 2017, quella che dovrebbe contenere la riforma delle pensioni promessa dal Governo, ci saranno interventi sulle pensioni sopra i 3.000 euro lordi al mese, come il blocco della loro indicizzazione. E anche la proroga di altri 2-3 anni del contributo di solidarietà, allargato anche a fasce di reddito più basse rispetto alle attuali. “Perché lo pensiamo? Perché non ci sono soldi e perché un noto costituzionalista (Giulio Prosperetti) ha ripetutamente dichiarato che ‘la pensione non è un diritto acquisito….e che la Costituzione non va applicata alla lettera ma interpretata sulla base dei sentimenti correnti…’”, scrive Biasoli.
Dalle pagine del QN, Giuliano Cazzola torna a proporre una riforma delle pensioni già illustrata su queste pagine per aiutare i giovani. Una sorta di Jobs Act per le pensioni da applicare ai nuovi assunti e ai nuovi occupati. In buona sostanza per loro dovrebbe esserci un’aliquota contributiva uniforme (per dipendenti e autonomi) pari al 25-26%, che servirebbe a creare una pensione obbligatoria di natura contribuiva. A questi lavoratori dovrebbe essere poi dato un trattamento di base finanziato dalla fiscalità generale che svolga “da zoccolo” per la pensione contributiva. Infine, una parte dell’aliquota contributiva potrebbe essere destinata alla previdenza complementare, così da diversificare il rischio.
Ci saranno nuove manifestazioni per chiedere un’ottava salvaguardia per gli esodati, così da garantire 24.000 italiani rimasti penalizzati dopo la riforma delle pensioni targata Fornero. L’Ufficio parlamentare di Bilancio sembra però “bocciare” i sette provvedimenti finora resi, segnalando come hanno richiesto l’uso di 11,4 miliardi di euro per “supplire all’inadeguatezza delle politiche passive del lavoro o di altri istituti di welfare, rendendo in tal modo meno trasparente il disegno delle politiche e le priorità dell’azione pubblica”. I tecnici segnalano in particolare che mano mano le salvaguardie “non solo hanno reso più laschi i requisiti richiesti per accedere agli esoneri per le categorie inizialmente previste, ma hanno progressivamente incluso categorie di esodati del tutto nuove rivelando così incertezza nel definire chi considerare meritevole di tutela e perimetrare le platee dei possibili beneficiari”.
Le ultime dichiarazioni di Enrico Morando fanno pensare che una riforma delle pensioni si farà davvero. Il viceministro dell’Economia in passato aveva sempre speso parole che sapevano di chiusura verso la flessibilità, ma ad affariitaliani.it ha dichiarato che, come detto da Pier Carlo Padoan, il Governo farà questo intervento “in vista della sessione di bilancio e quindi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”. Morando ha anche assicurato che verrà aperto un confronto con le Parti sociali, anche se ciò avverrà solo nel momento in cui “saremo in condizione e penseremo di avere i dati di base per poter iniziare questa discussione”. Riguardo la forma concreta del provvedimento, il viceministro non si è voluto sbilanciare, ma ha fatto capire che una proposta come quella di Cesare Damiano non verrebbe accolta. “Ho l’impressione che bisogna fare ulteriori sforzi di progettazione dell’intervento se si vuole davvero fare qualcosa”, ha infatti detto.